Il 19 aprile 1820 la scoperta (per caso) della Venere di Milo. Sapete perché ha uno sguardo triste?

La misteriosa storia di una delle statue più famose al mondo che rappresenta una Dea dallo sguardo malinconico

Venere di Milo

Venere di Milo

Firenze, 19 aprile 2024 – Le più grandi scoperte sono avvenute per caso. E non fa eccezione il rinvenimento della statua più celebre della storia dell’arte, considerata ideale universale di bellezza femminile: la Venere di Milo. Il 19 aprile del 1820 è stato un giorno straordinario per la storia dell’arte. In Grecia: sull'isola di Milo, l’ammiraglio ed esploratore francese Jules Dumont d'Urville, vide nella capanna di un contadino greco la parte superiore di una statua che gli sembrò subito eccezionale, ma il cui valore al mondo era ancora sconosciuto. Il contadino, che di mestiere faceva il "valutatore del valore dei campi", racconterà di averla trovata tre settimane prima scavando nei resti di un tempio, e di aver lasciato lì la parte inferiore e le braccia della statua. Grazie alla mediazione dello stesso d'Urville e dell’ambasciatore francese Marchese di Rivière, venne concluso l'acquisto della preziosa statua risalente al 130 a.C. La Venere fu presentata al re Luigi XVIII per poi essere collocata al museo del Louvre, dove è tuttora conservata es esposta. Il re la donò al museo perché voleva che la bellezza di questa scultura fosse fruibile da tutti. Sono molti i misteri che riguardano l’opera, a cominciare dall’episodio rappresentato. Quale posa dovessero avere le sue braccia, resta un mistero. Secondo un’accreditata versione, nella mano destra avrebbe dovuto tenere un pomo dorato, ricevuto da Paride a cui promise di donargli la donna più bella del mondo, che però avrebbe poi dato origine alla guerra di Troia. E infatti la dea ha uno sguardo malinconico. I francesi vollero questo capolavoro in patria per far dimenticare lo smacco, dopo la fine dell’impero napoleonico, della restituzione di alcune opere italiane confiscate durante le spoliazioni napoleoniche, tra cui la Venere de’Medici, conservata agli Uffizi di Firenze. Altra curiosità, alla Venere non mancano solo le braccia, negli anni sono andati persi anche la fascia sulla testa, i gioielli, gli orecchini, il piede sinistro, e il basamento che si crede sia stato distrutto apposta dai francesi per farla crescere di valore facendola credere di epoca classica e non ellenica. Alla scultura mancava anche il naso, ricostruito al Louvre nel corso di un restauro. Durante la Seconda guerra mondiale la statua venne nascosta, al riparo, nel castello di Chambord. Fu così che si salvò dalle bombe e se, ancora oggi, possiamo ammirarla.

Nasce oggi

Fernando Botero nato il 19 aprile del 1932 a Medellín, Colombia. Universalmente conosciuto per le voluminose figure umane rappresentate nelle sue opere. Pittore, scultore e disegnatore, secondo di tre figli, dopo gli studi in Colombia, all'inizio degli anni '50 aveva intrapreso con una borsa di studio un viaggio via mare verso l'Europa per familiarizzarsi con l'arte del Vecchio Continente, a Madrid, Parigi e Firenze. Quest'ultima città, e la Toscana, segneranno la sua formazione culturale. Iscrittosi all'Accademia fiorentina di San Marco, ricevette una forte influenza dell'arte rinascimentale italiana, studiando soprattutto l'opera di Piero della Francesca, Paolo Uccello e Tiziano. Ha detto: “Ci sono persino quelli che mi dicono che non si sono mai interessati all'arte, poi hanno visto una mia opera e da allora si sono messi a studiare le opere antiche e moderne. Non crede che questa debba essere la massima ambizione da parte di un artista? Io sì”.