Arezzo, 9 settembre 2023 - "In Toscana manca circa il 30% degli insegnanti, anche se le procedure di immissione in ruolo sono state anticipate di qualche giorno rispetto agli anni precedenti. Parliamo di oltre 10 mila posti da coprire tra scuole pubbliche e paritarie entro l’inizio della scuola". Alessandro Artini, sociologo e specialista in amministrazione pubblica, è docente a contratto di sociologia dell’educazione nell’Università di Siena, sede di Arezzo. È anche presidente di Anp Toscana, l’associazione che riunisce i presidi. Ha pubblicato numerosi saggi su temi scolastici.
Artini, quali sono le materie e le aree più in crisi per la mancanza di insegnanti in Toscan a ?
"Quelle con l’acronimo inglese Stem che indica, in italiano, le discipline scientifico-tecnologiche. Gli ingegneri non mancano ma chi glielo fa fare di andare a vivere in un’altra città, con gli affitti che ci sono oggi, con uno stipendio di nemmeno 1400 euro? Poi ci sono gli insegnanti di sostegno che è una giostra continua. Situazione più grave perché incide su giovani fragili che più degli altri avrebbero bisogno della continuità didattica".
Temi che si ripetono ogni inizio settembre. Come se ne esce?
"Superando il sistema delle graduatorie che fa acqua da tutte le parti. Per snellire le procedure bisognerebbe affidare la scelta dei docenti alle singole scuole, almeno per le supplenze. Non penso direttamente ai presidi perché si creerebbero sospetti di favoritismo e clientelismo inaccettabili. Negli istituti ci sono comitati di valutazione eletti dai consigli d’istituto: potrebbero scegliere nell’interesse della continuità didattica e e dei ragazzi, in particolare quello che hanno bisogno del sostegno".
Si i mmagina la reazione dei sindacati a una scelta del genere ?
"È un’idea che noi presidi abbiamo lanciato perché sarebbe uno stimolo di emulazione tra gli istituti per trovare insegnanti validi e risolvere la questione. Ma mi rendo conto che è una scelta difficile perché ci sarebbe da cambiare tutta la normativa ma oggi con le graduatorie che vorrebbero rappresentare un elemento di trasparenza ed equilibrio si commettono ingiustizie e scelte sbagliate: così ci sono classi che fino a dicembre non hanno ancora i supplenti".
Per i bidelli siamo nella stessa situazione...
"In alcune scuole all’estero, con sistemi normativi diversi da quello italiano, i bidelli nemmeno esistono perché ci sono ditte di pulizie esterne".
Alle viste ci sono nuovi accorpamenti: ogni istituto da 600 passerà a 900 studenti per essere autonomo. Scelta giusta?
"In Toscana abbiamo poco meno di 500 scuole, ce ne sono una trentina che sono sottodimensionate e quindi si ricorre alle reggenze dei dirigenti scolastici. Come Associazione presidi siamo d’accordo con gli accorpamenti: la nostra Regione si è distinta per la creazione degli istituti comprensivi e ora va superata la logica delle reggenze".