
San Venanzo (Terni), 3 ottobre – È un operaio tuderte di 63 anni anni l’ennesima vittima di un incidente sul lavoro avvenuto nella tarda mattina di ieri in una frazione di San Venanzo, Collelungo. L’uomo, Danilo Sordini, dipendente di una ditta del Marscianese che è impegnata in un cantiere edile della zona, è stato colpito dal ribaltamento di un macchinario utilizzato per effettuare le trivellazioni nel terreno. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Orvieto, che sono intervenuti sul luogo dell’incidente con gli operatori del 118, l’operaio si sarebbe trovato accanto a una perforatrice, che è la macchina generalmente utilizzata nell’edilizia per effettuare le palificazioni nel terreno per realizzare i lavori nelle fondazioni degli edifici e nelle opere di consolidamento. Improvvisamente il pesante macchinario - alto vari metri - sarebbe caduto al suolo, schiacciando l’operaio senza lasciargli scampo. Il decesso è stato infatti immediato e a nulla sono valsi i tentativi di soccorso portati da altre persone che erano presenti al momento nel cantiere e che hanno cercato di intervenire.
E’ arrivato anche il sindaco, Marsilio Marinelli. Le indagini dei carabinieri orvietani sono coordinate dalla Procura di Terni che potrebbe disporre l’autopsia dopo aver sequestrato il cantiere e le macchine edili in uso all’azienda. Gli accertamenti da effettuare nei prossimi giorni ruotano intorno alla stabilità della perforatrice, per comprendere i motivi che ne hanno determinato il ribaltamento. Bisognerà capire se erano state adottate tutte le misure di sicurezza previste dalla legge nel caso di utilizzo di un apparecchio del genere, pesante vari quintali e legato all’ancoraggio al terreno del macchinario. I militari hanno intanto ricostruito la dinamica dell’incidente grazie alle testimonianze dei presenti che hanno delineato un quadro chiaro dell’accaduto in cui l’elemento da verificare resterebbe, appunto, quello collegato alla stabilità del mezzo meccanico.
È il quattordicesimo morto sul lavoro in Umbria dall’inizio dell’anno: un numero agghiacciante che, in rapporto agli abitanti, pone la regione al vertice di una tristissima classifica. Esplode la rabbia dei sindacati. "Continua la conta dei morti e la lunga scia di sangue delle vittime del lavoro in Umbria – così la Uil regionale –. Anche in questo caso la giustizia farà il suo corso ma non si può più parlare di fatalità". "La strage sul lavoro, che vede l’Umbria essere maglia nera in Italia – aggiungono Cgil e Cisl – non si fermerà finché alle parole non seguiranno fatti concreti. Abbiamo presentato una proposta per sottoscrivere un Patto per la Salute. Crediamo, e questa ennesima tragedia lo conferma, che non ci sia più tempo".