Firenze, 22 settembre 2024 – Con l’assemblea dei soci ormai dietro l’angolo (si terrà domani a Firenze), l’affaire Multiutility diventa sempre più incandescente. E nel pentolone del dibattito (ufficiale e ufficioso) sul futuro della grande holding per la gestione di energia, acqua e rifiuti, si mescolano questioni ideologiche, posizionamenti politici, lotte al vertice e ovviamente (potrebbe essere altrimenti in Toscana?) rivalità territoriali. La fibrillazione principale è ancora tutta in casa Pd. E stavolta verte sulla necessità di tenere fuori dalla holding la gestione dell’acqua. Un’altra picconata alla grande holding dei servizi, uno dei maggiori progetti, se non il principale, messi a terra dall’ex sindaco di Firenze, Dario Nardella. A pochi mesi dalla fine del suo mandato già scricchiola e rischia l’impasse.
Anche se, dopo l’incontro distensivo dei giorni scorsi, lo stesso Nardella e il segretario Dem, Emiliano Fossi hanno continuato a sentirsi, assicurandosi reciprocamente di tener fede al patto: toni meno accesi e un ruolo decisionale per i sindaci anche sul management. Tutto a posto? Mah. Ieri a Prato a tornare sul ruolo centrale del partito è stato Alessandro Franchi della direzione regionale dem, che ha sottolineato di parlare a nome del segretario Fossi. L’occasione è stata il convegno del nuovo centrosinistra ’modello Prato’. E qui il dirigente Pd ha ribadito come il progetto di quotare il 49% in borsa sia definitivamente archiviato. “Bene ha fatto il segretario Fossi a togliere l’opzione Borsa dal tavolo – ha spiegato Franchi – non dobbiamo buttare via tutto, ma i tempi della genesi dalla presentazione della Multiutility ad ora sono cambiati”. Poi il passaggio sulla gestione dell’acqua: “Si radica nel Pd la volontà di rispettare il referendum sull’acqua pubblica e il piano dei rifiuti regionale ci offre uno scenario diversificato secondo la progettualità portata avanti dalla Regione”. Franchi ha anche annunciato che nella casa dem toscana c’è la volontà di accordare le voci di sindaci e partito. In che modo? Con un documento unitario che chieda un cambiamento forte, con la risorsa acqua che potrebbe rimanere fuori dal progetto Multiutility.
Il documento appare anche in linea con l’uscita, sempre ieri, dei Dem pisani, andati giù pesante sul ruolo decisionale di sindaci e politica sulla holding. Proprio da Pisa (peraltro ancora fuori dalla holding) il Pd ha attaccato, mettendo in discussione proprio una delle tre gambe su cui poggia la costruzione della Multiutility: oltre ai rifiuti e all’energia, l’acqua. “Il percorso della Multiutility, indipendentemente dalla quotazione in Borsa, rappresenta un ostacolo alla ripubblicizzazione dell’acqua” dicono i Dem.
Nei giorni scorsi le principali frizioni erano invece state sul ruolo decisionale di sindaci e politica. Un ruolo decisionale che spetta ai sindaci, ha rivendicato in primis Nardella, al quale si è accodato il duo Sara Funaro-Ilaria Bugetti, che con Firenze e Prato di fatto detengono le quote di maggioranza della Multiutility, ma anche lo stesso primo cittadino di centrodestra di Pistoia Alessandro Tomasi. A questo proposito da Pisa i Dem hanno hanno rivendicato: “La discussione non deve essere lasciata in mano solo agli amministratori locali e deve coinvolgere tutto il partito e i diversi territori”. E se il dibattito divide la Toscana, non va meglio all’interno della giunta regionale dove le assessore Alessandra Nardini e Monia Monni hanno ingaggiato da settimane una gara a sinistra, fra richiami all’acqua pubblica e l’idea di una società pubblica per rete idrica e fognaria.
Alla fine, però, a contare saranno i numeri. E il perimetro societario di Alia Multiutility vede il Comune di Firenze col 36,8% e quello di Prato col 18,5% del capitale sociale, il che li porta, insieme, a un ampio 55,3%. Se l’asse fra le sindache Funaro e Bugetti resterà saldo – sui tre punti concordati siano piano degli investimenti, allargamento societario e una linea di finanziamento diversa rispetto alla quotazione in borsa, magari con l’azionariato popolare – i vari battibecchi potrebbero perdere peso rapidamente. Il banco di prova sarà appunto domani. Sindaci e sindache (il 75% del capitale sociale è in mano a nuovi eletti, dopo le votazioni di giugno) potranno far emergere la propria posizione. In caso contrario, il progetto della grande holding rischierebbe di vacillare sotto i vari fuochi incrociati. O di finire in un completo stallo.