Firenze, 23 gennaio 2023 - Donazioni sangue con il segno meno in Toscana. La conferma arriva da Claudia Firenze e Claudio Zecchi, presidenti rispettivamente di Avis e Fratres Toscana. Il calo in "casa Fratres" nel 2022 oscilla tra le 800 e le 850 donazioni, su un totale regionale di 63.000, mentre la flessione di Avis è nell’ordine di quasi 5.000 sacche su quasi 106.000. Numeri che non possono che fare riflettere e che confermano un trend che vede una decrescita sia del numero delle donazioni che dei donatori.
"Purtroppo - racconta Zecchi - la contrazione è nazionale e riguarda anche le altre regioni tradizionalmente avanti in questo campo, come Emilia, Veneto e Lombardia. Nel frattempo le attività ospedaliere ordinarie sono tornate alla normalità, dopo lo stop imposto dalla pandemia, e questo ha fatto tornare la richiesta di sangue e derivati a livelli molto alti, che il sistema non riesce a soddisfare". "Ci troviamo davanti a un calo importante - aggiunge Firenze - del quale non riusciamo a capire bene le cause e che deve essere studiato in maniera approfondita per cercare di porre in atto i necessari correttivi. Sicuramente la pandemia ha modificato il sistema valoriale, le persone in questo momento non sono tranquille e non donano volentieri. Come Avis ci consola il fatto che dal raffronto con i dati del 2021 risulta in aumento il numero dei donatori e dei volontari under 25: oltre 500 giovani in più rispetto allo scorso anno".
"Sono convinto che il calo - prosegue Zecchi - sia dovuto a un insieme di fattori. Sicuramente sempre meno lavoratori dipendenti usufruiscono dei permessi che la legge consente ai donatori: siamo a circa il dieci per cento del totale. Dopo lo stop subito da molte attività dovuto alla pandemia riscontriamo una sorta di ritrosia a chiedere un permesso legato alla donazione del sangue. E quindi si preferisce sospendere questa attività o rimandarla a tempi migliori". Avis e Fratres, unite da una crisi che coinvolge la loro attività istituzionale di donazione e proselitismo del volontariato, hanno una ricetta simile per cercare di uscire da questo tunnel: imparare a stare di più sul "mercato", ovvero mettere in campo tutte le attività necessarie a rendere la donazione di sangue e plasma più semplici possibile.
«Bisogna ampliare gli orari nei quali è possibile donare sangue o derivati oppure aprire nei fine settimana - le parole di Zecchi -. Questa volontà, però, si scontra con una difficoltà oggettiva, ovvero la carenza di personale sanitario, medici in particolare". "Il donatore non è un malato - gli fa eco Firenze - se non trova posto o è costretto a orari o luoghi che non gli sono congeniali, rinuncia alla donazione". In Toscana sia Avis che Fratres hanno cercato di mantenere attiva una rete di centri di raccolta più ampia possibile, proprio per garantire ai donatori la possibilità di effettuare il loro gesto di altruismo nel modo più comodo e più vicino a casa possibile.
Ma è indubbio che a livello regionale il numero sia calato in maniera sensibile e che le modifiche alla normativa che risalgono ormai a quasi dieci anni fa abbiano contribuito a far crollare il numero dei donatori. "Ecco perché - concludono Zecchi e Firenze - scommettere sui giovani è fondamentale: in questo senso i progetti di Servizio civile universale delle nostre associazioni vanno proprio nel senso di coinvolgere quella fascia di popolazione che può rappresentare una vera e propria risorsa sia nella donazione che nelle azioni di proselitismo".