Toscana e siccità: verso lo stato di emergenza regionale. La terra sempre più arida

Il punto con le parole del presidente della Regione Eugenio Giani

Firenze, 6 luglio 2022 - Verso la dichiarazione dello stato di emergenza regionale per lo stato di siccità. La Toscana, dati alla mano, sta diventando sempre più arida, secca, soffocata. Come le regioni del Nord Italia che già hanno dichiarato l'sos. Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani ha riunito assessori e tecnici per mappare dettagliatamente la situazione.

Le aree di crisi stanno aumentando, ora dopo ora, e non basterà il maltempo, con intense precipitazioni, annunciato in passaggio sul centro Italia per cambiare uno stravolgimento che parte da lontano e manifesta, proprio in queste settimane di caldo intenso, la sua intensa gravità.

La cartina della Toscana si colora di punti rossi nella stanza delle riunioni della Regione: Maremma tutta quanta, costa livornese e pisana e tra i fiumi il Serchio è ridotto a un torrente e sembra fargli un complimento. "Bisogna intervenire" dice Giani ai suoi perché il livello di attenzione è cresciuto ulteriormente di un gradino. Verso l'allarme rosso.

«Ho fatto il punto sulla situazione idrica della Toscana. È cresciuto il livello di attenzione con territori che manifestano segni di siccità ben oltre i livelli medi della stagione e nelle prossime ore seguirà un nuovo aggiornamento» dice il governatore della Toscana, Eugenio Giani, al termine della riunione con gli assessori Monni e Saccardi.

Al lago di Bilancino, ha aggiunto Giani «sono invasati 63 milioni di mc, 65 milioni 10 giorni fa, e a Montedoglio 59 milioni di mc. Il lago di Massaciuccoli si sta abbassando verso la soglia che prevede la riduzione parziale dei prelievi ad uso irriguo, il fiume Serchio registra forte riduzione delle portate e sono stati vietati gli attingimenti lungo l'Ombrone grossetano».

Già, la Toscana centrale e sud è salvata da Bilancino e da Montedoglio. E pensare che il lago artificiale del Mugello fu osteggiato a lungo e adesso disseta e allontana la minaccia di razionamenti e di autobotti. Ma non è così in tutta la Toscana. La Maremma soffre più di tutti, la terrà è riarsa e non respira più, le coltivazioni a rischio.

La riunione, spiega poi Giani, ha evidenziato «la necessità di potenziare laghetti e invasi e realizzarne di nuovi pubblici e privati intervenendo in modo strutturale per ridurre la dispersione dell'acqua piovana. Analogo intervento anche sulle reti idriche per migliorare sempre di più il livello di manutenzione. Teniamo sotto monitoraggio tutta la regione e - conclude Giani - ricordiamoci sempre che l'acqua è un bene prezioso, non sprechiamola».

Oltre alle regioni del Nord ci sono anche altre le regioni che hanno fatto richiesta dello stato di emergenza. Dopo l'Umbria dalle Marche è arrivato il via libera del consiglio regionale all'ordine del giorno per chiedere l'estensione del provvedimento alla propria regione.

Cosa che arriverà a breve anche dalla Toscana, come ha annunciato il governatore Eugenio Giani per alcune zone della regione in particolare difficoltà. Con il via libera allo stato di emergenza, e il conseguente stanziamento dei fondi per cinque regioni italiane (Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia) il governo si appresta a varare il decreto con il quale scegliere il commissario straordinario per far fronte all'emergenza siccità in Italia.

Anche Toscana e Umbria si vogliono accodare perché l'estate 2022 sarà ricordata per la grande sete. Con lo stato di emergenza sono arrivati i primi fondi per cinque regioni: 10,9 milioni all'Emilia Romagna, 4,2 milioni al Friuli Venezia Giulia, 9 milioni alla Lombardia, 7,6 milioni al Piemonte e 4,8 milioni al Veneto.

Si tratta di circa 36 milioni che consentiranno ai governatori di far fronte all'emergenza idrica, anche se è opinione comune che serva un intervento strutturato nel tempo da parte del governo. Intanto l'agricoltura fa la conta dei danni, con la Coldiretti che stima nel 44% del made in Italy a tavola coinvolto dall'emergenza.

«Le cinque regioni più colpite rappresentano il 76% del grano tenero per fare il pane, l'88% del mais per l'alimentazione degli animali, il 97% del riso, ma allevano anche il 66% delle mucche e l'87% dei maiali nazionali». Dati che sono come un campanello d'allarme anche per la Cia, secondo la quale «ancora altri 10 giorni di siccità e la produzione nazionale di mais rischia di essere irrecuperabile». Tra pandemia e guerra, l'estate 2022 mette i brividi a 38 gradi a mezzogiorno.