
pupo
Arezzo, 16 gennaio 2024 – “Presentare una canzone al Festival di Sanremo ed essere scartati non è più un’umiliazione come in passato». Lo ha raccontato Pupo nella sua
rubrica sul nostro quotidiano nazionale rendendo noto l’invio
ad Amadeus di un brano candidato al Festival 2024 ma appunto scartato dal conduttore. «Ho letto che Edoardo Bennato si è
affrettato a smentire una sua presunta bocciatura al Festival
di quest’anno. Ma per carità! Per uno che di mestiere fa il cantautore, cercare di partecipare ad eventi musicali importanti,
direi unici, come Sanremo è normale. Poi si sa, il posto per tutti
non c’è – ha scritto Enzo Ghinazzi – anche io e il Cile avevamo
inviato una canzone. Una canzone straordinaria scritta da quest’ultimo e che Amadeus non ha scelto. Nessuno però l’ha detto
o scritto ed io, non vi nascondo, ci sono rimasto un po’ male. Ma
come mi sbattono fuori da Sanremo e nessuno se ne accorge?
Questa domanda è preoccupante, altro che l’esclusione...».
Ma quale era il brano scritto dal Cile con cui Pupo voleva presentarsi al Festival? A raccontarlo è proprio il cantautore aretino, Lorenzo Cilembrini, in arte Il Cile, che ha scritto la canzone.
Cilembrini, come è nata l’idea di una canzone per Pupo?
«Mi è venuta perché ritengo Pupo l’unico ultimo rocker rimasto
in Italia al di là del genere musicale, la sua vita è stata molto
più rock di personaggi e artisti che sono più estremi dal punto
di vista sonoro».
Di cosa parla il brano?
«Mi sarebbe piaciuto celebrare Pupo con un brano che giocasse sulle frenesie moderne la celebrazione della patria forzata,
così ho decostruito la parola Tri-colore come tris e colore
che sono due mani del gioco del poker. Si sa che è un mondo
quello del gioco d’azzardo che Enzo ha frequentato e che l’ha
portato in alto e in basso ma che comunque è riuscito a superare».
Come nel suo caso con l’alcol?
«In questo momento in cui anch’io attraverso il superamento
di quello che era un vizio e una patologia mentale che porta a
fare certe cose, una dipendenza, mi è venuta in mente questa
canzone una sorta di unione di queste caratteristiche: dissacrare il concetto di patriottismo pret a porter, fare ironia sulle dipendenze che ognuno ha, sui propri demoni e allo stesso tempo fare uno spaccato di questo vivere moderno che è sempre
più alienante ma allo stesso tempo tragicomico sotto certi
aspetti che siano quelli legati a come ci si vuole esporre, all’artificiosità di ciò che è diventato il nostro dover essere presenti
nelle reti sociali e questo è il concetto di Tri-colore».
Crede che anche senza Sanremo il brano avrà successo?
«Sono dispiaciuto per l’esclusione da Sanremo, avevo proposto
questo brano a Pupo proprio perché era nato come sua celebrazione, in realtà non avevo mai pensato troppo a Sanremo
perché so bene che in questo periodo storico ci vogliono andare tutti, sul futuro della canzone, credo che possa essere un
prodotto fruibile per intrattenere e fare riflettere sia i fans di Enzo che i miei».