EMANUELE BALDI
Cronaca

Effetto Squid Game, sos violenza tra ragazzi: "Hanno perso l’empatia per chi prova dolore"

Allarme per i casi di emulazione della serie tv. La piscologa: "Non distinguono più tra realtà e finzione: dobbiamo dialogare fin da subito"

Un'immagine tratta dalla serie Squid Game

Firenze, 25 ottobre 2021 -  Dottoressa cosa scatena nella mente dei più giovani questa serie tv? "Beh, iniziamo con il dire che la particolarità di questa serie tv è che sortisce effetti diversi su diverse fasce di età". Ci spieghi meglio "Prendiamo i bambini. C’è la tendenza immediata all’imitazione. Gli adolescenti invece sono colpiti dal concetto di rischio, di coraggio che secondo loro porta ad avere consenso". Però sembra avere un impatto particolare anche sugli adulti "Certo. Qui entra in gioco l’aspetto ludico che nel corso della vita non finisce mai. L’adulto si trova a ripensarsi a giocare a “Un, due, tre stella...“. E poi c’è l’immagine del protagonista, un personggio disperato che ha perso tutto e che per i soldi e il riscatto è disposto a qualsiasi cosa. Pensiamo anche al tema della sopravvivenza". Spesso i film hanno un forte impatto sociale. Ma nessuno sembra mai aver raggiunto i livelli di Squid Game. Perché? "Perché ha un fortissimo aspetto scenico. E’ breve, fa presa". Un mix di violenza e impatto visivo. Ricorda un po’ Arancia Meccanica di Kubrick "Il contenuto è quello: violenza esasperata e l’uso della stessa senza una risonanza emotiva". Cioè? "Cioè con l’incapacità di mettersi nei panni di chi la subisce". Quest’estate sui lungarni scoppiavano risse lampo ogni sera. Abbiamo scoperto che venivano trasm esse in diretta su Instragram... "Non solo, spesso queste risse vengono organizzate per tempo, con orari precisei. E’ inquietante, ma è inutile stupirsi: oggi la violenza è ovunque. Quindi serve a poco dire di spengere Netflix tanto i ragazzi gli stessi contenuti possono andarseli a cercare su un qualsiasi social". Insomma non se ne esce "Credo che priobire o giudicare serva a poco. Bisogna insegnare a codificare certi messaggi". E come si fa? "La scuola è importante. Deve offrire ai ragazzi strumenti per capire i messaggi visivi, distinguere tra realtà e finzione". Spesso si parla di immagini violente trasmesse oggi. In reatà anche trent’anni fa c’erano cartoni con contenuti molto forti. Ma perché un adolescente nel 1990 era meno portato a replicare certi atteggiamenti mentre i ragazzini del 2021 non riescono a farlo? "Banalmente perché un adolescente, trent’anni fa, faceva ’esperienza’ sul campo. Oggi tutto è virtuale, si tende a vivere la realtà su uno schermo. Prima poi c’era molta più propensione al dialogo. Oggi i giovani cercano informazioni con un clic". E riconoscono meno l’autorità di un genitore o un maestro? "Più che di autorità parlerei di autorevolezza. Un tempo chi tornava a casa con un brutto voto si sentiva dire dai genitori: “Giusto, non hai studiato“. Oggi vanno tutti a protestare a scuola". Le conseguenze? "Incapacità di tollerare le frustrazioni. E così i ragazzi accumulano rabbia. Rabbia diffusa sempre più a ogni età". Per i modelli irraggiungibili? "Su TikTok sono tutti belli, sui social ci sono foto di donne over 50 meravigliose. E i testi delle canzoni? Parlano di soldi facili, successo. Ma sono molt distanti, la gente sbatte ogni giorno contro la vita reale". Forse manca anche un po’ di sana noia ’costruttiva’ "Vero, mancano i tempi vuoti, tutto è riempito". Una sorta di bulimia di emozioni. Torniamo a Squid Game? "Esatto, la violenza eccita, dà emozioni forti subito". Emozioni che un tempo magari si trovavano in discoteca "Nelle vasche in centro, nei capannelli in motorino, nel ridere di niente. Oggi i luoghi di contatto non contano più". Un consiglio a un insegnante che domani dovesse trovarsi di fronte a ragazzini che emulano le gesta della serie tv "Parlate ai ragazzi. Domandategli: ’Che gioco fate?’. Provate a chiedergli di mettersi nei panni di chi subisce una violenza".