
Ragazzina in Dad
FIRENZE, 15 Aprile 2021 - «Non mi sento bene: ho bisogno di aiuto. Non dormo, non riesco a concentrarmi e a studiare". Ecco uno dei tanti sos lanciati via mail al team di psicologi da parte degli studenti dell’Itt Marco Polo. Parliamo di questo istituto perchè detiene il record di ben 18 psicologi pronti ad aiutare gli allievi in difficoltà. È da dieci anni che la scuola ha degli sportelli ad hoc per sostenere gli adolescenti, ma adesso il fenomeno è esploso. "Eravamo cinque. Da ottobre scorso aggiungo due psicologi al mese. Ecco spiegato perchè il nostro numero è lievitato", spiega Matteo Marini, psicologo e psicoterapeuta, coordinatore del team di Sinodia.
Quanti ragazzi state seguendo?
"Circa 120. In alcuni classi, un terzo si è rivolto a noi. Il primo contatto avviene via mail. I ragazzi ci chiedono aiuto. Sono messaggi pieni di angoscia, di disperazione. Noi rispondiamo via Whatsapp e da quel momento fissiamo il primo appuntamento. Ovviamente, tutto avviene nel rispetto della privacy".
Il crollo emotivo è arrivato con la seconda ondata…
"La scorsa primavera, durante il lockdown, i ragazzi hanno retto piuttosto bene. Un po’ la novità, un po’ l’avvicinarsi dell’estate… A ottobre, invece, molti non ce l’hanno fatta più e sono sprofondati, uccisi dall’isolamento. È chiaro che a soffrire di più di questa situazione siano gli adolescenti. Per loro il bisogno di relazione fa parte del percorso di crescita. Così, se i ‘forti’ si sono buttati un po’ giù, quelli che già stavano così e così sono precipitati".
Cosa vi raccontano i giovani?
"Ci chiedono aiuto perchè stanno male. Prima non avevano problemi, adesso invece si sentono stanchi, tristi, non hanno più voglia di far niente. La loro mente frulla, frulla, frulla. E le lacrime arrivano all’improvviso, anche mentre camminano per strada. Chiaro sintomo di una bussola emotiva che inizia a vacillare".
Per un adolescente che chiede aiuto, chissà quanti se ne vergognano…
"Per fortuna al Marco Polo questo non succede, perchè appunto noi siamo presenti da tanti anni. Ci sono comunque giovani che non chiedono aiuto a prescindere perchè lo vedono come un sintomo di insicurezza o come l’affermazione del fatto di non star bene. E quindi preferiscono evitare".
Gli adulti tendono a minimizzare il problema?
"Questi ragazzi dicono di non sentirsi capiti dai grandi. E hanno ragione. Gli adulti spesso continuano a non ascoltare i figli ed a ripetere le stesse banalità. Un esempio? ’C’è chi sta peggio…’. Il problema è che gli adolescenti vedono svanire i loro anni migliori. Si sentono persi perchè vedono sacrificare i loro anni d’oro".
Quali sono i campanelli d’allarme che i genitori non possono ignorare?
"La mancanza di interessi, di voglia di uscire. E poi lo scombussolamento dei ritmi sonno-veglia. Sapeste quanti giovani si collegano in Dad e poi tornano a dormire… Gli adolescenti che soffrono si arrabbiano ed entrano in ansia con estrema facilità. Gli adulti devono ascoltarli. Questi giovani vanno accolti, capiti, protetti. E non giudicati".
E dopo? Cosa succederà a questi ragazzi una volta che la pandemia sarà alle spalle?
"Alcuni di loro avranno una regressione dei sintomi. Altri invece si porteranno dietro i segni per anni. Quando la situazione epidemiologica migliorerà, i ragazzi dovranno ritrovare il loro tessuto sociale. Ottimi gli sport di squadra ed attività quali il teatro. Bisogna che i giovani ridiano significato alle loro giornate".