Il j’accuse di Hollberg: “Turisti mordi e fuggi e selfie selvaggi. Così Firenze si spegne”

La direttrice della Galleria dell’Accademia dopo l’invettiva sul ‘Guardian’: “Undici milioni di visitatori all’anno vanno gestiti, proteggendo la città e i cittadini”

Cecilie Hollberg

Cecilie Hollberg

Firenze, 19 aprile 2024 – “Le mie competenze iniziano alla porta d’ingresso del museo e finiscono a quella d’uscita". Cecilie Hollberg, storica tedesca, dal 2015 alla guida della Galleria dell’Accademia, scrigno che da più di 150 anni ospita il David di Michelangelo, non vuole dare lezioni. Ma lo dice chiaro e tondo: "Firenze ha 11 milioni di visitatori che ogni anno vogliono visitarla, non possono essere respinti: vanno gestiti, proteggendo il patrimonio della città". Già, ma come? La direttrice ha provato a spiegarlo in un lungo editoriale sul The Guardian , partendo dalla sua esperienza alla guida dell’Accademia, una ‘macchina’ da 2 milioni di ticket staccati nel 2023.

Hollberg, se l’overtourism fosse una malattia, Firenze avrebbe la febbre alta. Come fanno le città d’arte a divincolarsi dalla stretta del turismo mordi e fuggi?

"Parlo per quanto ho avuto modo di sperimentare alla Galleria dell’Accademia. Può essere vista come una sorta di microcosmo di Firenze. E ho visto cosa si può ottenere con un approccio sostenibile. Visite più lente, gruppi più piccoli, migliore segnaletica e orientamento, destagionalizzazione, distribuzione dei visitatori, aperture più lunghe: questi elementi sono stati trasformativi. E potrebbero essere anche vantaggiosi per la città e i suoi abitanti".

Le sembra che la città sia diventata ingorda e rischi di masticare più di quanto può digerire?

"Dico che un gruppone di 50 turisti è in grado di bloccare un vicolo o una strada, impedendo il passaggio e la visione agli altri, ostacolando bici, auto e mezzi pubblici. Un gruppo più piccolo invece no. Se tutti battono la ‘via maggiore’ facendosi selfie davanti a piazza della Signoria, al David o alla Primavera del Botticelli, tralasciando di vedere il resto perché questo resto non è valorizzato, si crea un problema. Non ci sono solo i punti a,b e c, ma tutte le lettere dell’alfabeto".

Già, i selfie. Crede che la corsa sfrenata ai social abbia impoverito il turismo?

"Il mondo va avanti, la soluzione non è spegnere i social. Non possiamo lamentarci dicendo che nell’800 era tutto più bello. Oggi è diventato più facile viaggiare e viviamo nel 21esimo secolo con tutti i pregi e gli svantaggi. All’Accademia i visitatori erano soliti affollarsi lungo un’unica traiettoria che andava dall’ingresso al David, concedendosi giusto il tempo per un selfie prima di uscire. Ripeto, è solo una questione di gestione. E di mercato: ci sono una domanda e un’offerta".

In che senso?

"Se si offre ai turisti un barbecue sotto al David, ci sarà sicuramente chi sarà disposto a farlo e parteciparvi. Questo per dire che sta a chi gestisce modulare la sua offerta. Dipende tutto da cosa offro e come lo offro, devo fare in modo che il mercato si adatti alle mie offerte".

La diagnosi è chiara, ma la cura da chi può venire?

"Tempo fa avevo provato a convocare una task force sull’argomento, soprattutto decoro e sicurezza. Alcuni soggetti della città hanno risposto, altri no: questo è un peccato perché sono sempre opportunità perse. Ci vorrebbe un ‘consiglio’ di albergatori, parroci, commercianti, residenti per rappresentare il tessuto della città e confrontarsi col Comune".

Pensa che una legge sul numero chiuso in centro potrebbe salvare Firenze e altre città d’arte?

"In Galleria abbiamo il numero chiuso per motivi di sicurezza. Cerco di fare entrare almeno 100 persone in meno del limite previsto. Voglio che le visite rimangano belle e vivibili. Dentro offriamo una segnaletica chiara. Sono i cartelli che devono dare sistema e ordine e indicare cose che nessuno avrebbe mai visto. La segnaletica consente di risparmiare tempo e di sentirsi rinvigoriti, non esausti. Il David rimane l’attrazione principale. Ma ora i visitatori guardano anche gli altri oggetti e danno loro la dignità e il rispetto che meritano. La stessa cosa può accadere per la città".

L’ex direttore degli Uffizi, Eike Schmidt a Der Spiegel , definisce Firenze una città insicura dove regna la paura. Lei che ne pensa?

"Non commento le dichiarazioni di Schmidt e non mi candido a sindaca (ride ndr ). Mi sono battuta fin dal primo giorno contro l’abusivismo e il bagarinaggio davanti al museo che dirigo perché si tratta del primo biglietto da visita. Per quanto mi riguarda non ho paura a girare in centro, ma è un dispiacere assistere e vedere certe cose".