MARIO ALBERTO FERRARI
Cronaca

Paraplegico, ora cammina: "Come vivere due volte. Ringrazio mia madre"

Andrea Scotti, 34 anni, paraplegico dal 2021 per un incidente "La mia passione erano le arrampicate in montagna. Riuscire ad alzarmi dal letto non mi pareva possibile. Ero fatalista, poi è successo davvero".

Andrea Scotti ha ripreso a camminare

Andrea Scotti ha ripreso a camminare

Se l’importante non è cadere ma rialzarsi, allora il 34enne bresciano Andrea Scotti è un esempio da manuale. Lui, appassionato di arrampicate in montagna, corse e mountain bike, che 4 anni fa è rimasto paraplegico dopo un incidente e che grazie alla Scuola Sant’Anna di Pisa e all’Ospedale San Raffaele di Milano è la prima persona al mondo con una lesione del cono midollare a tornare a camminare. Il tutto grazie a un neurostimolatore realizzato dall’ateneo pisano che riduce la spasticità e permette anche a chi ha lesioni di intraprendere, con grande forza di volontà, percorsi di fisioterapia per rimettersi sulle proprie gambe. Un caso che dimostra la qualità d’eccellenza della ricerca e della sanità, ma anche la tenacia di un giovane che, dalla sedia a rotelle, è tornato a vedere il mondo da una prospettiva più alta.

Intanto, come si sente?

"Bene, molto bene. È una conquista perché riuscire a rialzarsi e tornare progressivamente a una vita normale era inaspettato. È cambiata la prospettiva: non sono come nuovo ma rispetto a prima ho guadagnato parecchio".

Come ha saputo del progetto?

"È stato grazie a mia mamma che, a differenza mia che ho accettato il tutto, non si è data pace per la mia situazione di paraplegico. Una sera, ascoltando il notiziario, ha appreso di questa possibilità: ci siamo informati e un giorno è arrivata la chiamata. Io ero pronto".

Si aspettava di tornare a camminare?

"La voglia era tanta, d’altronde è una normalità che, se persa, lascia un grande vuoto. Non mi aspettavo grandi risultati, ma non avevo niente da perdere: mi sono buttato in questa avventura consapevole che si trattava di una sperimentazione".

Poi i risultati sono arrivati...

"È stato fantastico e, peraltro, dopo due anni in carrozzina non ricordavo di essere così alto".

Il primo passo dopo anni è stato difficile?

"All’inizio sì. Man mano che mi alzavo e camminavo, ho spinto sull’acceleratore".

Il carattere l’ha aiutata molto?

"Serviva molta tenacia. Mi ripetevo che dovevo camminare e quindi camminavo. In queste condizioni bisogna accettare ma non rassegnarsi, altrimenti non si vive. Io avevo un obiettivo e ho cercato di raggiungerlo al meglio. Ci sono persone che hanno dedicato il loro tempo a me e non volevo vanificare i loro sforzi".

Cosa vuol dire ai medici e ai ricercatori che l’hanno aiutata?

"Che sono diventati una seconda famiglia".

Cosa farà adesso?

"Continuerò ad allenarmi e continuerò le terapie. Vediamo dove si arriva. Mi piacerebbe tornare a frequentare la montagna e partecipare alla Paralimpiadi invernali del 2026 nello sci di fondo".