“Poesia all’Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze”

Domenica 19 maggio, il dialogo, attorno alla letteratura, del Professor Santori e dell’autrice Lucrezia Lombardo

lombardo

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Arezzo, 9 maggio 2024 – Domenica 19 maggio, alle ore 18:30, presso l’Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze (Via dell’Orto n. 28, Arezzo), si terrà la presentazione della silloge poetica “L’approdo dei sogni” (Controluna editore), di e con Lucrezia Lombardo.

La serata, aperta a tutti, sarà condotta dal Professor Claudio Santori -prefatore del volume, già dirigente scolastico e noto intellettuale aretino- e realizzata in collaborazione con Culture Art and Education, con la Prof.ssa Luisa Battilana e con il Presidente dell’Accademia Petrarca, il Professor Giulio Firpo.

Accompagnerà il dialogo tra l’autrice e il Professor Santori la lettura di brani tratti dal volume. Difatti, la raccolta è composta da cinquanta testi che hanno per tema la tensione tra realtà e desiderio. Come si evince dal titolo, la silloge si fa anamnesi e, ripercorrendo il passato e le sue memorie, s’interroga sul concetto di morte, unendo la narrazione intimistica agli interrogativi irrisolti che caratterizzano la condizione umana, rendendola, di fatto, un mistero. Mediante il linguaggio dei versi, i testi raccontano del mondo dell’infanzia, della portata ideale che la caratterizza e dell’infrangersi dei sogni a contatto con la durezza della realtà in età adulta. Eppure -paiono affermare i testi contenuti nella raccolta- quella medesima realtà, segnata dall’impermanenza di tutte le cose, è talmente ricca di vincoli d’affetto, da non tramontare mai definitivamente. Ed è proprio il racconto di tali vincoli d’affetto -vincoli che legano l’uomo a questa terra attraverso l’amore- il tema centrale della silloge, che, con uno stile denso d’immagini e suoni, anima il paradosso dell’esistenza, segnata irreparabilmente dalla transitorietà, ma al contempo dal bisogno di fare esperienza di ciò che dura. Il confronto con il passato, quello con il futuro in termini di desiderio, e quello con la natura e le altre forme di vita attraverso la compassione, danno quindi forma alla raccolta poetica, che diviene un canto corale sul destino mortale che tutto segna e a partire dal quale, soltanto, si dà la possibilità di costruire ciò che perdura, quasi come se l’incombere della fine fosse il motore intimo che spinge l’uomo a cercare l’eterno. Senza mascherare, i teti poetici s’immergono dunque nella tragicità della condizione umana e nelle contraddizioni che la caratterizzano, cantando il dolore dell’addio, la disfatta, l’assurdo e, al tempo stesso, la forza inesprimibile che serbano in sé gli esseri di questo mondo, a partire dalle api e dalla realtà naturale. Realtà nei confronti della quale i versi volgono costantemente lo sguardo, costruendo un parallelismo analogico tra microcosmo e macrocosmo, attraverso l’impiego di varie figure retoriche. La raccolta diviene, così, un inno in favore della fedeltà alla terra e dell’accettazione coraggiosa della condizione umana, pur nella sua precaria tragicità. L’approdo dei sogni è altresì un canto dedicato all’infanzia, intesa come età in cui il confine tra visibile e invisibile, tra sogno e reale, tra vita e morte s’assottiglia, poiché, forse, non esiste alcuna barriera tale da separare per sempre ciò che è tenuto insieme dal vincolo d’amore.