
Il gambero rosso della Louisiana
Firenze, 4 luglio 2017 - 157 invertebrati, 47 vertebrati, 363 piante: sono almeno 567 le specie aliene invasive diffuse in Toscana. Introdotte dall’uomo accidentalmente o volontariamente al di fuori dell’area di origine, le specie aliene invasive sono sempre più presenti anche in questa regione, con un impatto notevole sull’ambiente e sulla biodiversità, ma non solo: la stima dei costi sociali ed economici di questo fenomeno supera infatti i 12 miliardi di euro ogni anno nella sola Unione Europea. Per frenare la diffusione delle specie aliene invasive e aumentare la consapevolezza della cittadinanza sul tema, è nato il Life ASAP (Alien Species Awarness program) – il progetto cofinanziato dalla Commissione Europea e coordinato da ISPRA, che vede coinvolti in qualità di partner la società Nemo Srl di Firenze, Regione Lazio (Direzione ambiente e sistemi naturali), Federparchi, Legambiente, Unicity Srl e Università di Cagliari, con il cofinanziamento del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare e dei Parchi nazionali tra i quali l’Arcipelago Toscano, oltre al Parco dell’Aspromonte, Appennino Lucano e Gran Paradiso.
Tra gli alieni maggiormente diffusi in Toscana, il gambero rosso della Louisiana, spesso conosciuto al pubblico con il nome di gambero killer (Procambarus clarkii), diffuso in tutte le province ma in particolare nella piana tra Firenze e Prato e nelle zone umide (Fucecchio, Massaciuccoli) dove danneggia gli ecosistemi naturali, gli argini dei corsi d’acqua e le attività di acquacoltura; il punteruolo rosso (Rhynchophorus ferrugineus), coleottero originario dell’Asia tropicale comparso nel bacino del Mediterraneo nei primi anni ’90, rinvenuto per la prima volta nel nostro Paese in provincia di Pistoia nel 2004 in seguito all’importazione di palme infestate dall’Egitto in un vivaio; il pesce siluro, una specie originaria dell’Europa centro settentrionale e dell’Asia Minore che nei nostri corsi d’acqua raggiunge lunghezze tra uno e due metri, un formidabile predatore che si nutre da giovane di invertebrati e da adulto soprattutto di pesci, ma anche di piccoli uccelli e mammiferi apparso alla fine degli anni ’80 nei laghetti privati di pesca sportiva in provincia di Firenze e che attualmente si ritrova nel fiume Arno e nel Serchio; la rana toro americana, Lithobates catesbeianus, che può raggiungere i 20 cm di lunghezza e oltre 1.5 kg di peso, la cui popolazione toscana deriva da pochi giovani provenienti dagli Stati Uniti immessi nelle acque del Fosso Vermiglia (Quarrata, Pistoia) all’inizio degli anni ‘70; la testuggine palustre americana, Trachemys scripta, originaria di un ampio territorio degli Stati Uniti centrali e sud-orientali, è stata introdotta in numerosi paesi a fini ornamentali e il suo continuo rilascio in natura ha dato luogo a molte popolazioni alloctone allo stato libero.
“E’ sempre più urgente affrontare in modo più efficace le minacce causate dalle specie invasive, e per questo è essenziale il ruolo delle regioni, dei parchi e, soprattutto, dei cittadini - ha dichiarato Piero Genovesi, project manager del Life Asap, responsabile Area conservazione e gestione della fauna di Ispra - Solo con il concorso di tutti possiamo prevenire altre introduzioni e mitigare gli effetti di quelle già presenti. La Toscana da sempre, per motivi storici e biogeografici, svolge un ruolo chiave nelle invasioni biologiche, e il Progetto Life Asap è pronto a dare il proprio supporto anche in questa regione”.
“La nostra società ha una grande esperienza in progetti europei e nazionali che hanno come obiettivo il contenimento degli impatti di specie aliene invasive, siano esse piante o animali – ha dichiarato Paolo Sposimo, presidente del CDA di Nemo e responsabile per Nemo del Life ASAP -. In ambiente insulare l’impatto delle specie aliene invasive è spesso enorme ed è in questi contesti, in particolare, che abbiamo svolto alcuni dei principali lavori. Un esempio importante è il progetto europeo LIFE “Montecristo”, le cui azioni di contenimento del ratto nero (Rattus rattus) e dell’ailanto (Ailanthus altissima) hanno consentito di ottenere incredibili risultati nella tutela di specie ed habitat di interesse comunitario. Al di fuori delle isole la nostra attività in questo settore si è concentrata principalmente su zone umide e ambienti costieri: in questi ultimi ricade un altro progetto cui siamo particolarmente affezionati, che ha portato al ripristino morfologico del sistema dunale e retrodunale del Golfo di Follonica con varie azioni, tra cui l’eradicazione del Carpobrotus o fico degli ottentotti, una bella quanto invasiva pianta originaria del Sud Africa”.
Perché a gradire climi e paesaggi della Toscana non sono solo le specie aliene animali: a causa delle numerose aziende e attività vivaistiche e selvicolturali, agricole e di commercio di semi, anche le piante hanno avuto opportunità di giungere da più parti del mondo e trovare nella regione terreno facile per diffondersi. Come il già citato carpobroto o fico degli ottentotti (Carpobrotus spp.), che è una pianta di indubbia bellezza molto popolare nei giardini privati, in grado di diventare invasiva e formare tappeti monospecifici con danni alla biodiversità soprattutto in contesti insulari e costieri. In passato poi, si è spesso fatto ricorso a specie alloctone rivelatesi poi spesso altamente invasive, per il verde ornamentale e per il consolidamento di scarpate e pendici detritiche (come Ailanthus altissima, oppure la mimosa Acacia dealbata), nelle massicciate stradali e ferroviarie (ad esempio l’acacia Robinia pseudoacacia, specie nordamericana) e perfino a seguito di bonifica di terreni (come nel caso degli eucalipti, di origine australiana).