Il governatore Giani rilancia il Piano lavoro sicuro e quanto (tanto) di buono è riuscito a fare nei suoi dieci anni di esistenza a Prato, prevalentemente. Estendendolo a Firenze, una città nel pieno della più grande trasformazione del capoluogo negli ultimi cento anni, tra cantieri per infrastrutture pubbliche e privati.
Al tempo della partenza del Piano per Prato il presidente toscano Rossi aveva messo a disposizione una potenza di fuoco per arrestare l’illegalità diffusa nelle imprese cinesi, ma non solo, dopo il disastro del primo dicembre 2013 quando le fiamme divorarono l’impresa Teresa Moda, con sette vite inghiottite dal rogo del capannone.
La Toscana disse mai più. E affidò il Piano lavoro sicuro al dipartimento di Prevenzione dell’Asl Toscana centro, guidato da Renzo Berti. La forza del progetto lanciato dalla Regione nel 2014 non è solo quella del modello repressivo, con una raffica di multe ai controllati che finisce per funzionare da deterrente, scoraggiando gli altri a replicare il comportamento leggero nel bypassare le norme di sicurezza, piuttosto quella di una promozione della cultura della sicurezza. A Prato un nucleo di operatori Asl su indicazione della procura si occupa specificamente del contrasto allo sfruttamento del lavoro.
I numeri parlano di un Piano che ha avuto e sta avendo un’efficacia straordinaria (solo con le ispezioni sono stati incassati 26 milioni, principalmente all’inizio), sebbene negli ultimi anni sia stato depotenziato nei finanziamenti (rifinanziato con mezzo milione di euro dalla Regione per quest’anno e per il prossimo).
Ma la novità che ha annunciato ieri il governatore Eugenio Giani è l’esportazione del Piano lavoro sicuro a Firenze, in un momento in cui il capoluogo regionale è in piena trasformazione con tantissimi cantieri aperti. Cosa di cui si era già accorto il procuratore Filippo Spiezia che aveva chiesto all’Asl personale della Prevenzione igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro per mettere in piedi una sinergia efficace.
A Prato si annuncia un obiettivo di un migliaio di ispezioni annue. A Firenze si comincia a lavorare ora. Quando il programma straordinario era partito solo un’azienda su cinque, tra quelle visitate dai controllori, risultava completamente in regola e una su tre in tutta la Asl: imprese, quelle ispezionate, per lo più del distretto tessile cinese. Nell’arco di intervento del personale Asl arrivano i risultati: nel 2020 le aziende in regola erano diventate una su due a Prato e sei su dieci nel territorio più ampio tra Firenze, Empoli e Pistoia, salite nel corso del 2023 a oltre il 64 e 66 per cento. I controlli hanno avuto risvolti positivi anche sul fronte della regolarità fiscale, sullo sfruttamento della manodopera e il contrasto alla concorrenza sleale. Se resta ancora moltissimo da fare, il Piano è ciò che di più concreto è stato fatto in materia di sicurezza sul lavoro.
"Estenderemo il protocollo di Prato a Firenze, visto il gran numero di cantieri presenti in questo momento nel capoluogo toscano – spiega il governatore Eugenio Giani – Perché non ci può essere modernizzazione urbanistica senza la certezza della rigorosa applicazione di ogni norma di sicurezza sul lavoro. In questo senso c’è anche bisogno, a livello nazionale, di aggiornare e rafforzare le previsioni normative. Penso alla necessità di limitare i subappalti, al rafforzamento della formazione dei lavoratori e all’urgenza di introdurre nel nostro codice penale il reato di omicidio sul lavoro".