Il territorio fragile: "Così il nuovo Piano d’assetto idrogeologico ci protegge dalle frane"

Gaia Checcucci, segretario dell’Autorità di Bacino, spiega l’ok al Pai: "Regole univoche per affrontare meglio le emergenze. E gestire i rischi"

Gaia Checcucci, segretario dell’Autorità di Bacino dell’Appennino Settentrionale

Gaia Checcucci, segretario dell’Autorità di Bacino dell’Appennino Settentrionale

Roma, 29 marzo 2024 – Per le fragili terre della penisola dissestate dalle piogge devastanti d’inverno-primavera e spaccate dal sole in estate, è stato adottato il Pai, il Piano di assetto idrogeologico della Cip (Conferenza istituzionale permanente dell’Autorità di Bacino), titolare della difesa del suolo. Strumento determinante il Pai, dice Gaia Checcucci, segretario generale dell’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale, che da subito potrà intervenire direttamente nella programmazione e nel controllo degli interventi per la prevenzione e la sistemazione delle frane e dei dissesti.

Nella sua giurisdizione – Toscana, Liguria e una porzione di Umbria – rientrano i dissesti di 24.300 kmq del territorio: 20.300 in Toscana, 3850 in Liguria e 150 in Umbria. Il Pai porta un quadro conoscitivo completo e in costante aggiornamento, che conta quasi 130.000 aree in dissesto attive e potenzialmente instabili che coprono 4800 kmq di territorio, pari al 30% del distretto, con 140.000 zone a rischio diretto per abitazioni, industrie, infrastrutture e servizi pubblici. In queste cifre figurano i 4000 kmq a maggior pericolo della Toscana e i 700 kmq della Liguria. In particolare - in Toscana - Val di Bisenzio, Val di Pesa, Val d ‘Elsa, Mugello, Casentino, Garfagnana, Lunigiana, Amiata e non poche altre fragili terre. Per la Liguria il cerchio di luce dell’Autorità di bacino illumina tutto il Levante ligure, le Cinque Terre, la zona di Portofino, Camogli. Un territorio che ogni giorno registra un’emergenza come dimostra la frana di Tavarnuzze, provincia di Firenze. avvenuta due sere fa.

L’adozione del Pai è avvenuta sotto la regìa del Ministero dell’Ambiente, ossia del vice ministro Vannia Gava. Collegati in videoconferenza la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni per il Ministero della Cultura, del sottosegretario Luigi D’Eramo del Ministero per le politiche agricole. Per la Regione Toscana ha partecipato l’assessora all’ambiente, Monia Monni. L’organo politico dell’Autorità di distretto, guidato da Gaia Checcucci, ha adottato in via definitiva il nuovo Piano dissesti. "Con il Pai - spiega Checcucci - si dispone di uno strumento di regole unico e omogeneo che definisce la pericolosità e il rischio per le frane e per tutti gli altri dissesti geomorfologici. Conoscere, monitorare e programmare spetta all’Autorità di bacino. Le Regioni regolano urbanistica, edilizia e agricoltura sul territorio in base, appunto, agli indirizzi del Pai".

Che cosa cambia subito?

"I rischi connessi alle frane. Hanno ora nuove regole con vincoli e indirizzi univoci per la pianificazione urbanistica e l’attività edilizia dell’esistente e delle nuove costruzioni. Regole che servono anche per gestire le fasi d’emergenza. E’ stata superata la frammentazione derivante dai precedenti Piani".

La sostanza si può tradurre in attenzione concreta con una capacità d’intervento rapida?

"Sì, ora è disponibile un quadro conoscitivo aggiornato. L’Autorità di bacino fornisce uno strumento dinamico di regole, conoscenza e programmazione per la pericolosità e il rischio geomorfologico, punto di riferimento di tutti gli enti e dei cittadini coinvolti dai fenomeni messi sotto attenzione. In ogni caso la nostra filosofia resta precisa: prevenire significa conoscere e far conoscere la salute del territorio e mettere in condizione tutte le istituzioni di gestire l’eventuale rischio. Che purtroppo è dietro l’angolo".