Omicidio stradale: pena giusta. Noi vigileremo

Il commento del direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Pier Francesco De Robertis, direttore della "Nazione"

Firenze, 21 maggio 2015 - L’omicidio  stradale è uno dei reati più odiosi del nostro ordinamento, ma anche uno dei meno puniti. Tanto che, in senso tecnico, il reato non esiste neppure. Con le leggi finora esistenti, e con i magistrati che applicano sempre il minimo della pena, uccidere alla guida di un auto mentre si conduce un mezzo ubriachi o drogati, non porta infatti mai al carcere.

La Nazione nelle settimane scorse ha sposato la battaglia delle famiglie delle vittime, e ha condotto una intensa campagna di stampa per sostenere la loro lotta. Una battaglia di civiltà. Abbiamo fatto pagine su pagine e le abbiamo consegnate sia al sottosegretario Luca Lotti sia al presidente della Commissione giustizia del Senato. Adesso quelle pagine sono agli atti del Parlamento. Il lavoro che ha compiuto ora proprio la Commissione giustizia, e che passa all’Aula, è fondamentale perché, al di là dei tecnicismi sulla distinzione “colposo” o “doloso” del reato, innalza i minimi della pena (colposa o dolosa che sia) e a questo punto chi uccide andrà davvero in carcere. Dando soddisfazione alle vittime e soprattutto creando un effetto deterrente per tutti coloro che alla sera si mettono alla guida di un’auto. E magari salvando un po’ di vite umane. Specialmente di giovani. Noi ci siamo. E vigileremo.