Le Storie Crudeli in scena a Montespertoli

Appuntamento il 12 aprile con le novelle toscane rivisitate da quattro scrittori

Il regista Lorenzo Degl'Innocenti

Il regista Lorenzo Degl'Innocenti

Montespertoli (Firenze), 10 aprile 2019 - In scena le novelle della tradizione toscana rivisitate dagli scrittori Marco Vichi, Enzo Fileno Carabba, Anna Maria Falchi, Gianni Garamanti. L’appuntamento con ‘Storie Crudeli’ è il 12 aprile alle 21.15 al teatro Topical del Circolo Arci di Montespertoli, per uno spettacolo che riporta ai nostri giorni lo spirito autentico delle antiche novelle toscane, con la musica suonata dal vivo da Aldo Gentileschi, musicista del Duo Baldo,le illustrazioni di Marco Serpieri e la regia di Lorenzo Degl’Innocenti.

Nel progetto sostenuto dal bando ‘Nuovi pubblici 2018’ indetto dalla Fondazione CR Firenze, i quattro scrittori toscani hanno recuperato le antiche novelle popolari ‘L’assassino senza mano’, ‘Bellinda e il mostro’, ‘La ragazza mela’ e ‘Dodicino’ per trasformarle in storie nuove e moderne. Mantenendo la logica della fiaba originale hanno creato qualcosa di molto attuale, per tematiche e contenuti, con un linguaggio che, a tratti, diventa slang di giovani di oggi. Marco Vichi ha trasformato “L’assassino senza mano” in “Disobbediente”, il racconto di una nonna a sua nipote sulle sue terribili esperienze di vita vissuta nei mitici anni ’60, la lotta per l’emancipazione, la violenza e le drammatiche difficoltà delle donne. Nelle mani di Enzo Fileno Carabba, la più nota fiaba toscana, “Bellinda e il mostro”, diventa “Bellezza in scatola”, con personaggi che combattono più dall’interno dei loro pensieri che contro nemici reali: le ossessioni, le compulsioni, il panico e le ansie. Anna Maria Falchi parte da “La ragazza mela” e nasce “Melina”, con un nuovo stile caustico e ironico che racconta la maturità sessuale e l’accettazione di un nuovo sé. Gianni Garamanti trae spunto da “Dodicino” per creare “I colori del tramonto“ in cui si parla di immigrazione, di esclusione e di senso di appartenenza a una comunità, di lavoro, di violenza e soprusi, di connivenza e intolleranza.

 Lorenzo Degl’Innocenti, come nasce questo progetto?

“L’obiettivo era quello di riproporre antiche novelle per raggiungere il nuovo pubblico, cioè i ragazzi. Come spesso accade, certe idee nascono generalmente quando ci si ritrova a cena e si parla. Marco Vichi è un appassionato nel raccontare storie, e spesso il dopocena a casa di Marco è fatto da persone che si raccontano storie. L’idea è partita così. Abbiamo preso vecchie storie e le abbiamo rese nuove, attualizzandole”.

  Lei non solo ha firmato la regia ma è anche protagonista sulla scena.

“Esatto, darò voce a tutti i personaggi delle varie storie. Abbiamo dato una passata di vernice nuova alle vecchie storie popolari, in cui io interpreto tutti ruoli da narratore. Proprio come faceva il vecchio narratore, che si sedeva vicino al camino per raccontare, così io sono seduto sul palco, usando anche dei software per le voci dei personaggi, accompagnato dalle musiche di Aldo Gentileschi”.

Perché le avete chiamate ‘Storie Crudeli’?

“Perché c’è una particolarità che si ritrova nelle storie toscane, ed è la crudeltà. In quasi tutte le fiabe l’inciampo è il momento della crescita, il superamento della difficoltà è il momento in cui il personaggio ha la sua evoluzione. Oltre a questo, nelle fiabe toscane c’è poi sempre qualcosa di crudele. Ma raccontando “L’assassino senza mano” a un bambino, non lo si vuole traumatizzare,  bensì fortificare. Un po’ di questa crudeltà l’abbiamo mantenuta e il messaggio è rimasto invariato. Del resto dalla notte dei tempi fino ad oggi certe cose non sono cambiate, e il trovare la forza di oltrepassare un ostacolo è rimasto sempre il momento di crescita più importante”.

Avete in progetto di portare queste storie anche oltre la Toscana?

“Questi spettacoli sono stati resi possibili grazie al bando della Fondazione CR Firenze che mira al recupero dei nuovi pubblici. Il progetto ha come capofila l’associazione Dance Performance che ci ha permesso di usare i suoi locali per le prove. Partner organizzativo del progetto è Munar, Museo della Narrazione. Per adesso noi giriamo nell’hinterland, toccando Antella, Rufina, Lastra a Signa. Ma sarebbe ottimo portarlo in giro, del resto ci sono molti festival di racconti di narrazione in tutta Italia, e non sarebbe male parteciparvi o essere noi stessi capofila”.

  Dunque non sono da escludere nuove edizioni di ‘Storie Crudeli’, con sempre nuove storie?

“Dal momento che ci siamo divertiti tutti, e molto, sia  Vichi, Carabba, Falchi e Garamanti a scriverle, che io a raccontarle, perché non proseguire. Quanto alle nuove storie da raccontare, recentemente in una libreria mi è capitata tra le mani una piccola enciclopedia di novelle dell’800, alcune sono di autori sconosciuti, che sto leggendo con grande passione.”.

  Qual è la particolarità delle vostre rappresentazioni?

  “Ci spostiamo nei teatri senza avere una scheda tecnica. Il 12 aprile a Montespertoli saremo in un dancing cinema che non è proprio un teatro. E per raccontare storie antiche ma moderne, saremo in scena vestiti da ballerini anni ‘70. Il nostro progetto è quello di adattarci al luogo dove andiamo, quindi probabilmente a Rufina, dove saremo in un teatro piccolo ma pieno di tanti oggetti, c’è venuto in mente di lavorare con dei personaggi alla Beckett. Quindi ogni volta che faremo tappa nei vari posti, ci facciamo raccontare la storia di quel luogo così da rendere narratore anche il luogo stesso”.