di Guglielmo Vezzosi
PISA
L’arte del confronto è una frontiera fragile e sottile che dobbiamo essere pronti a varcare sapendo che costerà a ciascuno in termini di rinunce a convinzioni e pregiudizi per aprirsi agli altri attraverso il dialogo. Anche se la Storia, purtroppo, è disseminata di esempi contrari, come dimostrano gli attuali scenari di guerra, da quello dell’Ucraina aggredita dalla Russia, al Medio Oriente dove l’assalto di Hamas contro Israele rischia di trascinare in un conflitto sanguinario l’intera regione mediorientale.
Di drammatica attualità, dunque, l’iniziativa su L’arte del confronto. Etica e responsabilità del dialogo organizzato ieri a Pisa dall’Università attraverso il Cidic-Centro per l’innovazione e la diffusione della cultura. Al dibattito, moderato da Gianna Fregonara, hanno partecipato il rettore dell’ateneo pisano, Riccardo Zucchi, il giornalista Corrado Augias, il medievista Leonardo Sileo, ex rettore della Pontifica università Urbaniana e Agnese Pini, direttrice di Qn La Nazione, il Resto del Carlino e Il Giorno.
Nel suo intervento Sileo ha ricordato "che il perimetro di ciascuno di noi è nell’altro che abbiamo davanti" soffermandosi su "quanto il dialogo religioso sia indispensabile anche come premessa ad altre forme di dialogo. Questo significa mettersi nei panni degli altri, essere disponibili all’ascolto e a comprendere le differenze culturali, perché troppo spesso in nome della religione si sono accesi scontri e non coltivati confronti".
Augias ha invece insistito sul fatto che "la via del confronto si apre quando viene meno, nei confronti dell’interlocutore, la pretesa di possedere la verità. Se entrambi procediamo per rinunce reciproche possiamo trovare il modo di convivere. Altrimenti ci sarà solo scontro che si trasforma con facilità in tragedia. E su questo hanno responsabilità certamente i regimi teocratici, che perseguono un uso politico della religione violando il principio stesso della religione. Ma vanno ricordati anche gli errori della Chiesa cattolica". Il rettore Zucchi ha osservato che per "individuare un terreno comune occorre restituire centralità alla persona umana, considerata in tutte le religioni monoteiste l’immagine di Dio. Ma il problema vero è proprio quello di non relativizzare questo concetto a seconda delle opinioni, ma rispettare che questa centralità dell’uomo".
Agnese Pini ha posto l’accento sul fatto che "nel dialogo interreligioso da secoli manca il punto di vista della metà degli esseri umani, perché nessuna donna è stata mai chiamata a partecipare a questo dialogo ed è un peccato" dice citando il volume di don Luigi Ciotti L’amore non basta: "Questo perché – è stato lo stesso don Ciotti a spiegarmelo – più che l’amore è importante la giustizia, cioè quell’immedesimarsi nel dolore del prossimo che fa sgorgare il desiderio di giustizia. E impedire, da sempre, alle donne di contribuire ed essere protagoniste in questi processi, fondamentali nella ricerca del dialogo e del confronto, ritengo che sia un grande torto".