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Pisa, 1 settembre 2022 - «L’agenda Chiara Ferragni" ha messo di fronte al dibattito elettorale il tema aborto e obiezione di coscienza. Anche a Pisa, con 11 medici su 22 obiettori (dati Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana) non mancano casi come quello di Francesca (nome di fantasia per tutelare la sua privacy, ndr), ragazza di 28 anni, che ha interrotto la gravidanza circa un anno fa e che ha deciso di raccontare a La Nazione la sua esperienza.
Francesca, quando hai scoperto di essere incinta?
"Me ne sono accorta tardi, mi frequentavo da poco con un ragazzo, a causa di un ritardo mestruale ho deciso di fare un test di gravidanza ed è uscito positivo. Mi sono subito rivolta al mio ginecologo di fiducia a Pisa, a quel punto ho iniziato a scontrarmi con la realtà, il dottore è un obiettore di coscienza, ma io questo non lo sapevo e l’ho realizzato solo più tardi".
Cosa ti ha detto il ginecologo?
"Mi ha spiegato che per il mio stato di salute sarebbe stato difficile avere una gravidanza nel prossimo futuro e che quella era un’occasione da non perdere. Così ho iniziato a valutare la possibilità di avere un figlio. Inoltre, il medico ha iniziato a parlarmi di religione, paragonava il feto ad un uovo di una mosca, un discorso di cui ancora oggi ignoro il significato, ma che mi ha fatto rabbrividire".
Poi cosa è accaduto?
"Ero troppo scioccata, soprattutto dalla diagnosi medica. In futuro vorrei avere figli, ma deve essere una scelta personale o quantomeno di coppia, non è solo una questione di stabilità economica, che comunque manca, ma di raggiungere gli obiettivi per cui ho studiato e faticato tanto".
Dopo cosa hai fatto?
"Mi sono rivolta ad un’amica, a quel punto ho capito che il mio ginecologo era un obiettore, mi ha consigliato una dottoressa che si è rivelata fondamentale, ha detto che il mio stato di salute era perfetto e mi ha consigliato di denunciare il mio vecchio ginecologo".
Lo hai fatto?
"No, non ero nelle condizioni di sostenere una battaglia del genere e poi sarebbe stata la mia parola contro quella di un dottore".
Come ti sei sentita in quei giorni?
"Abbandonata, ho sofferto di attacchi di panico. Quando ho chiamato per prendere appuntamento a Pisa, come per magia, non c’erano date disponibili. Dal centralino mi rispondevano con frasi come: non c’è posto, non possiamo aiutarla, siamo occupati o richiami più tardi. La mia ginecologa mi ha consigliato di provare a Volterra dove finalmente dopo tre settimane sono riuscita ad ottenere un appuntamento. Ho interrotto la gravidanza con la pillola senza ospedalizzazione e poco prima della decima settimana".
È passato del tempo, quali sono le tue considerazioni a mente fredda?
"Ho fatto la scelta giusta, un medico non può dire certe cose in un momento così delicato, non è stato per niente professionale. Sono state le settimane più brutte della mia vita, affrontate solo grazie all’aiuto di mia mamma che mi ha sostenuto. Il trauma vero non è stato l’aborto in sé, ma l’essermi trovata da sola dal punto di vista medico".