di Daniele Luti*
FIRENZE
Da tempo lo scrittore Alessandro Agostinelli lavora sulla poesia senza seguire mode. E’ uscito da poco il suo libro "Le Vive Stagioni" (Editrice L’Arcolaio, 2023), che è una perla nel mare delle banalità poetiche attuali e in cui l’autore dialoga con la storia letteraria italiana e cerca un modo per restituire alla poesia struttura e musica. Questo libro è un omaggio alla tradizione. Siamo di fronte all’alternanza armonica di poesia e prosa, in cui si mettono insieme i tre canoni dello stilnovismo dantesco, cioè i concetti di salus, venus, virtus, (salvezza, amore, virtù). La prima opera di Dante, La Vita Nova, dettava i canoni del comportamento amoroso e non solo dell’epoca. Agostinelli, ispirandosi a quel calco, traccia un percorso ideale dalla contemporaneità alle radici del verso italiano. Ma qui dentro non c’è soltanto Dante. Il titolo prende spunto da "L’Infinito" di Leopardi, come fiducia incondizionata nella scrittura, e la siepe non è fatta da un cespuglio, ma da una schiera di libri piazzati sopra un termosifone spento.
L’autore scrive: "I temi di questo libro sono disparati, ma l’obiettivo è segnare forme di poemi non totalmente liberi". E a sostegno di questo ci sono due autori amati da Agostinelli. Il primo è Giovanni Giudici e il suo argomento principe sulla lingua della poesia, "dove una parola non è soltanto ciò che significa, ma significa ciò che è". Il secondo è Josif Brodskij e la sua idea che la poesia sia "il risultato supremo di tutto il linguaggio".
In passato allo scrittore russo Agostinelli ha dedicato uno dei testi più intensi e musicali della poesia italiana dei primi anni 2000, il poema brodskij, appunto C’è da parte dell’autore, la volontà di fondare un’impalcatura linguistica e metrica che possa recuperare un minimo di regola interna alla scrittura poetica.
A partire anche dalla scomposizione del sonetto tradizionale, tema sul quale l’autore si era cimentato nel suo precedente lavoro "L’Ospite Perfetta" (Samuele Editore, 2020). Le vive stagioni sono le emozioni raccontate in questo libro: la memoria dei lager nazisti, l’ironia contro gli intellettuali supponenti, la satira sul Gruppo ’63 e sul genderlinguistico, dove si distrugge un certo ideologismo del linguaggio "politicamente corretto". Un lavoro che colloca Agostinelli (dopo la raccolta "Il materiale fragile" del 2021) al centro della più profonda riflessione su come scrivere poesia e sul ruolo di questo genere di scrittura nella letteratura attuale.
*italianista