Guerra al turismo delle paccottiglie "Ma per cambiare ci vorranno anni"

Tutte le associazioni di categoria concordi nel puntare a una trasformazione basata su decoro e qualità Confcommercio: "Ora programmazione". Confartigianato: "Via subito la robaccia, pensiamo ai cittadini"

Mercato

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FIRENZE, 2 giugno 2021 -  Le lavagnone con le bistecchesbatacchiate in offerta ogni due metri e i grembiuli da cucina con le parti intime del David in bella mostra non piacciono a nessuno. Inorridiscono i fiorentini che da un pezzo – ben prima della pandemia – hanno dato il benservito a quel centro storico che, procedendo per sottrazione di residenti, si è modellato a uso e consumo dei turisti. Storcono il naso anche le associazioni di categoria che tuttavia su un punto concardano: "L’accoglienza va ripensata, ma ci vuole tempo. Non è questo il momento, con le imprese a terra". Non ha dubbi in tal senso Claudio Bianchi, numero uno di Confesercenti: "Era logico che il centro ripartisse come si era fermato. Non ci si poteva aspettare ora qualità e servizi – dice – Il punto vero è che dobbiamo riflettere su cosa vogliamo. Movida, spazi estivi, eventi, commercio: dovranno essere prese decisioni anche impopolari". Quali? "La gente per esempio dove la vogliamo? A riempire le piazze o a sedere ai tavolini? Non si può più andare avanti su singoli progetti senza avere un quadro d’insieme. Ripensiamo tutti insieme l’accoglienza turistica, essendo consapevoli che i risultati si vedranno fra otto anni". Intanto nel dibattito sollevato da La Nazione entra a gamba tesa Alessandro Sorani, presidente di Confartigianato che invoca cambiamenti drastici: "Grembiuli con il David e pizze gommose ovunque... Ho sempre temuto che, passata la pandemia, questo aspetto grottesco della città potesse ripresentarsi. Uguale a prima. Ma non è inevitabile. Ci dobbiamo opporre. . Bisogna ripensare certi tratti della nostra realtà".

«È vero – prosegue Sorani – che dobbiamo pretendere che a farlo sia la politica ma la riflessione deve partire anche da noi imprenditori, che rendiamo viva questa città. Abbiamo dimostrato quanto siamo importanti per Firenze. Abbiamo dimostrato quanto siamo cruciali per il sistema economico. Dobbiamo essere i primi a ripensare noi stessi. In troppi sono già pronti a gettare la rete per pescare quanti più turisti possibile. Io penso che se davvero vogliamo rilanciare questa città, se davvero vogliamo dare vita a una normalità diversa e migliore, sia necessario cominciare a offrire la nostra tradizione, la nostra cultura. In una parola: la qualità. Penso ovviamente ai nostri piatti e ai nostri vini. Ma anche agli oggetti di uso quotidiano, all’artigianato. Insomma, bisogna semplicemente pensare ai fiorentini, bisogna lavorare per riportarli in centro. Mi auguro che la paccottiglia riaffiorata sui banchi sia solo un colpo di coda destinato ad esaurirsi". Sulla stessa lunghezza d’onda ma più ’comprensivo’ Franco Marinoni, direttore di Confcommercio Toscana: «Perdere l’occasione per ripensare il turismo sarebbe criminale – premette – ma consideriamo che ci troviamo davanti a imprese falcidiate da 15-16 mesi di crisi". Stop a paccottiglie e brutture? "Certo, ma ci vuole programmazione. Sennò qui ognuno fa uil suo".