Riprendiamoci la scuola / La lettera della docente e la risposta da Roma. Scriveteci

Mandateci le vostre testimonianze alla mail [email protected]

La scuola a distanza si sta dimostrando "una grande prova"

La scuola a distanza si sta dimostrando "una grande prova"

Firenze, 30 aprile 2020 - Una lettera sulla scuola indirizzata alla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina, scritta da un'insegnante di Borgo San Lorenzo, Sabina Mazzoldi. E per noi un'occasione di aprire un dibattito con voi lettori: mandateci le vostre idee, i vostri pensieri, il racconto delle vostre esperienze sul tema scuola e le pubblicheremo. Potete scrivere alla mail [email protected] indicando nell'oggetto "dibattito scuola".

La lettera dell'insegnante

"Cara Ministra, sono un’insegnante come tanti altri (centinaia di migliaia) che da oltre 50 giorni cerca di continuare dignitosamente a svolgere il proprio lavoro. In un paese immobilizzato dal virus e dalla paura, il mondo della scuola si è mosso freneticamente per inventarsi in una manciata di giorni un nuovo modo di insegnare. La politica (come sempre) ci ha lasciati soli e ha lasciati soli milioni di famiglie che hanno dovuto imparare prima che cosa voglia dire DAD e poi che ci vogliono computer (possibilmente uno per figlio), connessioni (possibilmente veloci), giga (tanti giga, centinaia di giga) e tanto tanto tempo (per scaricare documenti, cercare di aprirli, caricare documenti, imparare l’uso di applicazioni di tutti i tipi). 

Come spesso è accaduto nel mondo della scuola, i più (vecchi e giovani) si sono rimboccati le maniche e a testa bassa hanno cercato di continuare a ‘dire’ – attraverso la matematica, la fisica, l’italiano, il latino, il greco, la storia, la filosofia, le scienze, l’arte, le lingue… ma anche le scienze motorie  –  che l’uomo è tale se esprime la sua dignità intellettuale anche (e soprattutto) nei momenti drammatici della sua storia (che sia la storia individuale o quella con la S maiuscola).

Non è stato facile, sa. Non si è trattato solo di capire come fare a raggiungere virtualmente decine di studenti (qualcuno di noi ne ha anche 150/200) e ‘insegnare’ in una lingua diversa da quella finora usata ‘in presenza’. Abbiamo dovuto prima di tutto fare i conti con le nostre e le loro paure, l’isolamento forzato, l’esclusione dalle relazioni sociali e talvolta affettive, la compressione di una convivenza familiare h24 che negli adolescenti (e non solo) può essere esplosiva; e poi la malattia, il distacco, il lutto. In molti, docenti e studenti, abbiamo capito ora come non mai che lo studio e la conoscenza sono un’ancora per non andare alla deriva, un faro per illuminare la notte dell’incertezza e dell’attesa, la bussola per scegliere una strada, quando non c’è nessuno (neppure chi dovrebbe per il ruolo politico e istituzionale che svolge) che indichi almeno in che direzione andare. Nel mondo paralizzato le teste dei nostri ragazzi hanno continuato a lavorare, hanno dimostrato serietà e impegno, hanno continuato a costruire – anche se virtualmente e spesso senza saperlo - il loro e il nostro futuro.

A poco più di un mese dalla fine della scuola, nessuno ha ancora detto a questi ragazzi come e quando finirà il loro anno scolastico; nessuno si è preso ancora la responsabilità di decidere che tipo di esame di stato dovranno sostenere coloro che nella scuola non rientreranno più.

Noi continuiamo a parlare loro di letteratura e di letterature, di scienze astratte e applicate, di arte, di pensiero e di storia, ‘cose’ in cui ancora crediamo (anche se sempre più spesso il mondo fuori della scuola ci chiede a che cosa servano o ci dice, senza ritegno e senza rispetto, che non servono più a niente); ma soprattutto continuiamo a caricarci delle loro incertezze, delle loro preoccupazioni, delle loro delusioni, del loro sconforto.

Non ci chieda, la prego, di tradurre tutto questo in un numero, non ci chieda che la logica spesso miope di quantificare tutto marchi con un 5, un 6… un 9 le loro storie personali (‘connesse’ o ‘sconnesse’; piene di aiuti e di affetti, o di emarginazione e solitudine; leggère di serenità o pesanti di dolore e di perdita), perché è questo che ci chiamerebbe a fare: in questo momento conoscenze, capacità e competenze non sono valutabili con l’onestà professionale che deve guidarci.

Ce li porteremo tutti all’anno prossimo: allora ci sorprenderemo di come i nostri ragazzi siano cresciuti in una manciata di mesi, conteremo i danni di mesi drammatici, con oggettività e responsabilità e, mi creda, come sempre ci rimboccheremo le maniche. Grazie".

Sabina Mazzoldi - Borgo San Lorenzo

La risposta di Gabriele Toccafondi

"Carissima insegnante, magari fosse così semplice, ma purtroppo non lo è. Nessuno ha la bacchetta magica. 58 giorni fa la scuola ha chiuso improvvisamente e in tutta Italia, lasciando a casa, senza alcun preavviso, 9 milioni di bambini, ragazzi e adolescenti. Dire che la politica non esiste e non fa niente è semplice, e pensare di avere la verità in tasca, la soluzione a portata di mano è ormai quasi uno sport quotidiano. Nell’arco di poche ore milioni di famiglie, di ragazzi e di insegnanti hanno scoperto che il giorno dopo non ci sarebbe stata scuola. Senza preavviso, senza un piano studiato prima, senza una alternativa codificata e a cui tutti erano pronti. Dal giorno dopo però tanti insegnanti, senza aspettare nullaosta o circolari ministeriali, si sono subito messi in contatto con i propri ragazzi. Perché la scuola non è semplicemente un percorso nozionistico, burocratico o formale, ma un percorso educativo. Proprio in questo momento così buio tanti insegnanti hanno ben compreso quanto, era necessario non interrompere quel rapporto educativo. Lo ha inteso e velocemente anche il Ministero. Circolari, note, risorse, didattica a distanza sono poi arrivate in tempi veloci, in maniera poco burocratica, con fiducia verso l’autonomia scolastica, verso dirigenti e Docenti. Anche economicamente, sono subito arrivati soldi - 85 milioni - e spero ne arriveranno altrettanti a breve, per aiutare i ragazzi che hanno difficoltà a seguire la didattica a distanza perché privi di mezzi. Ho apprezzato che questi soldi siano arrivati direttamente alle scuole, che siano stati spesi subito, e che pc e tablet siano stati consegnati in tempo record e in comodato d’uso gratuito alle famiglie che ne avevano più bisogno.

Io ho sempre ringraziato dirigenti e docenti per il lavoro che ho visto in questi mesi di emergenza. E proprio a causa di questa emergenza mai vista prima, qualcuno poteva dire: diamo il 6 politico e tutti promossi, come se l’anno scolastico non fosse ma esistito. Ma non è così. Da settembre a febbraio la scuola in presenza c’è stata e da marzo fino a giugno anche se in didattica a distanza ci sarà.

Voglio anche sottolineare che nonostante le difficoltà oggettive è stato salvato l’esame di Stato, che sarà svolto a scuola, in presenza. Purtroppo meno si è riusciti a fare per l’esame di terza media. Sulla valutazione invece, resta ma nessuno boccia, e chi ha lacune riprenderà dal primo di settembre con corsi di recupero. Per tutte le altre lezioni infine, confido che possano riprendere quanto prima a scuola, in sicurezza, con dispositivi e distanze. Potevamo fare di più? Certo. Ma dire che non si è fatto niente, che tutta va male, che tutto è sbagliato, che la politica non esiste e non ha fatto niente non è vero. Mi permetto dirlo, per correttezza, per quello che ho visto e perché a scuola mi hanno insegnato che occorre sempre dare le ragioni delle proprie posizioni".

Gabriele Toccafondi - Ex sottosegretario all'Istruzione, Ricerca e Università. Deputato Italia VIva

I contributi dei lettori

Buongiorno, Sono Vania Franchi, un'insegnante di scuola primaria. In una delle mie tante notti insonni ho scritto questa filastrocca per i miei ragazzi di quinta. Sarei felice di condividerla con voi:

Cara maestra

Questo periodo non potrò mai scordare a casa, da solo, mi tocca studiare.

Nel silenzio un po’ triste della mia stanza alle prese con la didattica a distanza

Le maestre tengono duro, e ci invian lezioni, ma dal video vorrei anche mandar le emozioni

Maestra a volte mi chiedo cosa provi mentre da casa, ci parli, ma non ci trovi Io lo so, questo non è il lavoro che hai sognato, anche io, un finale diverso avrei desiderato

In questo tempo cosi strano, ti prego, non smettere di stringermi la mano.

Portami ancora, con i tuoi insegnamenti, in tutti quei posti così sorprendenti Veri Paesi, oppure irreali lontane Pianure, alte montagne e misteriosi mari

Cara maestra spesso mi manchi , e vorrei vederti ancora tra i banchi

Mentre spieghi una lezione, cammini lesta, passandomi vicino, mi accarezzi la testa

Cara maestra siamo distanti eppure il tuo abbraccio lo sentiamo in tanti.

Maestra Vania Franchi.

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"Ho letto con molto interesse la lettera della docente e la risposta di Toccafondi. Capisco le difficoltà spiegate da Toccafondi ma poco ha fatto il governo per cercare di riaprire le scuole, almeno per le classi che chiudono il ciclo di studi (a tal proposito è scandaloso ciò che è stato fatto alle classi di terza media privandoli dell'esame per cui hanno studiato tre anni) e non sarebbe stato così difficile usando palestre, cinema, alternare DDA a presenza in aula. Il governo si è dimenticato dei ragazzi le vere vittime di questo virus, uno su tre è molto giù moralmente. Sono ferite dure da rimarginare. Guardiamo a Svezia e Norvegia e facciamoci due domande. Saremmo ancora in tempo o forse no". Leonardo Lorini

"E' troppo facile dire di "riprenderci la scuola" ora che è chiusa per tutti, per un emergenza sanitaria. Bisogna che gli studenti imparino ad apprezzarla di più quando la frequentano invece di snobbarla come sempre fanno! Ho 44 anni non ho figli, lavoro al Comune di Pistoia e leggo La Nazione da sempre, così ho espresso la mia opinione volentieri". Cecilia da Pistoia

"Gentile Sindaco, scrivo nuovamente per condividere un'idea che ho avuto ieri dopo il collegamento settimanale con la maestra di storia di mia figlia Ginevra che frequenta la 4 elementare alla Cesare Battisti di Firenze: la maestra ieri pomeriggio non ha potuto svolgere la lezione perché la linea wifi della sua abitazione non funzionava (la voce della maestra risultava metallica ed incomprensibile). Ci siamo salutati augurandoci che la prossima settimana la situazione possa essere diversa... speriamo che la linea sia migliore, in sostanza! A mio avviso la scuola a distanza, pur con gli enormi sforzi di tutti, non è paragonabile alla scuola in presenza: mancano i rapporti e le relazioni, per l'emergenza sanitaria in corso, e la didattica non è continuativa sia per le problematiche pratiche, come nel nostro caso di ieri (magari sarebbe bastato l'intervento di un tecnico per sistemare il collegamento), sia per la mancanza di formazione del personale docente che, senza alcuna colpa, non ha familiarità con i supporti elettronici. Il risultato finale è che gli studenti di ogni età subiscono questa situazione ed avrebbero bisogno invece di continuità. Da qui la mia proposta: se la scuola italiana non riapre a breve e gli alunni non possono frequentarla, potrebbe però tutto il corpo docente andare a scuola ogni giorno a svolgere le lezioni, senza la classe in presenza ma con la classe intera collegata in remoto. Questo garantirebbe per prima cosa la sicurezza e la protezione del corpo docente, che non avrebbe contatti con alcun alunno (ogni lezione sarebbe tenuta dal docente da solo in una classe vuota e sanificata), garantirebbe il supporto tecnico necessario per lo svolgimento delle attività (la rete wifi e la piattaforma utilizzata sarebbero gestite dalla scuola stessa) e al contempo garantirebbe a tutti gli studenti di poter avere le medesime condizioni di apprendimento (le lezioni sarebbero continuative e quotidiane secondo l'orario dell'anno in tutte le scuole- a Firenze ci sono classi che hanno avuto lezioni sporadicamente perché l'attività scolastica è demandata alla buona volontà dei docenti). Questa proposta, utile sicuramente per gli alunni, potrebbe essere applicata non solo sul territorio locale ma tutto il territorio nazionale. Molte grazie per l'attenzione e per quanto potrà fare". Federica Mattei, Firenze

 Sono un'insegnante precaria che si trova come le famiglie da un giorno all'altro scaraventati nella didattica online con mille problemi, ore e ore davanti ai PC riscontrando le difficoltà già annunciate dai colleghi nelle lettere precedenti. Inoltre vorrei chiedere: sono stati indetti i concorsi, in un periodo così di tensione, paura vengono aggiunti dei concorsi, dove avvengono spostamenti, assemblamenti, ore e ore chiusi nella stessa stanza 10persone x volta con commissari che vedono centinaia di persone e quindi rischioso per la loro salute la nostra e quella dei nostri cari anziani che abbiamo a casa. Non si possono aggiornare le graduatorie di terza fascia online perché non si hanno i dispositivi necessari, non va bene recarsi pochi per volta per aggiornare le graduatorie nei vari istituti ma fare il concorso ed iscriversi online va bene. Così chi non riesce a passare i concorsi non è riuscito ad aggiornare le graduatorie rischia di rimanere senza lavoro dopo anni di servizio allo stato in modo diligente. Se il tfa è stato spostato a settembre, se le università fanno gli esami e le tesi di laurea online, la maturità è diversa, perché noi dobbiamo rischiare di spostarci dormire in hotel mangiare in luoghi purtroppo non troppo sicuri a causa del virus. Non lo trovate discriminante aspettare tutta l'estate (dopo un anno di paure tensioni causa virus lavoro difficile ecc.) la chiamata per il concorso i più sfortunati passeranno prima avendo meno tempo da studiare a discapito degli ultimi che avranno molto più tempo per prepararsi e studiare per la prova. Io lo trovo scorretto per noi docenti che ogni giorno cerchiamo di fare il nostro meglio e abbiamo solo 2anni di servizio. Fabiola

Anzitutto,buon giorno a tutti,non sono qui a fare polemiche, torto....ragione....ma indistintamente grazie a tutti coloro che lavorano per i nostri ragazzi si proprio loro che hanno compreso e si sono adattati,ma che sono i più indifesi e che dovremo essere noi tutti insieme e di comune accordo ad aiutarli, facciamoli tornare a scuola, guanti mascherine.....sono sì giovani, ma non superficiali diamogli con dignità quello che gli spetta di diritto l'istruzione,e se avete bisogno di una mano x sorvegliare e aiutare i nostri figli nel loro comportamento x il ritorno in sicurezza a scuola io ci sono e credo e spero anche altri genitori e non ...siano pronti ad affrontare questo percorso con loro.....

 

Gentile Sindaco,

in ogni situazione difficile cerco di trovare il lato positivo, nell’idea che “non tutto il male viene per nuocere”, e anche in questo isolamento mi sono detta, guardiamo il lato positivo: ho passato più tempo con mio marito e i miei figli, abbiamo fatto tante cose insieme che forse non avremmo mai fatto, ho fatto quelle cose che rimandavo da tanto tanto tempo. Sinceramente non ho trovato una sola cosa positiva nella DAD. Mia figlia mi ha detto “stare a casa è divertente, quando a scuola mi hanno detto che la chiudevano sono stata contenta...” e poi ha aggiunto un ma..”... ma adesso voglio tornare a scuola, mi mancano i miei compagni, le mie maestre...”.

Giustamente il governo pensa alla salute e all’economia del nostro Paese ma nell’ultimo decreto non si è pensato minimamente ai bambini. Questo isolamento prolungato, questo allontamento dalla scuola alla lunga provocherà più danni del virus nei nostri bambini e ragazzi. Io posso continuare a lavorare a casa, posso continuare ad adottare il distanziamento sociale con parenti ed amici, posso gestirlo, ma penso che i bambini e i ragazzi hanno bisogno di un segnale che gli dia la speranza che si tornerà alla normalità. Questo teme la mia bambina, che niente tornerà più come prima.... La didattica a distanza è una soluzione temporanea, può andare bene per le emergenze ma non possiamo pensare di poterla adottare nel lungo periodo. Come spiega molto bene l’Accademia della Crusca nella sua lettera (https://accademiadellacrusca.it/it/tema-del-mese), la scuola si fa in aula, non con uno schermo, e di questo hanno bisogno i bambini e i ragazzi, soprattutto chi si trova in situazioni difficili. La DAD, dove funziona, è istruzione e basta, la scuola è altro. Io voglio fare eco alla richiesta lanciata dagli insegnanti, genitori, pediatri di Firenze (https://www.tecnicadellascuola.it/coronavirus-ridateci-listruzione-in-presenza-petizione-per-la-riapertura-di-tutte-le-scuole-in-sicurezza), non voglio credere che seriamente si stia pensando alla didattica a distanza alla riapertura delle scuole a Settembre. Io spero che lei appoggi l’iniziativa partita da Firenze e faccia in modo che il polo scolastico di Prato faccia proposte alternartive sostenibili. Se sono stati trovati spazi per aprire nuovi ospedali in meno di un mese, non si possono trovare spazi nuovi per accogliere le scuole? Finora abbiamo stipato i nostri studenti in edifici poco sicuri, in aule con spazi inadeguati e adesso gli diciamo che non ci possono andare, ed invece di destinare i soldi a sistemare gli edifici si dirottano sulla DAD?? Io lo trovo assurdo. La prego di far sentire la sua voce, la prego di darci una mano. Il diritto allo studio, insieme al diritto al lavoro, è sancito nella Costituzione e deve avere pari opportunità di accesso per tutti. Cristina da Prato

Una parte del mondo della scuola è rimasto avulso dalla realtà e me ne rattristo ogni volta che ne dà dimostrazione. Di fronte a una situazione di emergenza sanitaria come quella che stiamo ancora vivendo si dovevano lasciare le scuole aperte? Si dovrebbe da lunedì riunire 28/30 ragazzi in un’aula insieme all’insegnante per vedere se il virus continua a farla da padrone? Le scelte fatte sono state corrette; tanti presidi e insegnanti anche precari e supplenti si sono rimboccati le maniche e in beve tempo hanno studiato e avviato piattaforme per fare lezione, per interrogare, per fare verifiche. Sono anche arrivati i supporti tecnologici agli alunni che ne erano sprovvisti. La parte di scuola italiana al passo con i tempi, capace e intelligente ha dato prova di saper fare un passo avanti e così ha permesso anche agli alunni di farlo, con l’acquisizione di capacità e competenze informatiche utili per la vita. Fiorenza Matucci

 

Sig.Toccafondi la scuola bisogna viverla, non dire  e fare da dietro una scrivania, dicendo che è stato fatto tanto......Si, quello che è stato fatto senza attendere circolari ministeriali o altro, è stato ed è solo frutto e volontà dei docenti...La ministra Sig.ra o Sig.na Azzolina ad oggi non ha dato indicazioni precise sulla fine dell’anno scolastico, ma solo “chiacchiere”; quindi ancora una volta grazie ai docenti, se i ragazzi di qualsiasi fascia d’età sono rimasti “A e Nella scuola”.. Ascolti/Ascoltate di più...... Ops...è un “senso”che a voi luminari politici è venuto a mancare... Cordialmente. Carotti Sofia (docente scuola Primaria)

 

Buongiorno, sono un'insegnante di scuola media.

Diciamo la verità: per quanto tanti professori, scuole e ministri facciano finta che questa didattica a distanza sia stata un grande successo e che vada tutto "mediamente bene" come ha detto Conte, la realtà è un'altra. Questa DAD non funziona! Va detto chiaramente. È stato un tentativo fatto, giustamente, in un momento di emergenza; è vero che in molti si sono rimboccati le maniche, soprattutto per cercare di mantenere un contatto e una parvenza di normalità educativa. Ma non funziona! Non funziona soprattutto per i bambini delle elementari, che non avranno acquisito le basi fondamentali e assolutamente necessarie per tutto il percorso scolastico della vita (immagino come bambini di prima avranno imparato a leggere e a scrivere...) e funziona poco anche per i più grandi.

Fare lezione a distanza è una fatica enorme, le piattaforme funzionano a singhiozzo sia per i docenti che per gli studenti, non è mai possibile avere tutti davanti perché ci sono ogni volta reali, o simulati all'occorrenza, problemi audio, video, ecc. E c'è chi non si è proprio mai visto (stranieri e ragazzi con disagi familiari).

Non è possibile capire quello che realmente gli studenti stanno apprendendo: alunni che passano magicamente da 4 a 8, genitori che suggeriscono durante le video lezioni, audio che non funziona più quando fai una domanda, webcam che in questi giorni si sono progressivamente "rotte", tanto che noi prof spesso abbiamo la sensazione di parlare a vuoto a delle sedie al di là degli schermi oscurati; poi quando chiami il ragazzo per due o tre volte, lo senti arrivare dopo un po' e capisci che probabilmente era in un'altra stanza o stava facendo altro. So per certo che alcuni ragazzi chattano tra loro via whatsapp durante le lezioni facendo commenti poco carini su docenti e sulle spiegazioni...e potrei andare avanti all'infinito a dirvi cosa non va.

Certo, non per tutti è così: c'è chi ha avuto uno scatto di maturità e si sta dimostrando davvero impegnato. Ma in linea di massima credo che otterremo poco da quello che abbiamo fatto in questi mesi di chiusura. Nonostante i nostri salti mortali per rendere il tutto motivante.

E le lacune da colmare a settembre? Trattengo a fatica una gran risata! Verranno proposti i soliti inutili corsi di recupero di una manciata di ore in cui un docente, davanti a una classe di studenti con lacune eterogenee e di solito svogliati (sennò non sarebbero lì) dovrebbe riportare tutti allo stesso livello. Ma per piacere!

Mi auguro che torneremo presto nelle nostre aule. Ci starei anche semplicemente separati da plexiglass e mascherine (d'altra parte vedo che in parlamento vanno tranquillamente con mascherine e seduti un posto sì e un posto no); per me tutto è meglio di questo!

Un'ultima proposta: ma perché il ministero non prende in considerazione di creare, almeno per le prime (che ancora devono essere formate), classi con un massimo di 15 alunni? Almeno con loro potremmo ricominciare in presenza...perché conoscersi via web lo trovo davvero assurdo, oltreché impossibile.

Cordiali saluti, Cristina

Io sono una mamma che lavora a tempo pieno, mio marito lavora a tempo pieno. noi abbiamo due figli di 5 e 7 anni. Diciamo che per arrivare a giugno stiamo sacrificando tanto e i nostri bimbi stanno con una tata che li guarda e segue la bimba nei compiti. Ma come si può pensare che da settembre, se davvero vorranno far andare a scuole le classi alternate, cioè mezzi seguono in classe e mezzi on line, i bambini delle elementari possano affrontare una didattica del genere? Prima di tutto non hanno l'attenzione per seguire da uno schermo, ben diverso che stare in classe. E poi tutto ciò presuppone che con loro ci sia un adulto che li segue. Per cui il governo si aspetta che in tutte le famiglie con due genitori lavoratori e senza la possibilità di affidare i bimbi a dei nonni, uno dei due genitori si licenzi? Mi auguro che, essendoci ancora qualche mese, spunti  qualche idea migliore per affrontare questo problema. Nicoletta

Sono la mamma di un'alunna della terza media del comprensivo il Principe di San Casciano. In riferimento a un articolo scritto da una professoressa toscana al ministro Azzollina, volevo dare la mia opinione per quanto riguarda l'esame di terza media. A tutt'oggi il nostro dirigente non ha dato indicazioni precise a riguardo. Mia figlia è da gennaio che lavora con impegno alla sua tesina, ma sembra che non potrà discuterla in presenza dei docenti, mi sembra una cosa assurda e demotivante per un alunno che in questi anni si è impegnato e ha lavorato sodo per arrivare preparato a questo esame, per poter dimostrare a tutti quello che ha imparato, per mettersi in discussione, per provare l'emozione dell'esame. Ci sono diverse aule inutilizzate che potrebbero essere preparate per far discutere una tesina di 20 minuti in tutta sicurezza, anche facendo spostare l'alunno da un'aula all'altra, in modo che i professori non si trovino tutti nella stessa classe. Volere è potere ed è un dovere della scuola dare questa opportunità. Una mamma