
L’autista killer "Ha falciato la famiglia dopo uno scatto d’ira Lei non sa contenerla"
di Riccardo Jannello
Uno scatto d’ira: contro chi (se stessa?) e perché non si sa, ma secondo il capo della procura di Belluno, Paolo Luca, è "un’astrazione" l’ipotesi che aveva preso campo secondo la quale Angelika Hutter – piantonata in stato di fermo nel reparto di psichiatria di Venezia – avesse investito volontariamente la famigliola mestrina che camminava lungo via Udine a Santo Stefano di Cadore giovedì 6 luglio verso le 15,30, procurando la morte del piccolo Mattia Antoniello, che avrebbe compiuto 2 anni dieci giorni dopo, del padre Marco, 48 anni, e della nonna Maria Grazia Zuin, 65 (è stata disposta la restituzione delle salme alla famiglia senza autopsia, vista "l’evidenza delle cause della morte"); la mamma del piccolo, Elena Potente, 42, ha la frattura di una gamba, mentre illesi sono rimasti il nonno, Lucio, 68, e il fratellino di Mattia.
Le condizioni psichiche di Angelika non le hanno permesso di partecipare all’udienza di convalida davanti alla gip Enrica Marson, presente il pm Simone Marcon e il difensore d’ufficio Giuseppe Triolo. Sono stati così acquisiti i referti medici del trasferimento dal carcere della Giudecca in ospedale. "Non si sa – ha spiegato il procuratore capo di Belluno – se lo stato della donna sia permanente o dovuto allo choc, solo dopo decideremo se dovrà sottoporsi a una perizia psichiatrica forense. Di certo dopo il ricovero l’attende una cella. La cosa inoppugnabile è che lei non abbia capacità di contenimento dell’ira".
Intanto Angelika, 32 anni, tedesca di Alholming in Baviera da cui i genitori stanno giungendo a Venezia anche se potranno vederla solo dopo il nulla osta dei magistrati, non parla e ripete ai medici che l’hanno in cura "di essere in un baratro" e di non ricordare nulla. Secondo una telecamera di sorveglianza, poco prima del tragico incidente la donna ha gettato una bottiglia dall’auto nella quale viveva da nomade.
E ha compiuto un’avventata manovra di inversione a U nel piazzale di un’autofficina rischiando di investire un’altra macchina. Speranza dell’atletica leggera, poi grafica precaria, ha visto dissolversi la sua vita dopo avere contratto il Covid.
Da allora non è stata più se stessa, e a ottobre 2022 ha lasciato la famiglia per il suo giro in Italia vagando fra Alto Adige e Veneto. A maggio in un centro commerciale di Bolzano ha litigato con un commesso estraendo dallo zaino un martello ed è stata denunciata.
I magistrati italiani hanno chiesto ai colleghi tedeschi tutti i fascicoli che la riguardano per capire se anche in patria abbia passato momenti d’ira che le avessero creato qualche guaio, certo non a livello di quello nel capoluogo della Val Comelico. Le indagini dei carabinieri dovranno chiarire gli ultimi dubbi.
Secondo il procuratore di Belluno Paolo Luca è difficile che Angelika stesse usando il cellulare per una chiamata o una chat, anche se la sicurezza si avrà solo dopo l’esito della perizia; si attende anche di sapere la velocità esatta a cui la donna procedeva, di certo assai sopra il limite dei 50 all’ora visti i danni riportati dall’Audi su tutta la parte destra oltre al fatto che le vittime sono state trascinate per trenta metri. Si suppone che guidasse, arrabbiata, a 90 chilometri l’ora senza avere tempo di frenare. Al netto di possibili aggravanti, per l’omicidio stradale plurimo rischia almeno fra i 2 e i 7 anni di carcere.