Un sorriso dopo l’inferno. Ora le cure per i bambini di Gaza sbarcati dalla nave Vulcano

Quattordici i piccoli palestinesi feriti trasferiti dalla Croce Rossa in vari ospedali, tra cui il Meyer. Ad accoglierli il ministro Tajani: "Grazie alla Marina Militare operazione conclusa con successo" .

Un sorriso dopo l’inferno. Ora le cure per i bambini di Gaza sbarcati dalla nave Vulcano

Un sorriso dopo l’inferno. Ora le cure per i bambini di Gaza sbarcati dalla nave Vulcano

La piccola Eleen Italia è nata a bordo di Nave Vulcano la notte dell’antivigilia di Natale, il 23 dicembre scorso, circondata dai suoi compagni di sventura e a poca distanza dall’infuriare del conflitto. Con poco più di un mese di vita è lei l’ospite più piccolo che è sbarcato dall’unità della Marina militare che ieri mattina alle 6 ha ormeggiato alla banchina orientale del Molo Garibaldi nel porto della Spezia dopo essere salpata il 31 gennaio da Al-Arish.

Un grande ospedale galleggiante che sta prestando soccorso alle vittime innocenti della guerra tra Hamas e Israele, con una speciale attenzione ai bambini. Da Nave Vulcano ne sono scesi ben 18, di cui 14 feriti, insieme ai loro accompagnatori, per un totale di 62 profughi palestinesi. La piccola Eleen non potrà ricordare nulla di questi giorni, ma quel suo secondo nome - Italia - sarà sempre testimone di un legame speciale con il nostro Paese. A spiegarle il perché ci penserà la mamma, una ragazza di 23 anni che è riuscita ad imbarcarsi nel porto egiziano di Al-Arish, a 20 chilometri dal varco di Rafah, il valico che divide la Striscia dall’Egitto, l’unico punto da cui riescono a uscire le persone in cerca di assistenza medica. Cure che la donna si sforzava disperatamente di trovare per la sua primogenita, rimasta ferita sotto i bombardamenti.

"Una volta salita sulla nave - racconta la ginecologa Maita Sartori della Fondazione Rava, presente a bordo con un’équipe sanitaria - ci siamo accorti che era all’ultimo stadio della gravidanza. Il parto è andato benissimo, esserle d’aiuto in quei momenti così delicati è stata un’esperienza che mi rimarrà nel cuore per tutta la vita".

Appena sbarcato ogni bambino ha trovato un mezzo della Croce Rossa ad attenderlo per trasportarlo nella strutture più adatta alle sue esigenze: il Bambin Gesù di Roma, il Meyer di Firenze, il Rizzoli di Bologna il Buzzi e il Pini di Milano e il Gaslini di Genova.

Ad accogliere i profughi il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha ringraziato gli uomini della Marina Militare per il grande lavoro svolto. "Vedere i sorrisi dei bambini, alcuni dei quali estratti dalle macerie , mentre stanno con le loro madri o abbracciano i nostri marinai – ha sottolineato Tajani – è un segnale di speranza. Vogliamo salvare e ospitare altri bambini palestinesì, che non hanno nessuna colpa, vittime di una guerra che non vogliono e di cui non sono responsabili. Il popolo palestinese non ha nulla a che vedere con i terroristi di Hamas. Tutti gli sforzi italiani sono tesi alla pace e alla costituzione in quella terra di due stati che si riconoscono reciprocamente". Ad accompagnarlo l’ammiraglio Aurelio De Carolis, Comandante in capo della squadra navale, che ha fatto sapere che di lì a poche ore Nave Vulcano sarebbe ripartita verso Taranto per fare poi nuovamente rotta verso il Medio Oriente. L’obiettivo è dare cure e ospitalità a cento bambini palestinesi.

In banchina, prima di essere trasferiti sull’ambulanza, un breve ma intenso momento di benvenuto animato dalle associazioni di volontariato. I volontari della Caritas diocesana spezzina hanno distribuito un piccolo sacchetto con dolciumi e succhi di frutta preparato dai ragazzi migranti ospitati nel centro d’accoglienza della città. Un piccolo gesto, ha spiegato il direttore don Luca Palei, di chi ha provato in prima persona le stesse emozioni. Il dolore e la disperazione prima e la speranza poi. Una fiducia nel futuro che si aggrappa alla consapevolezza che il peggio è passato, anche se ciò che si ha davanti a sé non è un cammino facile. Difficile immaginare cosa farà la piccola Eleen Italia da grande. Ma con un nome così speciale e significativo non possiamo che augurarle il meglio.

Vimal Carlo Gabbiani