
Vaccino anti-Covid (Ansa)
Firenze, 27 dicembre 2020 - Dopo il V Day di oggi partirà la campagna vaccinale di massa. La prima fase, dedicata alla protezione della fascia della popolazione sanitaria e degli ospiti delle Rsa, dovrebbe partire il 4 gennaio, anche se sulla data non ci sono ancora conferme ufficiali.
Si tratta di un’operazione di una straordinaria complessità che sarà uno stress test per il sistema sanitario. Ma già prima di iniziare siamo in ritardo rispetto al piano regionale e al cronoprogramma varato per la prima fase. Sta naufragando la possibilità che si possano effettivamente immunizzare, entro la metà di febbraio, le 116.240 persone per le quali la struttura commissariale guidata da Domenico Arcuri aveva accordato l’invio delle dosi: ne servono il doppio per garantire l’immunizzazione con una seconda iniezione da effettuare circa 21 giorni dopo la prima.
Ma i tempi slittano, perché le fiale arriveranno a singhiozzo dal Belgio via Pomezia: almeno secondo quanto sin qui stabilito, giungeranno 27.500 dosi il 31 dicembre, 24.500 il 4 gennaio, 28.300 l’11, 24.400 il 18 e 31.200 il 25 per un totale di 135.900. Ne devono arrivare in tutto 232.480. Si aspetta il via libera dell’Ema (l’agenzia europea dei medicinali) al secondo vaccino americano per il 6 gennaio: dopo quella data potrebbero cominciare ad arrivare anche le dosi di Moderna. Ma chi si vaccina con un farmaco deve effettuare la seconda iniezione con lo stesso. Avere due vaccini così diversi da somministrare in contemporanea aumenterà la complessità dell’organizzazione.
Ma con questo scaglionamento sin qui previsto non è possibile procedere all’apertura delle agende per le prenotazioni in un’unica soluzione per tutti gli operatori. Per questo la Regione sta pensando di frammentare la prima fase in almeno due tranche: nella prima, dal 4 gennaio, sarebbero chiamati alla vaccinazione solamente gli operatori ospedalieri (pubblici e delle case di cura private), circa 42mila persone. Mentre gli 8.500 operatori e i 12.900 ospiti delle case di riposo verrebbero vaccinati direttamente all’interno delle strutture. Si perderà molto più tempo. Con questo sistema, infatti, i tempi di vaccinazione saranno dilatati: dal 4 gennaio si effettueranno in Toscana circa 8.000 vaccinazioni al giorno, con un unico punto vaccinale per ospedale.
Per questo il governatore toscano Eugenio Giani, con l’assessore regionale al diritto alla Salute, Simone Bezzini, sta bussando al commissario Arcuri con il quale la Regione ha aperto una fase interlocutoria. Si spinge per poter ottenere prima un maggior numero di dosi. "Abbiamo una macchina da guerra, sono orgoglioso dell’organizzazione che abbiamo messo in campo", dice Giani. Ma l’impresa è tutt’altro che semplice. Con questo scaglionamento e quasi la metà delle persone da vaccinare per la prima volta con le dosi che arriveranno con l’invio dopo il 25 gennaio, si rischia di arrivare a completare la prima fase nella seconda settimana di marzo, con quasi un mese di ritardo rispetto alle prime previsioni.