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Immigrati, flussi insufficienti: "Da coprire tanti posti di lavoro che gli italiani ormai rifiutano"

Unanime reazione dei rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil: "Ingressi inferiori alla domanda" "La carenza di manodopera in agricoltura, turismo e cura della persona va affrontata" .

"Sicuramente c’è maggior bisogno di immigrati per coprire le necessità lavorative di quei settori ormai abbandonati, di fatto, dagli italiani".

Lo affermano ad una sola voce i sindacati Cgil, Cisl e Uil, che dunque plaudono a quanto affermato giorni fa su La Nazione da Nicola Sciclone, direttore di Irpet. In particolare, si parla di un numero di ingressi previsti dal decreto flussi inferiore alla domanda di lavoratori stranieri. Per la Toscana, ha ricordato Sciclone, gli ingressi lo scorso anno sono stati 11mila. E ne sono previsti 12mila nel 2024. Troppo pochi.

"L’immigrazione, governata e non subita - osserva Paolo Fantappiè, segretario generale Uil Toscana, - è fondamentale di fronte al calo della natalità, ma crediamo sia anche necessario pensare a politiche di sostegno verso le famiglie e dare un nuovo impulso all’occupazione interna. In questo senso sono importanti i rinnovi dei contratti, nell’ottica di una migliore conciliazione vita-lavoro e di una giusta retribuzione, e nuovi investimenti per aumentare la produttività delle nostre imprese e rendere più attrattive, modernizzandole, determinate attività lavorative di bassa appetibilità per la popolazione locale".

"La mancanza di manodopera, soprattutto nei settori dell’agricoltura, del turismo e della cura alla persona, è ormai un dato di fatto - non ha dubbi Ciro Recce, segretario generale Cisl Toscana -. C’è difficoltà ad incrociare domanda ed offerta perchè spesso si ricercano figure che non sono state formate. È anche vero che in certi casi la difficoltà di reperire lavoratori deriva dagli stipendi troppo bassi". Nel 2023, ricorda Fabrizio Milani, presidente dell’Anolf Toscana, ente promosso dalla Cisl, solo tra Firenze e Prato sono stati fatti oltre mille permessi lavorativi, da sommare a più di 600 richieste di ricongiunzioni familiari".

Di quanto andrebbero aumentati i decreti flussi? "Difficile dirlo - risponde Milani -. Direi almeno del 30-40%. Ma questo sarebbe poco nel caso in cui, come tutti noi auspichiamo, si riuscisse a far partire i lavori sulle infrastrutture. In quel caso, ci sarebbe bisogno di molti più lavoratori". E ancora: "Serve un cambiamento culturale. I nostri giovani devono riconsiderare alcuni impieghi, che possono portare anche a rivestire ruoli di un certo valore".

"C’è bisogno di uscire dalla dannosa propaganda e di fare un bagno di realtà", afferma Gessica Beneforti della segreteria Cgil Toscana: "E’ indubbio che i decreti flussi siano insufficienti nei numeri, ma anche troppo complicati in termini di procedure - aggiunge -. Ci vorrebbe meno ideologia e più pragmatismo. Abbiamo necessità di lavoratori immigrati per coprire i fabbisogni del nostro territorio in termini produttivi. E, di conseguenza, di vera accoglienza e integrazione". "E’ difficile entrare nel nostro Paese in modo regolare per lavorare - afferma Beneforti -. La farraginosità di certi meccanismi porta al proliferare di ingressi non regolari, su cui poi rischia di metter le mani la malavita. È lì poi che troviamo sfruttamento e caporalato. Servono politiche di accoglienza che facilitino gli ingressi regolari nel nostro Paese di persone che scappano da situazioni di gravissima difficoltà".