MICHELE BRANCALE
Cronaca

Città del Mediterraneo, le testimonianze. "Disegniamo il futuro con la forza disarmata delle donne"

Sei storie per un'alternativa possibile alla rassegnazione. A Medì le testimonianze di chi sta sulla frontiera di mille sfide senza impugnare le armi

A Medì 'Le donne nelle città del Mediterraneo'

Livorno, 12 marzo 2024 - Un'alternativa delle Città del Mediterraneo alla "logica" dello scontro, visibile, praticabile e praticata. A Livorno si è svolto nei giorni scorsi il convegno internazionale Medì promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, con il patrocinio della Regione Toscana e il Comune di Livorno, in collaborazione con la Diocesi labronica e Istoreco. Dopo la relazione introduttiva di Andrea Riccardi, storico e fondatore di Sant'Egidio, e i saluti del sindaco Luca Salvetti, di mons. Paolo Razzauti per la Diocesi, e di Eugenio Giani, Presidente della Regione, tre panel di approfondimento. 

Sulla memoria che costruisce la città si sono confrontati il politologo di Istanbul Cengiz Aktar e di Tunisi Nadia Marzouki, con Pascal Luongo (Marsiglia, avvocato), Ahmed Maher (Alessandria d’Egitto, ingegnere), Jaume Munoz Jofre (storico di Barcellona), alle prese con realtà che vogliono riscrivere la propria identità e missione. Pascal Luongo a Marsiglia ha riportato alla luce la rappresaglia del Porto vecchio e costruito su di essa un’azione collettiva molto originale. Jaume Munoz Jofre, giovanissimo direttore del Patrimonio storico e culturale della città di Barcellona. Ahmed Maher è di Alessandria d’Egitto, la città degli europei d’oltremare.

La voce delle donne del Mediterraneo è stata portata a Medì da Delia Buonomo (Caffè Hobbit, Ventimiglia), Philippa Kempson (Hope Project, Lesbo), Corinne Vella (giornalista, Malta), Barbara Bonciani (sociologa, di Livorno) e Nadia Marzouki e, in un altro panel, da Cheriz Gafsia, che a Tunisi è una delle giovani esponenti della nascente architettura sociale, e da Tatjana Gromaca (Pola). Delia Buonomo a Ventimiglia ha salvato l’umanità della sua città nel piccolo Caffè Hobbit. Philippa Kempson con la sua famiglia a Lesbo ha letteralmente raccolto dalle acque i piccoli “Mosè” in fuga dalle guerre di ogni dove. Corinne Vella è la sorella della giornalista Dafne Caruana Galizia uccisa a Malta.  

La città che diventa racconto è stata affidata invece a Pietro Spirito, giornalista e scrittore triestino, alla poesia di Tatjana Gromaca di Pola, all’ironia di Marco Gasperetti e all’energia cortese di Gafsia.

"Livorno è qui con la sua capacità di adattamento, solidarietà, difesa dignità umana di tutti i cittadini - ha spiegato il sindaco di Livorno Luca Salvetti - Medì accende i riflettori sul nostro compito di cittadini. Grazie a chi lo ha organizzato con passione ed entusiasmo". A Medì, ha rilevato mons. Paolo Razzauti, "non ci sono steccati", per creare un Mediterraneo di pace e non di morte.

"Medì - ha detto Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana - a dieci anni dal suo inizio con la Comunità di Sant'Egidio, onora la Toscana con tante suggestioni nuove nella Livorno senza ghetto e senza mura. Ho ritrovato qui lo spirito della città sul monte che parla al mondo con lo spirito del Mediterraneo, di cui parlava La Pira. La centralità delle città del Mediterraneo è fondamentale per un'azione di pace. Faccio i complimenti alla Comunità di Sant'Egidio per la lungimiranza con cui intreccia questa preziosa rete di relazioni".

Eugenio Giani a Medì, 2024
Eugenio Giani a Medì, 2024

In questa rete di rapporti la “resistenza” delle donne a derive disumane. Dalle guerre, ai respingimenti dei profughi, alla corruzione che corrode e umilia la città, testimonianze coraggiose e piene di passione, in difesa della vita. Negli angoli più nascosti, l'impegno e il lavoro di donne comuni ed eccezionali insieme: a loro l'omaggio di una platea attenta e partecipe nella location del Teatro Goldoni. Barbara Bonciani, assessora al Porto e all'integrazione tra città e porto del Comune di Livorno, ha parlato a Medì delle donne "invisibili" nei porti del Mediterraneo. Le lavoratrici marittime sono "donne audaci in un mondo declinato quasi esclusivamente al maschile: molti stereotipi, pregiudizi e superstizioni hanno limitato la loro presenza a bordo”. Le foto di Elena Cappanera le ritrae nella bella mostra 'Il porto delle donne', rimasta aperta al pubblico al Goldoni per i due giorni dell'evento Delia Buonuomo è stata minacciata per aver prestato aiuto e accolto nel suo bar a Ventimiglia, il Caffè Hobbit, donne e bambini, migranti in marcia verso la frontiera. A poca distanza il passo del Paradiso, un luogo impervio, a strapiombo sul mare, su cui molti si inerpicano, a rischio della vita, cercando di attraversare la frontiera. "Il mio aiuto era diventato un 'reato'. Sono stata condannata perché aiutavo, perché come commerciante invece di dare un caffè davo aiuto. Ma questo mi ha dato la forza di andare avanti e combattere questa disumanità. Come si fa a vedere un bambino piangere e voltarsi dall'altra parte. Oggi non ho più paura. Nessuno potrà mai togliermi la libertà di difendere le persone e di amarle". Philippa Kempson dal 1989 si è trasferita dal Galles a Lesbo, per aprire un agriturismo ma poi, davanti ai naufragi, ha inventato col marito Eric, i familiari e gli amici, il progetto Hope, per salvare le vite e "salvare la vita non è un crimine". La fantasia dell'amore ha spinto a creare iniziative per aiutare la permanenza mentre si attende asilo in condizioni estreme, come una scuola di pittura. A Livorno, inoltre, il ricordo vivo di Daphne Caruana Galizia nelle parole della sorella giornalista Corinne Vella. Daphne è stata uccisa a Malta dalla criminalità organizzata con altre complicità, perché ne aveva svelato i traffici. “Daphne è stata uccisa dopo essere stata molestata. Dopo la sua morte c'è stato il tentativo di screditarla per garantirsi l'impunità. Quando un giornalista perde la vita, tutti perdiamo il diritto di sapere. Il mestiere di giornalista crea società più libere". "Salviamo la memoria nelle città: è garanzia di democrazia". A Medì, Nadia Marzouki, politologa tunisina, ha sottolineato il ruolo delle città mediterranee nella costruzione e nella ricostruzione di un volto costruttivo e pacifico dell'umanità, ma "si vede un 'urbicidio' delle città. In Tunisia le memorie patrimoniali e autoritarie hanno soppresso le memorie democratiche. Siamo davanti a una 'memoria amnesica' per scopi politici". Non è un problema che riguarda solo la Tunisia. Chiraz Gafsia è un architetta urbanista che ha lavorato alla rigenerazione dei quartieri più noti e di quelli meno frequentati nella capitale tunisina. “Nelle periferie – ha detto – ho visto rinascere la volontà di riappropriarsi degli spazi per vivere meglio. Ho incontrato donne che avevano trasformato uno spazio urbano pieno di rifiuto in un ambiente abitabile, con i pochi mezzi che avevano a disposizione, in un luogo abitabile. Per questo con loro ho fondato l'associazione Daame offrendo il mio lavoro per il miglioramento dello spazio pubblico e delle condizioni di lavoro delle donne”.