Toscana a un passo da contagi zero. Ma addio all’immunità di gregge

Oltre centomila test sierologici, solo il 3% è positivo al test di massa. E pochissime conferme dai tamponi

Un tampone effettuato in auto

Un tampone effettuato in auto

Firenze, 29 maggio 2020 - In Toscana siamo a 110mila test sierologici effettuati sui lavoratori che non hanno interrotto l’attività nel periodo del lockdown: si tratta di circa 250mila persone. Un inizio, perché poi lo screening sarà esteso e già tutti possono farlo gratuitamente nei laboratori privati che hanno aderito al progetto della Regione, su presentazione di richiesta del medico di famiglia. Sui primi 105.000 test analizzati (50.647 effettuati con pungidito e 54.353 con prelievo venoso), solamente il 3,04% dei toscani è risultato positivo agli anticorpi e dunque è entrato in contatto con il nuovo coronavirus.

Dati alla mano, almeno in Toscana, non è possibile sperare nell’immunità di gregge per proteggerci da eventuali nuove ondate epidemiche. Ma per impedire che il miglioramento dei dati di questi giorni (anche ieri sono stati registrati solamente 4 nuovi casi nella nostra regione e, purtroppo, due decessi) si traduca in un allentamento dell’attenzione, e il virus torni a diffondersi più massicciamente, è necessario insistere con le misure di distanziamento sociale e di protezione individuale.

Su 105mila test, 1.639 hanno rivelato la presenza di immunoglobuline G, che compaiono più tardivamente e permangono più a lungo, indicando che il sistema immunitario ha sviluppato le difese contro il virus. Mentre 1.560 sono risultati positivi alle immunoglobuline M, anticorpi che compaiono più precocemente e indicano un’infezione in corso. La maggioranza positivi al test, 3.154 persone, è compresa nella fascia di età fra i 50 e i 59 anni: 528 casi; seguono la fascia dei quarantenni, con 372 casi, trentenni con 204, ventenni con 146. Tra i 10 e i 19 anni sono risultati positivi 22 bambini e ragazzi, 2 sotto i dieci anni, 200 persone positive al test fra i 60 e i 69 anni, fra i 70 e i 79 il numero scende a 88. Ci sono anche 26 ultraottantenni e 6 over novanta. Tutti i sieropositivi, ovvero 3.154 persone, sono state sottoposte a tampone di conferma diagnostica, facendo emergere l’esiguo numero di 69 casi attualmente positivi al virus, ossia lo 0,07%.

Il dato degli attualmente positivi è drasticamente diminuito rispetto a tre settimane fa, quando la percentuale si aggirava intorno allo 0,7% (era arrivata anche all’1%), mentre fra le 51.500 persone testate della popolazione sanitaria la percentuale positiva al tampone era risultata dell’1,1%. Dati che confermano che il virus sta circolando meno. Anche se pochi, i 69 casi individuati con il test sierologico, confermano il valore strategico dello screening a supporto della sorveglianza epidemiologica, soprattutto in questa fase 2.

Senza screening quella popolazione asintomatica, positiva al momento dell’effettuazione del test, non sarebbe stata rintracciata in quanto priva di sintomi e non sarebbe stata isolata, insieme ai contatti stretti, e avrebbe potuto continuare a contagiare a sua insaputa. In questo momento, gli sintomatici rappresentano più o meno l’80% dei casi positivi al coronavirus. Un secondo dato importante riguarda l’immunità, anche se purtroppo sia per il significativo numero di falsi positivi (dato da un’elevata sensibilità dei test che, invece, producono pochissimi falsi negativi), sia per l’incognita sulla durata e la protezione degli anticorpi prodotti, non può avere valore di passaporto sanitario. Il test serve anche per misurare la diffusione del virus, tuttavia se gli anticorpi dovessero scomparire nel giro di pochi mesi, soprattutto negli asintomatici, non fornirebbero comunque un quadro esaustivo di quante persone sono state infettate durante l’epidemia.