Firenze, 20 settembre 2024 – Assessora al welfare Serena Spinelli, è esplosa la lista d’attesa per le Rsa. Cresce la domanda, si assottigliano le forze delle famiglie per affrontare la non autosufficienza. E la Regione come risponde?
“I bisogni cambiano, la popolazione invecchia e l’equilibrio tra servizi domiciliari e residenziali sta andando sempre più verso il residenziale. Dalla fine dell’emergenza sanitaria registriamo un aumento costante di piani personalizzati che prevedono l’inserimento in Rsa, sia temporaneo (il cosiddetto sollievo) sia permanente. E’ un trend che monitoriamo da tempo: c’è un incremento negli ultimi mesi oltre le aspettative. Sono dunque aumentate le liste di attesa anche se non in maniera omogenea sul territorio regionale”.
Il sistema sembra già non più sostenibile e l’anagrafe non dà buone notizie per il futuro. Come farà a reggere il sistema con l’aumento di anziani e proporzionalmente di non autosufficienza?
“Stiamo per concludere un lavoro di approfondimento con le parti sociali, i gestori, le Asl e gli ambiti territoriali per stimare il fabbisogno dei vari servizi per la non autosufficienza, per consentire alle Zone distretto e alle Società della salute di programmare i posti necessari e avere un quadro adeguato delle risorse e delle professionalità. Sappiamo già che la sostenibilità del sistema richiederà un aumento sia dei posti in Rsa sia di quote sanitarie. E’ chiaro che il livello e le caratteristiche della domanda di strutture residenziali impone una riflessione sul tema delle risorse e di un loro adeguamento appropriato. L’impegno della Regione è quello di programmare gli interventi in tal senso”.
Ci sono famiglie che lavorano per pagare la retta della Rsa: perché non viene erogata la quota sanitaria?
“Da quando mi sono insediata ho istituito un monitoraggio trimestrale dell’utilizzo delle quote assegnate per ciascuna zona: abbiamo praticamente azzerato i residui annuali che si generavano in passato. Oggi tutte le risorse per le quote sanitarie vengono spese dalle Società della Salute e dalle Zone distretto”.
Qual è l’aiuto per la famiglia o il singolo che decidano di farsi carico della persona non autosufficiente? Non c’è sportello unico, i servizi sono frastagliati, c’è una selva di burocrazia che fa muro. Tutte complicazioni per chi ha vite già complicate...
“Oltre che il medico di medicina generale, che ha un ruolo importante per far conoscere e facilitare i percorsi, l’accesso ai servizi si fa ai Punto Insieme presenti sul territorio e il segretariato sociale del Comune. Il percorso per la non autosufficienza prevede che per prima cosa ci sia una valutazione complessiva del bisogno della persona anziana, a cura dell’unità di valutazione multidisciplinare (dove sono presenti medico di comunità, assistente sociale, infermiere ed eventuali specialisti) che porta alla definizione di un progetto di assistenza individuale: può prevedere interventi di assistenza domiciliare, l’inserimento in centri diurni, oppure l’inserimento in Rsa (temporaneo o permanente). Con le zone stiamo mettendo a punto, grazie anche alla riforma del sistema di assistenza territoriale stimolata dal Pnrr, un sistema di programmazione adeguato di tutte queste tipologie di risposta”.
C’è un progetto per aiutare le famiglie a tenere e casa le persone non autosufficienti?
“In aggiunta alle risorse per la residenzialità, che sono circa 220 milioni, abbiamo previsto 58 milioni per l’assistenza domiciliare diretta, i contributi per l’assistente familiare, l’inserimento nei centri diurni e gli inserimenti residenziali di sollievo. Per i caregiver abbiamo attivo un centro di ascolto regionale e vengono erogati i contributi previsti dalle risorse ministeriali. Con le risorse della nuova programmazione Fse, che dal 2017 ad oggi hanno consentito la presa in carico di oltre 18mila persone, abbiamo messo a disposizione dei territori 25,7 milioni, che si affiancano alla precedente per altri 7 milioni, per la continuità assistenziale ospedale-territorio, i servizi di sostegno alla domiciliarità e le demenze”.
Anche la scelta della badante è un passo complicato...
“Stiamo costruendo insieme ai comuni, ai Centri per l’Impiego e in collaborazione con le organizzazioni sindacali un sistema di formazione e accreditamento delle assistenti che permetterà in un prossimo futuro alle famiglie di poterle assumere attraverso i Centri per l’Impiego”.
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