Ufficialmente è uno dei tanti Centri culturali islamici presenti non solo in Toscana, ma anche in Maremma dove in totale se ne contano nove, tre dei quali in città. Nulla che potesse stridere con le regole amministrative né con quelle di buon vicinato sociale e religioso degli altri cittadini. Ciò che invece ha fatto nascere un caso è stato però l’effettivo utilizzo che la comunità islamica stava facendo di quel locale preso in affitto un anno e mezzo fa, ovvero la trasformazione in un luogo di culto dove i partecipanti pregavano non solo all’interno ma – essendo numerosi – anche all’esterno, inginocchiati sul marciapiede. Cosa che ha sollevato più di una segnalazione e che ha chiamato la Polizia municipale a più verifiche, fino a giungere all’adozione da parte del Comune di Grosseto di un’ordinanza "che impone – spiega il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna – al legale rappresentante dell’associazione culturale Faizan e Medina e alla proprietaria della struttura di provvedere al ripristino immediato della destinazione d’uso legittimamente autorizzata", imponendo quindi "il divieto di utilizzo dell’immobile come luogo di culto".
Il sindaco si è "rammaricato nel dover constatare e prendere atto del protrarsi di una situazione in cui le regole vengono sistematicamente vìolate, con persone che si fermano a pregare anche sdraiate sul marciapiede", anche perché "avevo incontrato – spiega ancora il primo cittadino – il nuovo presidente della comunità islamica che mi aveva rassicurato riguardo il rispetto delle norme e il non ripetersi di situazioni non consentite. Lo ho ripetuto più volte al responsabile del gruppo. Poi ho preso con lui un accordo anche nel cercare, insieme, una sede adeguata alle necessità della comunità islamica. Per me, le sue parole avevano sancito un patto. Un patto che è stato violato".
Si è aperto un braccio di ferro? Al momento, se c’è, appare soft. La comunità islamica grossetana non commenta e dice solo che chiederà un appuntamento al sindaco per parlarne. E il dialogo, appunto, è la via indicata anche da Izzedin Elzir, imam di Firenze, presidente delle Comunità islamiche dal 2010 al 2018 e presidente della Scuola Fiorentina di Alta Formazione per il Dialogo Interreligioso e Interculturale.
"Purtroppo – dice – ancora in Italia manca una legge concreta per l’attuazione dei princìpi di libertà religiosa e a livello locale, quindi, tutto dipende dai sindaci. Il confronto, il dialogo sereno è l’unica strada che può portare sempre alla migliore convivenza, quindi anche in questo caso dico: parliamo, evitiamo ogni frizione o incomprensione. La comunità islamica deve rispettare le regole, ma credo che vietare e basta non risolva il problema, semplicemente lo nasconde".
"A Firenze, del resto – ricorda l’imam –, abbiamo avuto un problema analogo e lo abbiamo risolto proprio grazie al confronto aperto con il sindaco. Ecco, servono dialogo, rispetto e responsabilità da entrambe le parti. La presenza islamica è una presenza relativamente nuova in questo territorio, ma chi amministra deve tenerne sicuramente conto, così come vuole praticare il proprio culto religioso. Sono convinto che non sarà scaricando le colpe l’uno verso l’altro che il problema, qualsiasi problema, verrà risolto".