Sanità toscana. Personale sotto organico, ma per le liste d’attesa è la migliore d’Italia

La regione al primo posto per il recupero delle prestazioni recuperate Raggiunta la quota 99%, rispetto a una media nazionale del 65% (Gimbe)

Ospedale

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Firenze, 23 giugno 2023 –  E’ un momento da fuori o dentro per il sistema sanitario pubblico. La tenuta è al limite, l’intersindacale medica è scesa in piazza la settimana scorsa, snocciolando numeri di una catastrofe annunciata se il governo centrale non metterà una mano sulla coscienza e l’altra sulla cassaforte. Domani a Roma manifesterà la Cgil.

Servono più soldi per assicurare servizi e per assumere (si chiede di togliere il tetto di spesa per i dipendenti vincolato a quello del 2004, diminuito dell’1,4%); ma serve anche una nuova organizzazione che riesca finalmente a far funzionare l’articolata e complessa macchina della sanità che si muove su due piani diversi – ospedale e territorio – sempre troppo poco dialoganti tra loro. Serve tutto questo (il minimo) per dare testa e gambe alle attese riforme. Il Pnrr porterà – sembra e si spera – le case e gli ospedali di comunità che consentiranno di dare avvio a una nuova medicina del territorio che aiuterà a svuotare i pronto soccorso e i reparti di medicina. Ma serve personale per non trasformarle in case dei fantasmi.

E’ di ieri la denuncia della Fp Cgil di Firenze che all’ospedale di Ponte a Niccheri ormai il personale è allo stremo, la struttura manca di interventi di manutenzione (hanno tagliato anche quelli), per cui finisce che in alcuni reparti – così zeppi che nelle stanze da due i pazienti i ricoverati sono quattro – non c’è neppure l’acqua calda.

Poi bisogna anche guardare al bicchiere mezzo pieno. E allora ben venga la rilevazione della Fondazione Gimbe: rispetto al resto d’Italia la Toscana pare un mezzo paradiso. La media italiana del recupero nel 2022 delle prestazioni saltate nel periodo pandemico si ferma al 65%, mentre la Toscana sale al primo posto raggiungendo il 99%.

Chiamando il Cup non si avverte la percezione che siano state eliminate le attese, anzi. Ma in tutta evidenza c’è chi sta peggio. Considerando assieme screening oncologici, prestazioni ambulatoriali e interventi chirurgici programmati, la Toscana ha recuperato quasi tutti gli appuntamenti a cui non era stato possibile dare risposta: sul podio Provincia autonoma di Trento (95%) ed Emilia Romagna (91%). Lo ha fatto utilizzando il 92% delle risorse ad hoc stanziate nel 2022 dal parlamento, dove i dati si riferiscono alla spesa rendicontata.

La politica respira, è soddisfatta. Ma guai a sedersi. "I numeri ci dicono che la strada intrapresa è giusta. Stiamo impiegando tutti gli strumenti possibili a disposizione, avviando una strategia condivisa con le aziende e i professionisti per contrastare il fenomeno delle attese", dicono il governatore toscano Eugenio Giani e il suo assessore alla salute Simone Bezzini. Poi snocciolano le delibere approvate o in arrivo, come quella sull’appropriatezza delle richieste.

Mentre i sindacati dei medici ospedalieri Anaao e Cimo mostrano quanto abbia inciso negativamente il taglio di posti letto (dal 2010 al 2020 la Toscana ne ha eliminati il 17%, la Lombardia il 10% e il Veneto l’11%), la cancellazione di ospedali a gestione diretta e di case di cura accreditate e non, la riduzione di pronto soccorso, anche pediatrici, e di centri di rianimazione.

Ieri intanto si è presentato con una grande convention l’organismo del governo clinico toscano, organo consultivo della Regione, guidato da Stefano Grifoni. Servirà per fornire idee e stimoli alla politica. Purché questa sia capace di avere una visione lungimirante.