CRISTINA LORENZI
Cosa Fare

Marmo, ancora paura. Grave un operaio travolto dai blocchi

A Carrara, grave incidente sul lavoro: operaio di 46 anni ferito da un blocco di marmo. Secondo caso dall'inizio dell'anno nel settore lapideo. Preoccupazione per la sicurezza e tensioni tra imprese e autorità locali.

Era sul piazzale e movimentava grossi blocchi di marmo, quando uno dei giganti di pietra gli è caduto sulla schiena. Paura e sconcerto ieri mattina a Carrara, nel piazzale della ditta Bernardi marmi, dove un operaio di 46 anni, Maurizio Lombardi, è stato portato in gravi condizioni all’ospedale del Noa di Massa intubato in coma famacologico con rilevanti danni polmonari.

E’ il secondo incidente sul lavoro, dall’inizio dell’anno, nella città dei marmi, il primo del settore lapideo, settore che porta il distretto produttivo delle Apuane in zona gialla. Nel 2023 il territorio ha registrato 3 tragedie attestando il marmo il secondo settore in Toscana dopo l’edilizia. La fascia d’età più colpita, secondo l’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega, è quella tra i 50 e 54 anni, oltre 2mila le denunce nello scorso anno. Per la precisione sono state presentate 2mila 515 denunce per incidenti, dato in diminuzione visto che nel 2022 erano 2mila 872. In Toscana il rischio di infortunio mortale, con 20,4 morti per milione di occupati, risulta inferiore alla media nazionale che è di 34,6 anche se ci sono state 51 vittime con più di 4 decessi al mese, quasi uno alla settimana riferiti soprattutto al settore delle costruzioni.

Intanto il mondo del marmo apuano, con il regolamento degli agri marmiferi comunale approvato nel 2015 e la legge 35 regionale, sta cercando regole e norme che tutelino in primis la sicurezza, oltre ai posti di lavoro e alle ricadute sul territorio, dal momento che a Carrara si soffre per la forbice della ricchezza sempre troppo larga. "Noi rappresentiamo il 30 per cento dell’economia – va ripetendo il presidente di Confindustria Matteo Venturi – con oltre 25milioni di gettito nelle casse del Comune, con una produzione di 960 milioni euro, di cui 603 pagati a fornitori del territorio, 145 alla manodopera locale". Tuttavia la pace sociale all’ombra delle Apuane non c’è. Si cerca di applicare l’articolo 21, che prevede che in cambio delle concessioni le imprese si impegnino a opere per la città, così come provvedimenti a favore dell’ambiente e della filiera corta, con l’obbligo, in cambio di concessioni, di lavorare in loco almeno il 50 per cento dell’escavato. Tutti d’accordo, fino a che i nodi non sono arrivati al pettine. E’ dei giorni scorsi l’infuocata assemblea nella sede di Confindustria, dove le imprese del commercio hanno detto no alla filiera corta definendola "un’utopia inapplicabile e insostenibile". Da qui, mentre gli incidenti continuano, scontri fra le imprese e la sindaca Serena Arrighi. Gli industriali puntano alla linea dura, minacciando il ricorso, ancora una volta, a tribunali, chiusure e licenziamenti, la sindaca ha rimarcato invece che "la legge va applicata, noi abbiamo il dovere di tutelare i diritti della collettività e non abbiamo certo intenzione di cedere alle minacce di chi, pochi per fortuna, persegue lo scontro a tutti i costi e che un giorno prende un impegno e quello successivo fa ricorso per chiedere di annullarlo. Chi ora minaccia ricorsi e serrate ha avuto 9 anni per prepararsi".