Malore tifoso Fiorentina a Basilea, la telefonata più bella: “Mio figlio vivo per merito tuo”

Ecco chi è il sanitario che ha soccorso il supporter della Fiorentina colpito da infarto a Basilea

I giocatori della Fiorentina di fronte alla maxi-vela di ringraziamento per il medico che pochi giorni fa ha salvato un tifoso

I giocatori della Fiorentina di fronte alla maxi-vela di ringraziamento per il medico che pochi giorni fa ha salvato un tifoso

Arezzo, 23 maggio 2023 – “Ho visto uno steward che si sbracciava, affacciandomi dal primo anello dello stadio". Lo ha visto con la coda dell’occhio perché lui, Simone Santopietro, come migliaia di tifosi, in quel momento aveva lo sguardo tinto di viola. Gli ultimi minuti del secondo tempo supplementare, a Basilea, sull’orlo tra l’eliminazione e l’accesso nella finale di Conference. Ma anche gli ultimi minuti di vita di un altro tifoso, se lui non avesse risposto al gesticolare dello steward. "In quei momenti anche la lingua è un limite, parlavano tutti tedesco, ma ho capito che chiedevano aiuto". Ha risposto a tono, dimenticando di colpo la partita.

Simone Santopietro
Simone Santopietro

“Mi hanno portato quasi di peso all’altezza dei gradoni, lì dove un quarantenne di grossa stazza era riverso, in balìa di un infarto e apparentemente in fin di vita". Apparentemente. "Grazie di aver salvato mio figlio": Santopietro, medico legale di Montevarchi, presidente del circolo tennis, molto apprezzato in Valdarno, ieri ha ricevuto la telefonata più bella. Perché il tifoso che lui ha aiutato è adesso fuori pericolo e il padre non ha resistito alla voglia di chiamarlo.

Il medico, lo ripete ogni tre per due, non ha fatto tutto da solo: ma per il padre dell’uomo che lui ha salvato, il merito è tutto suo. "Era quel momento nel quale forse il battito c’è ancora, ma non lo cogli al polso. E capisci che non c’è tempo da perdere". Un infermiere fiorentino, Marco Puccio, era già impegnato nel massaggio cardiaco, per strappare alla morte quell’uomo vestito di viola. "Ad un certo punto era stremato. Tra l’altro la posizione per agire era tra le più scomode, addosso ai gradoni. E gli ho dato il cambio". Ormai intorno gli occhi erano tutti per loro. Anche perché sul campo la partita si era fermata. Alla sostituzione di un giocatore, infatti, lo sguardo era corso sul primo livello dell’anello. Capito il dramma, i giocatori avevano avvertito l’arbitro che aveva subito sospeso le azioni di gioco. E la partita si era spostata sugli spalti.

“Ho visto arrivare i soccorritori dello stadio, forti di defibrillatore: è l’unica, vera arma per ripristinare il battito cardiaco in queste situazioni". Ma è un’arma spuntata se il suo arrivo si incrocia con un arresto cardiaco prolungato. Ed è lì che il salvataggio prende corpo. "Credo che insieme abbiamo dato tempo ai soccorritori di arrivare tenendo in vita quel tifoso". Salvato sulla linea, come certi tiri che ballano sul filo della porta. "Dopo le scariche è ripartito il ritmo sinusale e il supporter è stato stabilizzato. In barella è stato portato fuori dallo stadio".

E lì, nel pieno del secondo tempo supplementare, è arrivata la comunicazione all’arbitro che il peggio era passato e che la partita poteva riprendere. Un fischio, l’annuncio dello speaker dello stadio. E l’ennesimo salto dalla morte alla vita, che per qualche minuto si sono rincorse intorno al rettangolo verde del Saint Jacob di Basilea. L’arbitro ha fatto cenno che avrebbe recuperato il tempo perduto. Anzi guadagnato: per il soccorso e per quel salvataggio rocambolesco. E lo ha davvero recuperato tutto: perché il gol della Fiorentina, segnato da Barak, è arrivato al nono minuto di recupero. La Fiorentina in gol all’ultimo respiro, i quel fan di 45 anni, che fa parte del Viola Club Il Porcellino, il risultato finale lo avrebbe scoperto solo il giorno dopo, una volta ripresosi dal malore e dai soccorsi in ospedale.

“La telefonata del padre è stato un grande regalo, anche se gli ho ripetuto che non era tutto merito mio, che tutti avevamo fatto la nostra parte". Certo, se l’infarto fosse scattato fuori dallo stadio o nel rientro ai parcheggi la storia forse sarebbe stata diversa. Ma da qualche parte era scritto un doppio lieto fine. Riassunto nella foto di gruppo della squadra davanti ad una grande vela. E quasi raccontato allo specchio tra il rettangolo verde e gli spalti.