MAURO AVELLINI
Cronaca

Il nostro Natale è a luci spente

Il vicedirettore della "Nazione" risponde ai lettori

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Firenze, 5 dicembre 2015 - CARO DIRETTORE, mi sembra che anche quest’anno la crisi si faccia sentire: come nel 2014 anche stavolta vedo che nelle nostre città le luminarie di Natale sono poche e sparute. Sembra quasi che i Comuni abbiano paura a fare di questa festa ciò che deve essere: un momento di serenità illuminato dalla tradizione e dai colori. Povera Italia... Loano Celsi, via mail

NON SAPREMO mai se il problema è di bilancio oppure di coscienza. Ma le azioni (rare) degli amministratori, per di più affievolite dalla paura, sembrano dettate non tanto dalla forza della tradizione quanto piuttosto dalla convenienza del momento e dal clima che si respira. Di fatto, è vero, sono sempre meno le luminarie che addobbano le città, sempre meno gli alberi di Natale e i presepi. E’ l’accettazione di una subalternità culturale che fa finta di non sentire e di non vedere, che baratta la nostra festa più bella con qualsiasi altra cosa. Pur di non accendere dibattiti, i Comuni, ma anche commercianti o semplici cittadini, le luci preferiscono spengerle. E pur di non offendere altrui sensibilità facciamo piangere i nostri bambini, con le scuse peggiori: la bolletta elettrica, il traffico, la sicurezza. E quella carità pelosa non è meglio delle stelline. Se è una guerra di civiltà l’abbiamo già persa, quindi meglio ricostruire. L’ha capito quello che ha messo una fila di luci colorate sul terrazzo di fronte al mio. Ma sulla strada purtroppo è l’unico.