Veronesi: "Sogno una Radio Londra del Coronavirus"

Lo scrittore, premio Strega 2006: "Mi rassicura pensare che i migliori scienziati siano tutti concentrati sulle soluzioni: la cura e il vaccino"

E’ appena uscito l’ultimo libro di Veronesi "Un dio ti guarda"

E’ appena uscito l’ultimo libro di Veronesi "Un dio ti guarda"

Firenze, 17 marzo 2020 - Il coronavirus ha cambiato la nostra vita? Ne parliamo con Sandro Veronesi, 61 anni da compieree il 1° aprile, scrittore, nato a Firenze, cresciuto a Prato, città che da un paio d'anni ha lasciato per tornare a Roma. Veronesi vinse il premio Campiello 2000 con La forza del passato e il Premio Strega 2006 con Caos calmo. Con Il colibrì uscito a ottobre è in corsa per lo Strega  2020.   E' fratello maggiore del regista cinematografico Giovanni Veronesi.

Sandro Veronesi, è cambiata la sua vita col coronavirus?

"Ero preoccupato per i miei due figli che vivono a Londra. Preoccupato dopo le prime dichiarazioni di Johnson che auspicava il maggior contagio perché si formasse immunità di gregge. Poi anche in Inghilterra si sono corretti e presto faranno come noi".   

Johnson invitava a rassegnarci di perdere i nostri anziani.

"Bel calcolo politico. BoJo è stato eletto dagli anziani, gli stessi che votarono la Brexit. E ora li vuole seccare".

Approva il comportamento dell'Italia?

"Sì, ora non abbiamo alternative e mi sembrano misure sagge. All'inizio, avrei fatto più tamponi, non solo ai sintomatici".

Chiuso in casa, le verrà voglia di scrivere.

"Tutt'altro. Non è un clima che stimoli a creare. Semmai a ciondolare fra tv e Netflix. Cercando un po' di sport. Non c'è giorno che non ne guardassi, foss'anche biliardo. Ora, solo repliche e lo sport mi manca".  

Consigli un libro.

"Cascate male. A me piacciono storie dolorose, non aiuterei ad evadere".

Un titolo.

"Se insiste, 'Anche le sante hanno una madre' di Allan Gurganus, grande americano, non famoso in Italia. Edito da Playground, si trova  online. Adatto per tempi di librerie chiuse".

Se non scrive e non legge, cosa fa di fronte al coronavirus?

"Mi pongo  domande"

Ne dica una.

"Ne ho tre, alle quali la scienza deve risposte. Perchè tanta sproporzione fra contagi maschili e femminili? 81% a 19% è una media non riscontrabile in altre patologie e i parametri dettati dai numeri ormai sono affidabili. Poi, devono chiarire  perché i bimbi non lo prendono o se lo prendono, poi guariscono. Infine, perché in Russia non c'è Coronavirus".

Nemmeno in Israele.

"Israele ha chiuso tutto, si è protetto. La Russia no. E è grandissima e confina con la Cina. Forse non rivela, ma è strano che riesca a tenere il segreto. E' un mistero, che non abbia focolai". 

Misterioso anche che la sua Prato non registri un solo cinese contagiato.

"Per una volta l'opinione pubblica parla bene della mia città, anche se ora vivo a Roma. E ne sono felice.I cinesi di Prato sono stati molto responsabili. Il merito però credo sia delle scelte della Regione". 

In che senso?

"La Toscana ha evitato ciò che è successo in Lombardia, dove il focolaio è stato un ospedale. Per questo, là è così feroce".

Lei ha raccontato in "Profezia" la malattia che ha portato alla morte i suoi genitori. Cosa pensa del dilemma, emerso con la recente cronaca, se  il medico debba scegliere fra salvare il paziente giovane o l'anziano?  

"E' una domanda teorica, basata sull'aspettativa di vita.  La risposta non può essere solo anagrafica. Fra un 65enne in perfetta forma e un 48enne bevitore e fumatore, chi può vivere più a lungo?  La scelta reale per fortuna si fa sulla base di chi sia arrivato prima in ospedale. Senza abbandonare. In Toscana sono ricoverati pazienti lombardi che non hanno trovato posto a casa loro, segno che non è stato scaricato  nessuno. Un medico che ha pronunciato il giuramento d'Ippocrate non potrebbe vivere dopo aver fatto una scelta del genere".

Si torna a Johnson, all'addio ai vecchi dato per scontato.

"In Cina e in Corea, che hanno affrontato il Coronavirus prima di noi  non si sono posti il problema. Là, i vecchi li venerano e li proteggono".

Anche noi mediterranei.

"L'Iliade è una lunga saga di eroi, citati con il nome del padre. A lui devono tutto ciò che sono".

Dai miti antichi a quelli contemporanei. La sensazione che abbiamo col Coronavirus è di trovarsi dentro un film. E aspettiamo il lieto fine.

"Invece è tutto reale e non sappiamo come finirà. Né quando".

C'è di che impazzire.

"Sopravvivo grazie a una considerazione. Che in questo momento non solo i virologi, non solo i medici, ma tutti gli scienziati: i chimici, i fisici, tutti quanti stanno certamente studiando alla soluzione che porti a una terapia per guarire e al vaccino per prevenire".

Non c'è garanzia di successo.

"Mi affido all'ingegno dell'uomo. Lo stesso che portò a scoprire la penicillina da un fungo. E ai benefici che ricadranno  sotto ogni profilo su chi troverà la soluzione".

Soldi, fama. Soldi.

"Appunto. Nobel e miliardi. Tutte le migliori menti del mondo oggi sono concentrate lì".

I malpensanti dicono che il vaccino c'è già e i morti servano ad alzare il prezzo.

"E' stata dichiarata una pandemia e l'economia è in picchiata. A che serve il miglior  brevetto del mondo, se nessuno poi ha soldi per pagarlo?".

Cosa sogna?

"Visto che è come fossimo in guerra, sogno una Radio Londra che ogni sera alle sette annunci i passi  avanti che ogni centro di ricerca ha mosso quel giorno. Seul questo,  Tel Aviv quest'altro. Shanghai quest'altro ancora... Sarebbe già moltissimo".