Nannelli: “La serie D scuola di calcio e di vita. La sosta? Preparo gli esami"

Cresciuto nella Fiorentina, l’esterno offensivo classe 2000 sta ben figurando in serie D con la Lucchese dopo un’estate decisamente travagliata.

Giovanni Nannelli con la maglia della Lucchese

Giovanni Nannelli con la maglia della Lucchese

Firenze, 3 aprile 2020 - Un moto perpetuo, che non si ferma né in campo né fuori. Tanto gli arcigni difensori della serie D quanto vari ostacoli – da trattative di mercato non andate in porto a difficoltà incontrate con la sua squadra – non sembrano spaventare Giovanni Nannelli, esterno offensivo della Lucchese cresciuto nelle giovanili della Fiorentina. Il ragazzo classe 2000 si sta rivelando uno dei migliori talenti della serie D, mettendo in mostra sia doti calcistiche che umane. Un connubio che lo sta portando ad affrontare con grande maturità situazioni che non sempre un ragazzo di vent’anni riesce a gestire.

In estate alla Lucchese dopo il percorso nelle giovanili della Fiorentina. Com'è stato il primo impatto con il calcio degli adulti? “L'approdo alla Lucchese è stato frutto di circostanze particolari. Dopo 10 anni alla Fiorentina, sarei dovuto andare all’Albinoleffe, che aveva insistito molto. Parlai diverse volte con Giacchetta (direttore sportivo dell’Albinoleffe ndr), volevano che mi svincolassi dalla Fiorentina, ma io ancora non avevo un vero e proprio contratto con il club viola. MI svincolai dai viola, non rintrando nei loro piani – altrimenti mi avrebbero fatto il contratto in precedenza – e parlai nuovamente con l’Albinoleffe a fine giugno. A metà luglio però la società mi disse che il presidente aveva intenzione di portare in ritiro i ragazzi della Berretti. Iniziai ad allenarmi a casa in attesa di una nuova chiamata dell’Albinoleffe che  arrivò ad inizio agosto, ma per comunicarmi la decisione definitiva di rinunciare a me.  Davvero un duro colpo. Si fa avanti la Cavese, con la quale feci quindici giorni di preparazione. MI avrebbero tenuto, ma la rosa era di 30 giocatori, diversi elementi esperti e lo spazio sarebbe stato risicato. Per fortuna hanno bussato Foggia, Palermo e Lucchese. Ho optato per la squadra toscana. Sono rimasto molto colpito: è una piazza calda, con tifosi che sostengono molto la squadra nonostante giochi in serie D”.

Difficoltà nel passaggio dal Campionato Primavera alla serie D? “Certamente trovo la serie D un campionato molto formativo. Campi non di primo piano,  prendi tanti calci: esperienze che, unite al fatto di condividere lo spogliatoio con compagni esperti, aiutano a formare il carattere. Sono giocatori che hanno una famiglia sulle spalle: vivere vicino a loro è istruttivo. Inoltre, in serie D se le cose vanno male la colpa è tua. Un altro mondo rispetto alla Primavera, in cui eri molto coccolato e avevi ogni tipo di sostegno da parte della società. Una fortuna che capita in particolare a chi, come me, ha fatto la trafila nelle giovanili di un club di spessore come la Fiorentina”.

Aspettavi una fiducia così immediata da parte del mister oppure pensavi di guadagnarti spazio gradualmente? “Sinceramente, arrivando a Lucca ho pensato solo a divertirmi e giocare. Negli ultimi due anni ho fatto panchina alla Fiorentina e avevo voglia di mostrare le mie capacità. Il mister mi ha visto subito bene dal punto di vista fisico e ha puntato su di me. Ero reduce da 15 giorni di preparazione con la Cavese, mentre altri ragazzi erano più indietro”.

In campionato, 2 gol. Uno, decisivo per la vittoria sulla Sanremese. Quella è stata la migliore partita stagionale? “Credo di aver segnato poco per quelle che sono le mie qualità. Certamente contro la Sanremese ho giocato una buona gara, ma vorrei parlare delle prestazioni di squadra più che di quelle individuali. Abbiamo vinto tante partite nonostante l’inferiorità numerica: la più incredibile, quella di Caronno, quando eravamo sotto di due gol e di un uomo a 5 minuti dalla fine. Stiamo facendo veramente un miracolo, nonostante fossimo partiti in ritardo rispetto alle altre squadre. Nelle prime sei giornate non abbiamo mai vinto: i tifosi cominciavano a mugugnare, mentre la società ci ha sempre sostenuto. Dopo il successo sul Savona non ci siamo più fermati: attualmente siamo primi e speriamo di chiudere il campionato in questa posizione”.

Ormai da diverse settimane il calcio, come tutto lo sport italiano, è fermo a causa del Coronavirus. In squadra come avete vissuto questa situazione? “Lo stop è arrivato nella settimana che portava allo scontro diretto con il Prato: sarebbe stata una partita con tanta gente allo stadio e probabilmente una sfida chiave per il campionato. Non sta a noi decidere: chiaramente viene per prima la salute”.

E' giusto che il campionato riprenda, anche a costo di finire in estate? “Non credo che sia una questione di nostra competenza. Noi calciatori, così come tutte le altre persone, dobbiamo solo pensare a stare a casa e ad avere fiducia nei medici, che stanno facendo il massimo per limitare questa situazione”.

In questo periodo di stop, come ci si mantiene in forma? “Ho la fortuna di abitare in una casa abbastanza grande e in campagna, quindi posso fare tutti gli esercizi di cui ho bisogno. Per carattere, non riesco a stare fermo: se posso mi alleno due volte al giorno e talvolta, come forma di sfogo o di antistress, sento il bisogno di fare una corsa all’aria aperta”.

Un’ultima curiosità. Al di là degli allenamenti, come trascorri  le giornate in questo periodo di forzato riposo? “Sto frequentando l’università di Scienze motorie, quindi molto tempo lo passo a studiare per gli esami. Vista la situazione, credo che potrò farli solo per via telematica. Allo studio mi dedico principalmente la mattina, mentre il pomeriggio aiuto i miei genitori. Siamo cinque fratelli, mia madre è dottoressa e lavora in ospedale, mentre mio padre è dirigente d’azienda ed è molto occupato con la gestione della sua attività. Cerco di rendermi utile, magari andando a fare la spesa o a comprare le medicine. Molto tempo lo passo anche in chat con la mia ragazza, che vive a Firenze”.