Georgofili, i familiari delle vittime: "L'anniversario è ogni giorno: fine dolore mai"

Luigi Dainelli: “L’ultimo ricordo è la festa di battesimo che abbiamo fatto il 23 maggio alla mia nipotina. Il 27 quell’intera famiglia non c’era più”

Firenze, 26 maggio 2022 - “Non c’è memoria senza verità. Sono due concetti così intimamente e indissolubilmente legati che è impossibile concepire l’una senza l’altra”. I familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili  continuano a ripeterlo da quella terribile notte fra il 26 e il 27 maggio 1993.

L’Associazione presieduta da Luigi Dainelli che riunisce i familiari delle vittime, da 29 anni quotidianamente porta avanti questa battaglia, rappresenta e assiste le vittime e le loro famiglie, ed è impegnata affinchè venga fatta piena luce sulla strage. E soprattutto è attiva nel tenere viva la memoria e conservare il ricordo di quelle vittime innocenti. Quando, all’1.04, esplose l’autobomba, un Fiat Fiorino imbottito di una miscela esplosiva di 250 chili di tritolo, nitroglicerina, T4 e pentrite, fu una devastazione. Morirono Angela Fiume di 36 anni, la custode dell’Accademia dei Georgofili, che nella Torre de’ Pulci risiedeva con la sua famiglia. Fabrizio Nencioni di 39 anni, Nadia Nencioni di 9 anni, Caterina Nencioni di appena 50 giorni e lo studente Dario Capolicchio di 22 anni, che era di Sarzana ma studiava architettura a Firenze. Furono 48 le persone rimaste ferite e molte famiglie rimasero senza un tetto.

Luigi Dainelli, quali iniziative avete in programma per l’anniversario della strage?

“Il 5 maggio abbiamo presentato dai Salesiani in via Gioberti il libro scritto dai ragazzi del liceo Leonardo da Vinci dal titolo ‘Georgofili. Dalla strage alla verità processuale’ di Domenico Del Nero ed Edoardo Benelli. Il volume è frutto dell’impegno dei vari giovani che si sono avvicendati nel ‘LeoMagazine’. Il 20 maggio è il giorno della presentazione di questo volume insieme ad altri due libri a Palazzo Vecchio: quello di Giulia Arnetoli che racconta il tragico evento ai ragazzi ne ‘Il vuoto alla finestra. La strage di via dei Georgofili attraverso gli occhi di un bambino’, e un libro che abbiamo fatto noi e uscirà in questi giorni che si intitola ‘27 maggio 1993. Per non dimenticare’. Sempre a Palazzo Vecchio ci sarà un ricordo di Gabriele Chelazzi, che è stato il pubblico ministero che ha coordinato le indagini sulle autobombe del ’93 e ’94. Il 21 maggio alla Romola in programma un momento con le scuole medie di San Casciano e ci sarà anche la banda musicale di Scandicci. La mattina del 26 a Firenze l’intitolazione del parco del Mensola a Nadia e Caterina Nencioni, e il pomeriggio un convegno in Regione. La sera un contributo musicale, un monologo e all’1:04 del 27 maggio ci sarà il corteo e la deposizione della corona di fiori sul luogo della strage. Corone che verranno deposte anche la mattina al cimitero de La Romola dov’è sepolta la famiglia Nencioni e a Sarzana dov’è sepolto Capolicchio”.

Avete mai pensato di proporre l’istituzione di una Giornata Nazionale a ricordo della strage dei Georgofili?

“Ricorre il 9 maggio, giorno della morte di Aldo Moro, la Giornata della memoria di tutte le vittime del terrorismo. Per quel che riguarda noi, è già difficile fare quello che stiamo facendo, considerando che riceviamo dei fondi solo dalla Regione. Una Giornata specifica per le vittime dei Georgofili sarebbe bello, ma a livello organizzativo non sapremmo come gestirla a livello nazionale, data la scarsità di fondi”.

In cosa si traduce il vostro impegno?

“Soprattutto nella memoria, che portiamo avanti nelle scuole, parlando ai ragazzi. Noto che sono in pochi i fiorentini che partecipano al corteo che teniamo all’ora della strage, all’1:04 ogni 27 maggio. Se non andassimo noi e i rappresentanti delle istituzioni, non ci sarebbe nessuno. Per questo insistiamo sulle nuove generazioni”.

Dopo lo stop per Covid, avere ripreso gli incontri con i ragazzi?

“Li stiamo riprendendo ed è una cosa davvero bella tornare a parlare ai ragazzi. Sono molto interessati, mi fanno un sacco di domande, vogliono sapere dov’è stata messa la bomba, cos’è successo, se i responsabili sono stati presi e puniti ecc. La speranza è che questi ragazzi continuino a parlarne in famiglia, a tenere vivo il ricordo di quello che è accaduto”.

Qual è l’ultimo ricordo che ha dei suoi parenti?

“Fabrizio Nencioni era mio cognato, il fratello di mia moglie. Angela era mia cognata e Nadia e Caterina le mie nipoti. L’ultimo ricordo che ho di loro? La festa di battesimo che abbiamo fatto il 23 maggio, che era domenica, alla piccola. Quattro giorni dopo, il 27,  quell’intera famiglia non c’era più”.

Come vi state preparando alle celebrazioni dell’anno prossimo, quelle del trentennale?

“Se ne parlerà di più, e se questo serve a tenere viva la memoria di ciò che è stato, lo accetto. Ma molti di quelli che verranno, sono gli stessi che sono venuti per il ventesimo o il venticinquesimo, e poi dal giorno dopo scompaiono. Per alcuni uomini delle istituzioni è una passerella, per noi invece, parenti delle vittime,  non esiste anniversario, non esiste venticinquesimo o trentesimo. Per noi non esiste un giorno in particolare del ricordo: tutti i giorni dell’anno per noi sono giorni del ricordo. La nostra condanna è: fine dolore mai”.