
Davide Rossi, direttore della Fises
Siena, 30 settembre 2021 - "Non doversi procedere perché il fatto non sussiste. Per entrambi", dice l’avvocato Enrico De Martino uscendo dall’aula al primo piano di palazzo di giustizia. Pochi minuti sono bastati ieri pomeriggio al gup Jacopo Rocchi per decidere su una vicenda che nell’aprile 2020 aveva fatto scalpore con undici perquisizioni e le macchine della guardia di finanza in Banchi di sotto. Perché al centro dell’inchiesta coordinata dal pm Siro De Flammineis c’erano il direttore generale della Fises Davide Rossi e l’amministratore unico di Terrecablate reti e servizi Marco Turillazzi, accusati di corruzione per un presunto scambio di favori. Non c’erano ieri gli imputati alle 16.30 ad ascoltare la decisione del giudice. "Sono molto soddisfatto – dichiara più tardi Turillazzi –, seppure certo da sempre di non aver infranto la legge"
La fine di un’odissea per i due manager dopo che l’allora gip Alessandro Buccino Grimaldi aveva accolto la richiesta cautelare per uno soltanto degli episodi tratteggiati dall’inchiesta disponendo la sospensione per due mesi dalla carica sia di Rossi che di Turillazzi, tornati alla scadenza dell’interdizione a svolgere i rispettivi incarichi. Il cuore dell’accusa, come noto, riguardava un tirocinio attivato da Terrecabalate per il figlio di Rossi. "Che non è un rapporto di lavoro, come è sempre stato sottolineato", dice a margine dell’udienza l’avvocato Fabio Pisillo che difendeva Turillazzi. Questo il punto di partenza dell’indagine, l’unico rimasto in piedi dei tre episodi inizialmente contestati. Niente presunta truffa ai danni della Regione, via le società chiamate in causa ai sensi del decreto legislativo 231.
"Dimostreremo che non c’è stato alcuno scambio di favori con Rossi – le parole di Pisillo da subito – , così come la regolarità dell’assegnazione da parte di Terrecabalate del tirocinio contestato dalla procura. Quanto ai presunti favori che Turillazzi avrebbe ricevuto da Fises, si contestano ipotetici benefici per due suoi clienti: uno stralcio della somma di 1100 euro su interessi moratori, per l’altro cliente la concessione di un finanziamento di 40mila euro ad una società che già ne aveva avuti in passato da Fises. E che qualsiasi banca avrebbe concesso".
Questa la trincea da subito scavata per contestare le tesi della procura che aveva comunque chiesto il rinvio a giudizio. La discussione c’era già stata nei mesi scorsi, ieri dunque giusto il tempo per alcune repliche poi la rapidissima camera di consiglio del gup Rocchi che, evidentemente, aveva ben chiara ormai la vicenda.
"Grandissima soddisfazione, soprattutto per aver restituito dignità a uno dei manager fra i più stimati a Siena", evidenzia l’avvocato Lorenzo De Martino che insieme al padre Enrico difendeva Davide Rossi. "Sono felice – si inserisce quest’ultimo – primo perché da sempre profondamente convinto dell’assoluta innocenza del nostro assistito rispetto alle accuse. Secondariamente, sotto il profilo professionale, per il notevole lavoro svolto. In ultimo lasciatemi aggiungere l’auspicio che, come le misure cautelari hanno avuto un enorme rimbalzo negativo sotto il profilo reputazionale per queste persone, ci possa essere adesso la restituzione della reputazione a chi ingiustamente accusato".
"Soddisfazione", la parola più gettonata dal pool legale ieri al termine dell’udienza. La utilizza anche l’avvocato Fabio Pisillo relativamente al fatto "che il proscioglimento è avvenuto in sede di udienza preliminare, non è nemmeno comune". E ancora: "Soddisfazione vedere che fin da questa sede i nostri argomenti, sviluppati anche nelle memorie, sono stati accolti relativamente all’insussistenza dell’accusa evitando un processo che, come si sa, rappresenta sempre una pena per dei professionisti". "Ci credevamo fin dall’inizio – aggiunge Giulio Pisillo, codifensore di Turillazzi –, abbiamo trovato un giudice che si è calato nella vienda cogliendo le argomentazioni portate. Una conferma ulteriore che il nostro assistito è persona che si è sempre comportata in modo leale ed onesto"