MAURIZIO COSTANZO
Cronaca

20 agosto 1968, il giorno in cui la Primavera di Praga si trasformò in un inferno

Il premier Dubcek aveva cercato di introdurre elementi di democrazia in Cecoslovacchia, ma la Russia represse nel sangue questo tentativo e le immagini dei tank sovietici in piazza San Venceslao fecero il giro del mondo

L'arrivo dei carri armari russi (foto Ansa)

Firenze, 20 agosto 2022- Il malcontento popolare suscitato dal rigido controllo dell’Unione Sovietica sull’Europa orientale provocò come prima conseguenza l’insurrezione di Berlino Est nel 1953, subito domata dalle forze filosovietiche. Scoppiò poi un’insurrezione popolare in Ungheria, e il terzo atto si è svolto in Cecoslovacchia, nel 1968. Qui il nuovo segretario comunista Alexander Dubcek aveva dato l’avvio alla cosiddetta ‘Primavera di Praga’, cioè a un programma che prevedeva più ampie libertà politiche e civili, un decentramento nelle decisioni economiche, un maggiore potere contrattuale dei sindacati e delle cooperative indipendenti dei contadini. La censura fu parzialmente abolita, ripristinata la libertà di parola e di opinione, furono aperte le frontiere. Nel progetto c’era anche la creazione di una Cecoslovacchia federata, ma nessuno pensava mai né di prendere le distanze dall’Unione Sovietica né di rovesciare il sistema. Dubcek, per evitare le drammatiche conseguenze della rivolta ungherese, aveva dichiarato che la Cecoslovacchia sarebbe rimasta nel patto di Varsavia, ma queste dichiarazioni non rassicurarono i dirigenti sovietici che temevano la diffusione del “nuovo corso” cecoslovacco negli altri Paesi. Nella notte tra il 20 e il 21 agosto, tra l’incredulità generale, le truppe di cinque Paesi del Patto di Varsavia invasero la Cecoslovacchia. Circa mezzo milione di soldati e oltre 6mila blindati sovietici, polacchi, bulgari, tedesco-orientali e ungheresi irrompevano nei confini cecoslovacchi che erano indifesi, dal momento che Mosca aveva preventivamente programmato un’esercitazione, e l’esercito dal mese di maggio era stato inviato verso la frontiera con la Germania occidentale. I praghesi e i cecoslovacchi non capivano cosa stesse accadendo sotto ai loro occhi: nel 1945 i sovietici erano stati accolti come liberatori dai nazisti mentre ora si rivelavano degli invasori. La popolazione non riusciva a considerare nemici i soldati, cercava di dialogare con loro in russo, circondava i carri armati. Le immagini dei tank sovietici in piazza San Venceslao fecero il giro del mondo. Praga era paralizzata: rovesciati i tram, tagliati i fili telefonici delle cabine, erano stati anche sospesi all’improvviso i treni e i bus verso la capitale. Da parte sua Dubcek invitò la popolazione a non opporre resistenza, ma alla fine il bagno di sangue ci fu, lasciando sul terreno 200 morti. La Primavera di Praga era finita nel peggiore dei modi. Alexander Dubcek aveva cercato inutilmente di pilotare il ‘socialismo dal volto umano’, pensando di introdurre in uno dei sistemi più duri del Patto di Varsavia degli elementi di democrazia. Nasce oggi Salvatore Quasimodo nato il 20 agosto 1901 a Modica. È stato uno dei più grandi poeti del Novecento e tra gli esponenti di rilievo dell’Ermetismo. Ha scritto: “La poesia è la rivelazione di un sentimento che il poeta crede che sia personale e interiore, che il lettore riconosce come proprio”.