ENRICO SALVADORI
Cronaca

Coronavirus, si ferma pure la Capannina di Forte dei Marmi. Non succedeva dal 1942

Il virus e la prudenza impongono di spegnere le luci nel locale simbolo. Prima ci erano riusciti solo un incendio e Mussolini. "Ma torneremo più forti"

Gerry Calà e Valeria Marini con il patron Gherardo Guidi

Forte dei Marmi (Lucca), 8 marzo 2020 - Si era fermata nel 1939, solo dieci anni dopo essere stata inaugurata, a causa di un devastante rogo. Poi un secondo stop nell’agosto 1942 quando Benito Mussolini di suo pugno firmò l’ordinanza di chiusura. Riaprì nel luglio 1945 come Club militare e da quel momento la musica ha allietato ininterrottamente le notti della Capannina di Forte dei Marmi, sfidando i pericoli rappresentati dall’austerity del 1973 o dall’epidemia di Sars.

Il coronavirus invece ha imposto la chiusura e ieri sera le luci erano spente sul lungomare della Versilia, nel locale da ballo più antico del mondo ancora in attività, carico di un fascino senza tempo. Il patron Gherardo Guidi ha dimostrato grande saggezza nel recepire le istanze del decreto governativo per evitare il diffondersi dell’epidemia nei ritrovi affollati. Un’attenzione che invece titolari di altri ritrovi più piccoli ma frequentatissimi in Versilia non hanno avuto.

Ha promesso, Guidi, che la Capannina appena il pericolo sarà cessato riprenderà ad essere il punto di riferimento nazionale e internazionale per chi si vuol divertire e sarà un modo per celebrare il tanto atteso ritorno alla normalità. Come accadde prima della guerra quando l’architetto Maurizio Tempestivi, dopo l’incendio della struttura interamente in legno, la progettò e la famiglia Franceschi la fece ricostruire a tempo di record. Soltanto cinque giorni dopo che il vecchio Achille era improvvisamente mancato. I figli Guido e Nevio volevano recuperare il tempo perduto e neanche i tempi di guerra smontarono loro e la voglia di divertirsi della facoltosa clientela.

Tra i frequentatori i nobili delle famiglie Della Gherardesca, Rospigliosi, Sforza, gli intellettuali come Curzio Malaparte, Thomas Mann, Moravia e molti altri, il giovane John Kennedy, gli industriali guidati dagli Agnelli ma anche figure legate al Regime quali Ettore Muti, Italo Balbo e soprattutto Edda Ciano, la figlia del Duce, grande amica di Susanna Agnelli. E per questo Mussolini chiuse un occhio fino a quando alla vigilia del Ferragosto 1942 l’irruzione degli uomini della questura di Lucca fece venire alla luce che si stava preparando una cena a base di vino, champagne, pane bianco e addirittura un vitello intero da cucinare. Qualcuno cercò maldestramente di discolparsi dicendo che si trattava di carne di asino, ma la verità era alquanto evidente. Troppo sfarzo in un momento in cui cadevano le bombe e l’Italia faceva la fame. Da qui lo stop.

Miracolosamente la Capannina, sbarrata con assi di legno, venne risparmiata dal conflitto nonostante che la Linea Gotica fosse a due passi, teatro di durissimi bombardamenti. La trovarono intatta quando nel luglio 1945 gli ufficiali, americani, inglesi e canadesi la utilizzarono come Club militare. Ritrovo per solenni bevute e balli sfrenati con la presenza delle ‘segnorine’. Un anno dopo tornò a chiamarsi La Capannina di Franceschi e rappresentò la voglia di ripartire che aveva l’Italia. Da quel momento la musica non aveva cessato di riempire le notti di un locale che fa parte della storia del Costume dell’Italia. In inverno la Capannina è aperta il sabato, nei prefestivi e nei festivi infrasettimanali e ieri sera vedere le luci spente ci ha fatto capire quanto sia grave la situazione. Ma anche quanto sia grande la voglia di lasciarsi alle spalle questo periodo così cupo che stiamo vivendo. Neanche la Covid-19, passata la fase dell’emergenza, riuscirà a scalfire il mito di un locale che sfida il tempo, le mode che passano come un alito di vento, e le tendenze musicali che si avvicendano vorticosamente.

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