PAOLO GUIDOTTI
Cronaca

"Lo stiamo cercando tutti"

Il giorno più lungo nell’Eden della comunità alternativa

Ricerche Palazzuolo

Palazzuolo sul Senio, 23 giugno 2021 - Fino ai tempi dell’ultima guerra Campanara era il granaio di Palazzuolo: campi estesi di frumento e numerose famiglie di contadini che abitavano le coloniche sparse qua e là. Ancora nel 1942 Campanara ricevette la visita pastorale dell’arcivescovo di Firenze, cardinale Dalla Costa, che percorse quei sentieri sul dorso di un mulo. Posto sperduto, seppur poco distante dal capoluogo. In una ventina di minuti si è in paese, qualche chilometro sulla strada per Mantigno, dapprima asfaltata, poi al Mulino di Campanara inizia lo sterrato. Ma davvero Campanara sembra fuori dal mondo, isolato. Queste località – Campanara, Villetto, Movilla – negli anni ‘60-‘70 con l’abbandono delle campagne divennero disabitate. Così ora quelle case coloniche sono in buona parte ruderi abbandonati. Ma non tutti. Perché negli anni ‘80 un gruppo di persone in cerca di una vita ‘alternativa’ – dopo un viaggio in India, si racconta – scelse gli spazi verdi, ampi e lontani dal mondo moderno lì a Campanara. Per viverci stabilmente. Vennero definiti hippy o figli dei fiori, come per tante altre comunità di moda in quell’epoca. E il loro numero crebbe. Occuparono gli immobili ormai vuoti e talvolta diroccati, niente telefono e all’inizio niente luce né acqua potabile.  

Molte erano case di proprietà pubblica, all’interno del demanio regionale, e affidate in gestione all’allora Comunità montana del Mugello. I nuovi arrivati coltivavano ortaggi, allevavano capre e api, vendevano i loro oggetti frutto di piccoli lavori artigianali. E negli anni ‘90 del secolo scorso, la loro presenza crebbe: nella buona stagione si radunavano anche diverse centinaia di giovani. Non mancarono neppure alcuni momenti di tensione con la popolazione di Palazzuolo. Ci fu anche un’operazione di sgombero dei fabbricati occupati, intervennero le forze dell’ordine, su sollecitazione del sindaco di allora, che invocò motivi di sicurezza, visto lo stato precario degli edifici. Poi anche la politica strizzò l’occhio al gruppo di Campanara, con la Regione Toscana che voleva sostenere il recupero degli immobili pubblici, da dare poi in concessione. E nacque così l’associazione Vivere liberi , composta dagli abitanti del luogo che programmaticamente era collegata con quella degli Elfi della Valle dei burroni sorta a Sambuca sulle montagne pistoiesi e con quella degli Zappatori senza padroni dell’Acquacheta.  

I nuovi abitanti volevano fare di Campanara un luogo di vita e di lavoro alternativo, una visione forse troppo idealistica, visto che poi il progetto, pur presentato alla Regione, non ha avuto alcun compimento. E negli ultimi anni solo alcune famiglie – in numero molto ridotto – hanno continuato a vivere in questo sperduto luogo dell’Appennino tosco-romagnolo. Lafamiglia di Nicola Tanturli vive a circa due chilometri da quello che oggi si chiama l’ecovillaggio di Campanara, con la comunità che pratica agricoltura biologica. Tutti gli appartenenti alla comunità si sono uniti alle ricerche: "Io sono rimasta coi nipotini – racconta un’anziana residente di Campanara – I genitori sono sconvolti, tutta la nostra comunità è stata in giro per i boschi a cercare il bambino".