
Viviana Ponchia
11 aprile 2016 - LEI C’ERA molto prima che il ministero invitasse i docenti ad alzare le antenne per individuare i mattoidi al volante di mezzi pronti per lo sfasciacarrozze. Insegnava tedesco, non saltava una gita e aveva ben chiara la differenza tra viaggio di studio e ultimo viaggio. Veniva soprannominata Helga la belva di Dusseldorf per l’intransigenza e il rude approccio con l’essere umano. Ha istigato all’odio generazioni di studenti, colleghi, gestori di albergo, autisti.
Oggi sarebbe ringraziata e presa come modello nella stagione che cerca di salvare capra e cavoli: il momento più irresistibile della scuola e la sicurezza duramente incrinata dalle stragi. Helga era in missione perenne dentro il perimetro del liceo e sulla pericolosa traiettoria della Terra attorno al Sole. Ispezionava l’igiene dei bagni, la qualità dell’aria nelle classi. Dava il meglio in mensa, dove a suo parere era sempre in agguato l’avvelenamento. Ma superava se stessa in primavera, quando si avvicina l’ora dell’esodo collettivo verso qualche pretesto artistico. L’hotel non doveva essere vicino a corsi d’acqua o ferrovie, superare il secondo piano e avere accessi secondari. I guerrafondai non potevano dividere la stessa stanza e l’improbabile coprifuoco scattava alle dieci.
Molti sospettano che compisse sopralluoghi di sminamento, ma non ci sono prove. La sua trasfigurazione avveniva però sul mezzo scelto per il viaggio e di fronte al conducente. In un'epoca senza cinture sapeva legare tutti al sedile con oscure minacce nibelunghe e con la sapienza di un gastroenterologo dissuadeva dal consumo di alimenti che avrebbero causato soste forzate. Gli autisti non possono avere dimenticato lo sguardo di disgusto che posava sulle gomme, i bocchettoni dell’aria condizionata e loro medesimi, sottoposti a test per valutare lo stato neuro-cognitivo, memoria e orientamento. La ripartenza dopo una sosta in autogrill era esclusa se l’irresponsabile veniva sorpreso con in bocca alimenti incompatibili con la digestione e la prontezza di riflessi. Non la pagava nessuno, non si faceva pregare. Aveva un piano a difesa della vita quando sembrava che a nessuno importasse. Faceva prevenzione mentre tutto era lasciato al caso. Se fosse ancora là oggi bisognerebbe andare a riprenderla.