"Infiltrazioni in Toscana: la mafia cambia pelle, pericolo per le imprese"

Parla Elena Meini, presidente della commissione regionale d'inchiesta dopo sei mesi di attività

Elena Meini

Elena Meini

Firenze, 18novembre 2021 - Elena Meini, consigliere regionale toscano della Lega, è la presidente della Commissione d'inchiesta sulle infiltrazioni mafiose. Sei mesi di  attività, presto la relazione finale.    

Presidente Meini, l'ultima maxi inchiesta sul porto di Livorno e la 'ndrangheta. Collusioni e corruzione. Le infiltrazioni sono sempre più forti in Toscana. Non crede?  "Credo proprio di sì. I fatti ultimi - a cui dobbiamo per onestà di cronaca aggiungere i recenti maxi sequestri di ingenti quantitativi di cocaina - ci dimostrano che il porto di Livorno abbia assunto un ruolo strategico per le mafie. Secondo gli esperti con i quali abbiamo collaborato in questi mesi il porto di Livorno gioca un ruolo strategico per le attività criminali, quasi al pari del porto di Gioia Tauro in Calabria. Un fenomeno che dev’essere rigorosamente contrastato, anche in vista degli investimenti previsti sul porto di Livorno. Purtroppo però è l’intero territorio regionale interessato dalle attività delle mafie. Dagli ultimi rapporti a nostra disposizione emerge una novità: in Toscana le mafie non operano più prevalentemente attraverso il controllo diretto dei territori e delle attività criminali tradizionali, ma si ergono addirittura ad una sorta di agenzia di servizi sfruttando le difficoltà del nostro tessuto sociale e produttivo".   

Che fare? Si dice alzare il muro della legalità. Concretamente come?  "La Toscana ha potuto vantare fino a ieri un tessuto politico, sociale e produttivo con anticorpi forti per contrastare le infiltrazioni. La metamorfosi che sta interessando le mafie (richiamata nella risposta precedente) sta però rendendo più difficoltoso intercettare i fenomeni mafiosi. Per questo è fondamentale che la Toscana faccia sistema come territorio, mettendo insieme le forze, politica, associazionismo, scuole, imprese e forze dell’ordine devono marciare compatte. Occorre osservare, analizzare, informare ed educare per riuscire prevenire e contrastare la mafia nella sua nuova veste. La Toscana ha la forza di una comunità coesa che sente forte il valore della legalità ma oggi questo non basta più".  

Che spaccato viene fuori per ora dalla commissione d'inchiesta che lei guida?  "Dalla commissione di inchiesta è emerso come ci siano in molte aree tentativi più o meno riusciti delle mafie di infiltrarsi nei nostri più importanti distretti produttivi. Non si tratta più di una mafia che si presenta con la pistola in mano, ma di persone estremamente preparate e attente, che utilizzano ogni spazio per poter far prevalere gli interessi dei clan a discapito dei territori. Occorre sostenere il nostro tessuto imprenditoriale che, specie in questo periodo di crisi, non ha trovato aiuti concreti nelle istituzioni. Un altro aspetto nuovo rispetto al passato è il rafforzamento delle mafie straniere sul nostro territorio, le quali si inseriscono nel contesto della criminalità organizzata toscana in modo non conflittuale, come invece avveniva in passato. Le diverse mafie, italiane e straniere che siano, hanno smesso di farsi la guerra. Oggi collaborano e si spartiscono gli affari senza pestarsi i piedi, questo le rende più silenziose e di conseguenza i loro rapporti risultano più difficilmente indagabili".  

La commissione che obiettivi ha?  "I lavori della commissione nella loro dimensione di ascolto sono terminati, poiché la delibera che istituiva la commissione fissava un tempo massimo di sei mesi. Ulteriore tempo ci è stato concesso ma solo ed esclusivamente per redigere la relazione finale. In questi sei mesi abbiamo ascoltato tantissimi validi interlocutori che ringrazio per la disponibilità ma il tempo a disposizione non ci ha permesso di concludere le numerose audizioni previste. Per questo abbiamo chiesto un contributo scritto a tutti i soggetti che non abbiamo potuto ascoltare direttamente".  

L' Osservatorio regionale decolla?  "Non decolla purtroppo. Come commissione abbiamo chiesto di procedere alla sua costituzione il 19 luglio scorso, sarebbe stato bello avviarne i lavori in concomitanza con l’anniversario della strage di via D’Amelio. Fra le proposte della commissione che presiedo ci saranno anche ulteriori modifiche per rendere finalmente più operativo ed efficace questo strumento".