REDAZIONE CRONACA

La casa dell’arte a Prato. I tesori di Palazzo Pretorio. Museo sempre più grande

Compie dieci anni la riapertura dello scrigno del Quattrocento. Una nuova sala con diciassette opere provenienti dai depositi interni .

La casa dell’arte a Prato. I tesori di Palazzo Pretorio. Museo sempre più grande

Le hanno tolte dalla polvere e dall’oblio, le hanno tirate a lustro per l’occasione grazie a un attento lavoro di restauro, le hanno messe a disposizione della città e dei turisti che entrano al Museo di Palazzo Pretorio: una media di 20mila presenze all’anno per ammirare una collezione che racchiude gioielli di Donatello, Filippo e Filippino Lippi, Bernardo Daddi e Giovanni da Milano. E così per il suo compleanno, dieci candeline spente da quella riapertura del 12 aprile 2014 (dopo un complesso restauro iniziato nel 1998 del Palazzo, sede dal 1912 del Museo Civico), il regalo lo ha fatto il Pretorio alla città: una nuova sala espositiva con 17 opere dei maestri del Quattrocento e Cinquecento provenienti dai depositi del museo stesso. Un anniversario da condividere con la comunità con l’arrivo di 17 tele e tavole che trovano collocazione nella nuova sala al primo piano nell’ala recentemente restaurata dell’antico Monte dei Pegni. "Opere che facciamo uscire dalla penombra dei depositi, mettendole a disposizione di studiosi e ricercatori", sottolinea la direttrice Rita Iacopino.

Fra gli artisti che da ieri possono essere ammirati, anche Tommaso di Piero Trombetto che è stato a lungo studiato dalla storica dell’arte pratese Isabella Lapi Ballerini. "Meno conosciuto di Filippino Lippi ma più popolare", puntualizza sempre la direttrice Iacopino. Da Stefano Pieri a Tommaso di Piero Trombetto, escono dalla polvere dei depositi e trovano nuova casa questi maestri del Quattrocento e del Cinquecento che documentano lo spirito vivace delle tante fucine artistiche attive fra Firenze e Prato (‘officina pratese’), compresa una preziosa raccolta di Sacre Famiglie e di Madonne con Bambino composta da dieci dipinti. La bellezza e la vivacità artistica di queste composizioni fa emergere la ricchezza della terra di Prato in cui, all’ombra della grande Firenze, si cimentano personalità meno note che dalla capitale medicea si spingono nelle periferie, rielaborando un linguaggio condizionato dalla cultura artistica dominante. Come già nel Quattrocento, modelli di dipinti dei maestri famosi si propagano anche nel Cinquecento, come quelli di Raffaello e soprattutto di Andrea del Sarto.

Ma l’offerta museale del Pretorio si amplierà ulteriormente con due nuovi spazi dedicati: una sala si chiamerà "Prato prima di Prato" con reperti archeologici provenienti dal territorio e dalla vicina area di Gonfienti mentre un’altra sarà dedicata al Museo del Risorgimento, con una raccolta di cimeli dell’antico museo risorgimentale che dai primi del Novecento fu allestito nel Pretorio. La giunta dal canto suo ha sottolineato l’importanza dell’investimento fatto in questi anni.

Altre novità sono in arrivo. Venerdì 24 maggio, alle 18, s’inaugurerà la mostra "Nel Segno e nel Colore" dedicata all’artista contemporaneo Primo Tamagnini, a cura di Giulia Ballerini (ex direttrice del Museo Soffici di Poggio a Caiano), con opere inedite mai esposte per l’omaggio a un pittore molto legato a questa città.

Maria Lardara