Dieci anni di vaccino anti meningococco B. “Sogno che la malattia sparisca per sempre”

Rino Rappuoli: “Quella meningite è gravissima, oggi 25 milioni di bambini nel mondo sono protetti”

Rino Rappuoli

Rino Rappuoli

Firenze, 31 maggio 2023 – La meningite da meningococco B "è una malattia gravissima. Quando uno l'ha vista una volta, non la vuole vedere di nuovo. I bambini e gli adolescenti colpiti hanno una mortalità molto alta, che va dal 10 al 20-30%, a seconda della gravità. Molti rimangono con sequele permanenti e abbiamo esempi di persone a cui sono state amputate braccia, gambe. Bebe Vio", la nota atleta paralimpica tricolore, "è un esempio vivente di questo e purtroppo non è l'unica. Aver fatto un vaccino che previene questo tipo di malattia e che la previene in tutti i nuovi nati in Italia, in Inghilterra e in tanti Paesi nel mondo, è stato un traguardo importante". A 10 anni dal via libera dell'Agenzia del farmaco Ema (gennaio 2013), "il mio augurio è che questo vaccino che sta proteggendo tanti bambini possa essere raccomandato in tutti i Paesi del pianeta, in modo che questa malattia possa scomparire". Parola di Rino Rappuoli, direttore scientifico della Fondazione Biotecnopolo di Siena, padre della 'reverse vaccinology', approccio che rese possibile arrivare allo sviluppo del vaccino.

Il sogno di eradicare la malattia è una meta raggiungibile? "Ad oggi almeno 70 milioni di dosi sono state usate nel mondo - dice Rappuoli all'Adnkronos Salute - Considerando un ciclo di 3 dosi significa all'incirca oltre 25 milioni di bambini protetti". Il vaccino, dopo anni di tentativi falliti e un lungo percorso di sviluppo, "a questo punto c'è - conclude lo scienziato italiano - Basta vaccinare".

Come si è arrivati alla svolta lo racconta Rappuoli. Galeotte furono le scoperte di un pioniere del Dna. "In quegli anni - ricorda Rappuoli - fare un vaccino contro questo batterio era una di quelle sfide su cui tutti, anche noi, avevamo fallito. Ormai eravamo arrivati alla conclusione che avremmo avuto bisogno di una tecnologia rivoluzionaria, che allora non c'era". "Nel 1995, però, Craig Venter", biologo statunitense, "pubblicò sulla rivista 'Science' un lavoro davvero rivoluzionario a quel tempo: era il primo genoma di un organismo vivente". Per Rappuoli si accese una lampadina. La sua "era chiaramente una tecnologia rivoluzionaria e oggi sappiamo quanto il genoma abbia cambiato la vita, la biologia, il modo in cui facciamo tutto, ma all'epoca nessuno aveva mai visto un genoma intero". Lo scienziato italiano fa subito le valigie. "Andai a visitare Venter negli Stati Uniti - ripercorre - e gli chiesi se avesse voluto sequenziare il genoma del batterio della meningite per vedere se questa nuova tecnologia ci poteva aiutare. Era il 1996. Lui stava già pensando che la sua prossima sfida sarebbe stato il genoma umano", meta raggiunta nel 2000, "e non aveva gran voglia di occuparsi di un altro batterio. Voleva passare alla Drosophila", il moscerino della frutta ancora oggi modello animale nel mondo della ricerca, e a organismi più complicati.

"Allora - prosegue Rappuoli - io gli spiegai la gravità della malattia" che colpiva i bambini e gli adolescenti con alti tassi di mortalità, "e gli dissi: se sequenzi il genoma, posso usare quelle informazioni per fare un vaccino. Dopo circa mezz'ora si convinse a fare il genoma del meningococco B. Da lì partimmo con questa collaborazione poi durata una ventina d'anni, in cui noi usavamo le sue tecnologie rivoluzionarie per risolvere dei problemi", rebus intricati "come il meningococco B".