Non solo la Gkn: nel distretto auto toscano 5.800 posti a rischio

Propulsori alternativi e strategie per il massimo risparmio delle multinazionali minacciano il futuro del comparto

La protesta della Gkn (New Press Photo)

La protesta della Gkn (New Press Photo)

Firenze, 22 luglio 2021 - Non solo Gkn . Tutto il distretto toscano dell’auto è in sofferenza. Condizionato dalla crescita del settore elettrico e da strategie che spingono le multinazionali alla ricerca del massimo risparmio, anche nel tentativo di ritrovare i margini di guadagno erosi del recente aumento dei costi delle materie prime.

Secondo la Camera di Commercio di Firenze il settore conta in Toscana 5.814 addetti e 241 aziende, con 860 milioni di export nel 2020 (erano 950 nel 2019). Partendo da Livorno, dove hanno chiuso la Delphi e la Trw, restano la Magna con 450 lavoratori, la Pierburg con 280, la Bozzi con una cinquantina e la Samet con 45.

A Pisa la Vitesco con 1000 lavoratori in 2 stabilimenti e la AssoWerk con 303. Ad Arezzo la Lincoln Electric con 100 addetti e la Itedi. con 150. A Pistoia la Fratelli Martinelli e la Automatic Press con una 70ina e a Lucca la Cordi con 110.

"Siamo in una fase cruciale della transizione ecologia – dice Massimo Braccini, segretario genarale Fiom Cgil Toscana –: non possiamo più limitarci a rincorrere le crisi. Se l’Italia non vuole fare a meno di un settore così importante serve un piano globale, che guidi le aziende verso l’elettrico. Rimettiamo al centro i lavoratori, cambiando le regole che permettono alle multinazionali di non rispettarne i diritti. Solo così cogliamo anche l’opportunità del Pnrr".