Paolo Borsellino, 30 anni fa la strage di via D’Amelio. Quel maledetto 19 luglio

Quarantacinque giorni dopo l’attentato a Giovanni Falcone, la mafia tornò a colpire uccidendo il magistrato Paolo Borsellino

Paolo Borsellino e gli agenti della scorta uccisi nell'attentato

Paolo Borsellino e gli agenti della scorta uccisi nell'attentato

Firenze, 19 luglio 2022 – In questo stesso giorno di luglio, ma di trent’anni fa, venne spezzata la vita del magistrato Paolo Borsellino in un vile attentato esplosivo. Quel tragico 19 luglio del 1992, persero la vita anche i cinque agenti della sua scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto fu l’agente Antonino Vullo, che stava parcheggiando una delle auto al momento dell’esplosione.

L’attentato, passato alla storia come una delle più orrende stragi firmate dalle cosche, è stato compiuto alle 17 in punto, in via Mariano D’Amelio. Quando l’artificiere di Cosa Nostra attivò il radiocomando che fece saltare in ara l’automobile imbottita di esplosivo, che era parcheggiata proprio davanti al portone d’ingresso, il magistrato stava andando a visitare l’anziana madre. La deflagrazione, di una inaudita violenza, venne avvertita in molte zone della città di Palermo.

Quando, sull’eco del boato, cominciarono a convergere sul posto le ambulanze, i mezzi delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco, i primi giunti sul posto stentavano a credere ai propri occhi. In quello scenario da apocalisse, i primi soccorritori  trovarono una ventina di automobili che, avvolte dalle fiamme, bruciavano, e resti umani sull’asfalto. Sventrato alla base era l’edificio in cui era diretto Borsellino. Quarantacinque giorni prima, il 23 maggio 1992, Cosa Nostra aveva fatto saltare in aria un tratto di A29, l’autostrada per Palermo, all'altezza dello svincolo per Capaci, uccidendo il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro.

Paolo Borsellino era nato a Palermo nel 1940 e, dopo la laurea in giurisprudenza a soli 22 anni, nel 1963 vinse il concorso in Magistratura diventando il più giovane magistrato d’Italia. Era il 1975 quando venne trasferito a Palermo, dove entrò a far parte dell’Ufficio Istruzione Affari Penali, diretto da Rocco Chinnici. Ebbe poi un ruolo di primo piano nel pool antimafia insieme a Giovanni Falcone. Il principale risultato di quella stagione fu l’istruzione del primo maxi processo, che nel 1987 si concluse con centinaia di condanne nei confronti di esponenti di ogni grado dell’organizzazione mafiosa. Le storie di Falcone e Borsellino si incrociarono sin dall’infanzia: erano nati nello stesso quartiere del centro storico, la Magione. Entrambi magistrati, per il loro impegno tenace e coraggioso divennero simboli della lotta alla mafia.

Da Capaci in poi, Cosa Nostra decise di adottare modalità stragiste di tipo terroristico, come in passato aveva già fatto con Dalla Chiesa negli anni ’80, e come avvenne anche nel fallito attentato all’Addaura nel 1989. La strategia che scatenò l’attacco mafioso, culminata con le stragi del 1992, rispondeva a una finalità ‘politica’. Il senso di quel piano di morte emerse dalle parole che Totò Riina avrebbe usato nel vertice della cupola in cui furono decisi delitti e attentati: “Bisogna fare prima la guerra – disse - per fare poi la pace”. La risposta ferma e orgogliosa di Palermo, e dell’Italia intera, è tutta in una frase che campeggiava dai lenzuoli appesi alle finestre e che è rimasta famosa: “Non li avete uccisi: le loro idee camminano sulle nostre gambe”.

Nasce oggi

Florence Foster Jenkins nato il 19 luglio 1868 a Wilkes Barre, Pennsylvania. Famosa soprano statunitense, nota per aver ottenuto successo nonostante la sua mancanza di intonazione, ritmo e doti canore, la sua vita ha ispirato anche un film. Ha scritto: “La gente può dire che non so cantare, ma nessuno potrà mai dire che non ho cantato”.