Omicidio Benetti. Cassazione: carcere a vita per Bilella

Grosseto, ricorso respinto: uccise Francesca Benetti e nascose il cadavere

Francesca Benetti al centro del mistero di Villa Adua

Francesca Benetti al centro del mistero di Villa Adua

Grosseto, 9 giugno 2018 -  Antonino Bilella, ex custode di Villa Adua, è il killer che ha ucciso e fatto poi sparire il corpo della bella insegnante di educazione fisica Francesca Benetti, originaria di Cologno Monzese, che aveva 55 anni al momento della scomparsa dalla sua villa di Potassa, in provincia di Grosseto. Non ci sono più appelli o speranze che qualche giudice creda alla sua immutata professione di innocenza. La Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso che era stato presentato dal legale dell’omicida, l’avvocato Enzo Frediani, del Foro di Massa Carrara.

Da ieri alle 19, quindi, la condanna all’ergastolo per Antonino Bilella è definitiva. Si chiude, così, quattro anni e mezzo dopo il delitto, il processo indiziario a carico dell’agrigentino che ha ucciso la bella Francesca nell’appartamento a piano terra della tenuta immersa nel verde della campagna attorno a Gavorrano. E poi ne ha fatto sparire il cadavere, caricandolo nel bagagliaio della Fiat Punto, dove i carabinieri del Ris di Roma hanno scovato alcuni giorni dopo le due chiazze di sangue della vittima che sono state l’indizio più pesante a carico dell’omicida. La «traccia» che la povera Francesca ha lasciato agli inquirenti per far scoprire il suo assassino. Ma il suo corpo non è mai stato trovato. Né i suoi effetti personali: il cellulare e la borsa che aveva con sé quel lunedì 4 novembre del 2013 quando è arrivata a Villa Adua, dove era stata convocata dallo stesso Bilella, «per controllare il confine con alcuni vicini». In realtà secondo gli inquirenti quella era la «trappola» ordita dal custode per attirare la sua vittima. Da qui la contestazione della premeditazione, perché, secondo quanto stabilito dalle Corte di Assise di Grosseto e di Assise di Appello di Firenze, lei voleva mandarlo via, non essendo soddisfatta del lavoro svolto nella tenuta e stanca dei suoi continui approcci e delle sue attenzioni morbose. Bilella si era invaghito della bella Francesca, lo aveva dimostrato in varie occasioni, seppur goffamente, tentando di regalarle un anello d’oro, fiori. Cercandola decine di volte al giorno al telefono, con qualsiasi pretesto. Lei lo aveva sempre rifiutato. Forse lo ha fatto anche la mattina della scomparsa. O forse gli ha detto che non voleva più che lui stesse a Villa Adua e Bilella si è sentito perso. Ma come l’ha uccisa e con quale arma resterà un mistero. Così come non si saprà mai come si è disfatto del corpo. Dove l’ha gettato. Solo lui può dirlo. Ma l’anziano custode si è sempre dichiarato innocente, addirittura in alcuni passaggi del processo di primo grado dubitando che Francesca fosse davvero morta.

«Era viva quando l’ho vista andare via con la sua auto da Villa Adua», ha raccontato Bilella in aula. E ora che la sua eventuale confessione non cambierebbe di una virgola lo stato di condannato all’ergastolo, è molto improbabile un ripensamento. A lui si era appellata, lo aveva supplicato, la madre di Francesca, morta ancor prima della sentenza di primo grado. A lui si appella ancora il fratello Alessandro Benetti. «Ora non gli resta che dire che fine ha fatto fare a Francesca», ha ripetuto anche ieri l’avvocato Agron Xhanaj, che ha assistito il fratello della vittima fin dal primo momento. «Sono soddisfatto – si è limitato a commentare Alessandro Risaliti, l’avvocato che ha assistito i figli di Francesca, Eleonora (ieri presente in Cassazione) e Giulio – Gli indizi a suo carico erano molto pesanti». Bilella fu arrestato dai carabinieri del Reparto operativo di Grosseto pochi giorni dopo la scomparsa della vittima. Rapidità che ha permesso di scoprire le chiazze di sangue della vittima nell’auto che l’assassino aveva già portato in una carrozzeria per farla rottamare. Altrimenti, chissà quale strada avrebbe percorso la vicenda giudiziaria sul delitto di Villa Adua.