
Professor Blasi
FIRENZE, 6 Maggio 2021 - Dopo Notre Dame passerà all’Artemio Franchi? L’architetto fiorentino Carlo Blasi è uno dei “chirurghi“ a cui la Francia ha affidato la ricostruzione della cattedrale simbolo stesso della nazione: Notre Dame, distrutta dall’incendio del 2019.
Professor Blasi, cosa pensa del concorso internazionale per la ristrutturazione dello stadio Franchi?
"Ho seguito la vicenda sia come tifoso, sia un po’ come architetto e prima di tutto sono contento che lo stadio abbia ottenuto il finanziamento del Recovery Plan. Sono affezionato al Franchi e lo considero un’opera importante, conosciuta e apprezzata da tutti anche all’estero".
Bene, ma può passare da monumento a moderno stadio?
"Certo che può. È una bella sfida valorizzare un’opera come questa, ma io credo che se il bando del Comune viene fatto in modo da attirare grandi architetti, anche da un punto di vista economico diventerà un’operazione davvero significativa. Pensiamo solo al richiamo di un’archistar che interviene su un edificio di Nervi! Può venire fuori qualcosa di straordinario".
Lei come se lo immaginerebbe il futuro Franchi?
"Per esempio credo sia possibile fare la copertura, come in alcuni stadi francesi, poggiando su pilastri perimetrali, all’esterno delle tribune, senza intaccare la struttura. Così come sotto le tribune si possono immaginare locali commerciali di vario tipo. Lo spazio c’è e so che la soprintendenza ha già detto che in quelle parti non ci sono problemi di tutela. Del resto, sotto la tribuna c’era una piscina e tutti quei volumi possono essere riutilizzati in molti modi. Le racconto un aneddoto".
Prego .
"Noi oggi siamo abituati all’elegante pensilina della tribuna coperta. Ma si racconta che al momento del disarmo, gli operai avevano paura che crollasse. Allora Nervi vi salì sopra e da lì diede l’ordine di togliere i ponteggi, a garantire che la struttura per quanto leggera avrebbe retto".
Secondo lei come è messo il Franchi per la viabilità?
"Non sono un urbanista, ma vedo che quando ci sono i concerti al Mandela, il pubblico ce la fa ad arrivare. E poi ormai non servono più stadi da 100mila persone. Secondo me le soluzioni si possono trovare, a cominciare dall’utilizzo della stazione del Campo di Marte".
Perché fino ad ora non sono arrivati i grandi architetti a Firenze?
"Di solito la grande architettura è legata ai grandi capitali. Non a caso Firenze dettava legge in architettura nel Rinascimento, quando era una capitale del mondo. Ma l’architettura fiorentina degli anni trenta è stata importante, a cominciare da Nervi. Oppure da Michelucci con la stazione di Santa Maria Novella. Basti dire che l’idea della cascata tutta di vetro dell’ingresso è stata ripresa negli anni Sessanta da un architetto noto in utto il mondo come Mies van der Rohe, il “padre“ dei grattacieli".