"Il coraggio del rischio per il futuro di Gkn. Gli investimenti? Con i soldi dei privati"

Il manager Francesco Borgomeo e il destino dell’azienda: "Due strade per la reindustrializzazione, il piano però dovrà stare in piedi da solo"

Manifestazione di operai della Gkn (foto Giuseppe Cabras/ New Press Photo)

Manifestazione di operai della Gkn (foto Giuseppe Cabras/ New Press Photo)

Firenze, 5 dicembre 2021 - "Per rilanciare il sito e riavviare la produzione servono 100 milioni. Io sono abituato a lavorare con privati che non chiedono soldi allo Stato, ma portano risorse dove ci sono opportunità di business e mercato". Parola di Francesco Borgomeo, l’imprenditore specializzato in riconversioni green di successo, ‘arruolato’ dalla Gkn Driveline Firenze in qualità di advisor per trovare una soluzione per lo stabilimento di Campi Bisenzio, che non sia la chiusura e il relativo licenziamento dei lavoratori. Bogomeo, che nei prossimi giorni si recherà per la prima volta in fabbrica, un piccolo miracolo lo ha già fatto: ha messo tutti d’accordo proponendo di rilevare quote azionarie, stabilimento e lavoratori di Gkn (di proprietà del fondo Melrose), per fare da ponte alla reindustrializzazione del sito. "Ci sono tutti i presupposti per fare bene. Una cosa, però, mi preme sottolinearla: non sono superman, io mi metto a disposizione ma è un gioco di squadra" dice l’imprenditore che da oltre vent’anni affronta le aziende in crisi.

"Quando la proprietà di Gkn mi ha chiamato ho colto subito un enorme potenziale. Ma senza un’azione di grande coraggio e rischio non è possibile salvarla". Così l’imprenditore nato 54 anni fa a Firenze - "la provvidenza mi ha portato nella mia città natale per fare qualcosa di buono" - si è messo al lavoro e in breve ha trovato "dei candidati motivati" per la riconversione industriale. "Stiamo vivendo momento d’oro, il Pil sta crescendo a un ritmo che non si vedeva dagli anni del boom economico. E’ ora il momento di investire e di investire bene", continua Borgomeo ricordando che i soggetti interessati appartengono a settori in "crescita vertiginosa": un’azienda si occupa di componenti per energie rinnovabili, l’altra di macchinari per la farmaceutica, "settore leader in Italia". Certo, all’apparenza non ci sono molte affinità con l’attuale produzione di semiassi per auto "ma in entrambi i casi si parla di componentistica" sottolinea il manager che ritiene il settore dell’automotive "coperto da nuvole nere: serve ripensare l’intero settore e servono nuove politiche industriali perché la mobilità sostenibile può offrire tante opportunità". Per questo ascolterà anche le proposte del Collettivo di fabbrica che punta a un polo pubblico della mobilità sostenibile.

"L’investimento deve essere fatto con soldi privati. Ben vengano, poi, i supporti pubblici come possono essere gli ammortizzatori sociali, formazione e altre politiche attive. Ma i piani industriali devono stare in piedi da soli, a prescindere dai soldi pubblici", sostiene Borgomeo, che detta anche i tempi per la reindustrializzazione. Se la trattativa tra l’advisor e la proprietà va in porto - e ci sono tutti i presupposti - Borgomeo rileva la fabbrica di Campi dal 1° gennaio e nel giro di sei mesi mette in condizione il nuovo investitore per partire con il suo piano. "L’attuale proprietà non riaprirà la procedura di licenziamento collettivo", rassicura l’advisor intenzionato ad accedere prima alla cassa integrazione per transizione e poi per riconversione (a oggi i lavoratori sono scesi da 422 a 390 e i soggetti interessati hanno bisogno di quella forza lavoro). "Ma sono passaggi che vanno concordati con i sindacati", sottolineando che "il mio metodo si ispira alla cucina a vista nei ristoranti: massima trasparenza e collaborazione con tutti i soggetti coinvolti".